LIVE REPORT: “Hai paura del buio?” Festival @ Cantieri OGR [TO] – 30/8/2013

All’Auditorium Parco della Musica di Roma, Rodrigo D’Erasmo e Manuel Agnelli hanno presentato la tappa romana di Hai paura del buio?, festival che ha debuttato lo scorso 30 agosto ai Cantieri OGR di Torino e che si concluderà il 30 ottobre all’Alcatraz di Milano. Questo festival è stato lanciato con un manifesto “per far rinascere la cultura” (!!!).

Questo può voler dire tutto e niente. L’intento è lodevole ma sarebbe un errore far passare il messaggio della creazione di una élite di rivoluzionari della cultura. Le parole sono importanti. Ma ci fa piacere che i due promotori dell’iniziativa durante la conferenza stampa abbiano sottolineato che l’intento del festival non è questo ma è mettere la cultura in azione e valorizzarla concretamente a dispetto dei limiti burocratici, economici e psicologici diffusi in Italia. L’assenza prolungata della legittimazione delle istituzioni nel settore artistico, la cui conseguenza più drammatica è la precarietà di chi fa cultura – parte debole di qualunque contrattazione lavorativa – ha portato oggi alla mancanza del coraggio di sperimentare in campo culturale senza il “ricatto dell’efficacia”. Un vaso di pandora di questioni irrisolte e stagnanti che gli attori del progetto sperano di scoperchiare nei limiti del loro possibile. Per dirla in stile Fuzz Orchestra, “tuttavia, un paese incantato sopravvive, dentro e fuori da noi”.

Infatti, a parte gli intenti, le speranze e i manifesti a grandi schermi, dalle 17 di venerdì 13 all’Auditorium di Roma un numeroso cast di artisti (poeti, musicisti, pittori, ballerini e attori) si esibirà tra la Cavea e la Sala Petrassi. Incuriositi e attirati dai bei nomi presenti, attendiamo questo venerdì. Intanto, segue il report di una nostra lettrice della prima serata di Hai Paura Del Buio? che si è tenuto Cantieri OGR di Torino.

HAI PAURA DEL BUIO? FESTIVAL @ CANTIERI OGR [TO]
30/8/2013

Live report di Eleonora Montesanti, foto della conferenza stampa a Roma di Luca Carlino (galleria completa qui, altri photo report di Luca Carlino qui)

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Passeggiare nel Cortile Rosso delle Officine Grandi Riparazioni per raggiungere l’area concerti è come entrare in un mondo parallelo, in una dimensione allegra e trasognata. Ogni esibizione ha il suo nido in base alle esigenze di ogni artista e del tipo di performance che offre.

È facile trovare Enrico Gabrielli, il suo clarinetto e i suoi compagni suonare nei posti più impensabili: il polistrumentista aretino e la sua Orchestrina di Molto Agevole (Liscio d’Antan) con in testa delle magnifiche pagliette, a suon di musicalità tipicamente romagnole, aprono con entusiasmo ed emozione il festival. Qualche chiacchiera su Casadei e tanta frizzantezza da parte di tutto il gruppo (Francesca Boccolini al contrabbasso, Sebastiano De Gennaro alla batteria, Mario Frezzato all’oboe, Rocco Marchi alla chitarra) nei venti minuti a disposizione.

Nello Spazio Fucine l’accoglienza agli Afterhours per il loro primo set è già enorme, il pubblico si scalda in un attimo. La scaletta è basata soprattutto sui pezzi più elettrici di Padania, l’ultimo lavoro della band milanese. Si inizia da Iceberg, che accompagna i musicisti nella salita sul palcoscenico. Si procede con Padania, Ci sarà una bella luce, Spreca una vita, Costruire per distruggere. Gli ultimi due brani di questa prima potente mezz’ora sono La sottile linea bianca e Bungee Jumping.

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Intanto nella caratteristica Sala Duomo c’è lo spettacolo di Der Maurer: Enrico Gabrielli al sax e Sebastiano De Gennaro alle percussioni. Quasi mezz’ora ininterrotta di strumentale, una grande quantità di generi toccata con così pochi strumenti è un bello spettacolo: addirittura per alcuni minuti riescono a evocare la musica elettronica, catapultando subito dopo gli ascoltatori nell’atmosfera più affascinante della musica contemporanea, finendo in alcune sonorità vicine a quelle delle canzoni tradizionali regionali. Il mio stupore arriva quando Enrico e Sebastiano superano la transenna, chiedono il massimo silenzio ed introducono, senza nessuno strumento in mano, un brano di Steve Reich e parte un po’ di clapping music: frammenti musicali rievocati con il solo uso dei battiti di mani. La Sala Duomo offre un’eco che rende la performance ancor più folgorante.

Altre esibizioni accadono in contemporanea: il torinese Matteo Castellano in concerto nel rilassante Giardino Verde, il reading di Paola Turroni. E intanto nello Spazio Fucine ricomincia lo spettacolo e questa volta dietro al mixer c’è La Morte: Giovanni Succi (Bachi da Pietra) e Riccardo Gamondi (Uochi Toki). Serve un po’ di tempo per ingranare, per entrare nell’ottica della loro performance, le cui tematiche vengono affrontate in maniera singolare: un reading accompagnato da efficaci effetti sonori sull’agonia, sulla morte e sul ruolo imprescindibile delle feci nelle nostre esistenze… “sii lieto del tuo letame, amico!” Tra un testo e l’altro il buio scompare, la sala si illumina e si sente l’urlo di uno sponsor per un reggiseno o per un condimento per insalate o per un tipo di rivestimento plastico. La voce di Succi è di un magnetismo pazzesco, e i temi vengono affrontati in maniera così peculiare da richiamare davvero l’attenzione di chiunque. L’esibizione si chiude a suon di Ubik, citazione dal romanzo degli anni settanta dell’americano Philip K. Dick: è presente infatti la lettura di una parte di quest’ultimo, oltre ad una serie di rivisitazioni e reinvenzioni del termine da parte del duo.

Dall’altra parte del mixer Il Teatro degli Orrori accoglie a sorpresa sul palco Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo e Roberto Dell’Era per Lezione di Musica e poco dopo dal Giardino Verde riecheggia in tutte le OGR la voce di Pierpaolo Capovilla che canta A sangue freddo.

Ci spostiamo nello Spazio Carroponte dove inizia lo spettacolo di Contemporary Music, un appassionante quartetto formato da Enrico Gabrielli alle tastiere, Rodrigo D’Erasmo al violino, Sebastiano De Gennaro alla batteria e Gabriele Lazzarotti al basso. È divertente vedere nomi che si ripetono e rimanere stupefatti dall’elasticità e dalla poliedricità di questi artisti.

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In questo pellegrinaggio musicale ci spostiamo nella Sala Duomo, dove ci aspettano le sperimentazioni di Vincenzo Vasi e Valeria Sturba. Ooopopoiooo è il bizzarro nome del loro progetto, che comincia dall’affascinante theremin e procede nell’esibizione più versatile e improvvisata della nottata. Più che da sentire, Ooopopoioo è da guardare. Si gioca con le mani, con gli strumenti, con la voce, con le pedaliere che distorcono i suoni. Impossibile non restarne colpiti. Quando mi risveglio dal sogno mi accorgo con immenso piacere che nella sala ci sono anche altri musicisti. Il fatto che gli artisti assistano alle performance degli altri è un segno di grande rispetto e forte voglia di farsi contaminare, di avere nuovi punti di vista.

Gli Afterhours tornano sul palco, ripartono da dove erano rimasti. La sala è piena fino all’orlo, e guardare indietro, in tutta la sua grandezza, fa una certa impressione. Inutile dire che nell’esatto istante in cui Manuel e la sua band danno il via al riff di Non è per sempre il pubblico esplode. Il concerto è un succedersi di grandi classici: La verità che ricordavo, Veleno, Ballata per la mia piccola iena, Voglio una pelle splendida.

Doverosa pausa nell’elenco della scaletta per segnalare un fatto insolito: sul palco si presentano Pierpaolo Capovilla, Gionata Mirai e Giulio Favero (Il Teatro degli Orrori) e insieme cantano i pezzi più carichi e duri degli Afterhours, come Lasciami leccare l’adrenalina e Dea. L’adrenalina è palpabile, nell’aria. Ci si dimentica del caldo mentre il live si conclude con La vedova bianca, Male di miele e Quello che non c’è. Inutile dire che non c’è un secondo in cui la grande voce del pubblico non accompagni quella di Manuel. La band saluta e se ne va con la gioia negli occhi, Manuel Agnelli ringrazia commosso.

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Ma ora è il momento adesso della Fuzz Orchestra. Si riconoscono per la loro unicità, per la forza delle sonorità oscure heavy rock miscelate all’esclusiva voce di Luca Ciffo che regala una leggera sensazione di brutalità. Il trio è già magistrale ma l’intervento di Enrico Gabrielli e l’aggiunta dei fiati è l’apice della loro performance.

È il turno di Daniele Silvestri a cui si unisce Rodrigo D’Erasmo, già in tour con Daniele da tutta l’estate, e che introduce “un cantante emergente coi capelli lunghi che si chiama Manuele ed eseguirà uno dei miei pezzi”. Un Manuel Agnelli insolito e divertito si impegna nella realizzazione di Strade di Francia e Silvestri ricambia il favore con Riprendere Berlino. Sul palco c’è una festa, sotto al palco pure. Il live di Daniele si chiude con Salirò, A bocca chiusa e l’immancabile Cohiba, quando lui e l’intera band si raggruppano dietro le percussioni e presentano uno spettacolo nello spettacolo, suonando tutti insieme, come una grande famiglia.

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Non si riesce a seguire tutto e mentre suonano i Marta sui Tubi, ancora appare l’Orchestrina di Molto Agevole nel Giardino Verde con un inaspettato Roberto Dell’Era che canta Rosamunda.

Il tutto sta per finire con la genialità di Antonio Rezza, accompagnato come sempre da Flavia Mastrella (curatrice dell’ingegnosa scenografia) e Ivan Bellavista. Un estratto dello spettacolo Fratto X con, all’interno di alcune microstorie, degli ospiti speciali: Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo e Giorgio Ciccarelli a torso nudo e con una tutina rossa aderente nel ruolo di Cristi e Madonne che si prendono a bottigliate a vicenda.

È già molto tardi, nonostante tutte le tempistiche siano state più o meno rispettate, il tempo a disposizione per il djset del rapper Dargen D’Amico è molto poco. Gli obiettivi del festival di mettere in scena della bella musica in questa prima tappa torinese sono stati raggiunti. L’alternarsi di tutti questi artisti ha reso possibile un amalgama per niente stancante, e molto stimolante. Aspettiamo ancora di vedere cosa accadrà a Roma.

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