RECENSIONE: Tommaso Di Giulio – Per fortuna dormo poco

Recensione di Graziano Giacò

Tommaso Di Giulio ha la classe e l’eleganza vocale per rispolverare la scena cantautoriale romana, tanto prolifica (Fabi, Gazzè, Silvestri) quanto dissimulatrice (vai alla voce Alex Britti); fa breccia con la sfacciataggine della gioventù dirompente, affidandosi a una band che gli cuce addosso arrangiamenti sornioni, sfumature colorate da digerire rilassati in poltrona gustando l’ennesimo drink al sapore di smog, o ballando da soli al ritmo di un jazz interiore capace di far sorridere le persiane dei nostri occhi persino durante una giornata di pioggia lunatica.

Per fortuna dorme poco e ci tiene svegli persino di Domenica: Natale. Lo spleen domenicale rende insopportabile persino la neve, il paesaggio sembra quasi sciogliersi sotto le parole nitide del nostro eroe, mentre la musica sembra sostenerlo in uno slancio emotivo che ha per destinazione la luna di Murnau. In Le mie scuse più sincere Tommaso si fa crooner e si divide in due, una parte si pente e vorrebbe tornare dalla sua amata, l’altra non è poi così dispiaciuta di naufragare. Farò colpo è la carta migliore da giocare con la donna che vi interessa: “anche i nani cominciarono da piccoli” resta una delle sue intuizioni letterarie più efficaci. Nessuna potrebbe resistervi dopo aver ascoltato la sua voce suadente, accompagnata da un sottofondo musicale degno de Le Mille e una notte. In confidenza è una carezza che scivola sulla nostra pelle, suggerendoci che “la Luna è solo un’Aspirina, per il mal di testa dell’amore.”

I suoi brani sono chicchi di caffè, leggeri come il vento che ci spettina i pensieri, ma profondi come i pozzi che profumano di primavera, le sue frasi restano appiccicate dentro i nostri stomaci, e ci rendono liberi di levitare verso la leggerezza dell’essere (Lievito). In Per fortuna dormo poco emerge tutta la sua autoironia, mischiata a un pizzico di malinconia sentimentale. In effetti ha ragione lui, bisogna vestirsi da Cassius Clay per prendere a cazzotti i ricordi più ingombranti. Trasparente è forse il momento più amaro del disco, tra pensioni integrative e ospedali inospitali: la rivincita delle periferie.

Gli equilibristi è una pennellata generazionale, in un mondo precario e volubile, dove non ci riconosciamo più nemmeno nella nostra ombra. Digiuno è il suo momento più intimo, quasi un mantra da ripetersi per non crollare nella falsità del circostante. Voglio un monitor è, a mio avviso, il pezzo più sperimentale del disco. Siamo sulle montagne russe del suono, tra accelerazioni e brusche frenate, con un testo dall’ironia tagliente. Per farti un dispetto ha un mood trascinante, Tommaso riesce a mantenere brillante la sua scrittura sino all’ultimo: Le canzoni allegre non servono a niente. Escluse le sue, ovviamente.

Chiudo esagerando: Di Giulio mi ricorda il primo de André, quello di Nuvole barocche, che faceva il verso a Modugno. Fabrizio capì che doveva osare. Scarpe diem, Tommaso!

PER FORTUNA DORMO POCO – TOMMASO DI GIULIO
(Leave Music, 2013)

  1. Domenica: Natale
  2. Le mie scuse più sincere
  3. Farò colpo
  4. In confidenza
  5. Lievito
  6. Per fortuna dormo poco
  7. Trasparente
  8. Gli equilibristi
  9. Digiuno
  10. Voglio un monitor
  11. Per farti un dispetto
  12. Le canzoni allegre

[youtube=http://youtu.be/p6yD7MfalQM]

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4 thoughts on “RECENSIONE: Tommaso Di Giulio – Per fortuna dormo poco

  1. Queste recensione fa venire la voglia di ascoltare la musica di questo artista.. E di fotografarlo perché no! Complimenti alla recensione che non lascia dubbi sulla qualità dell’artista stesso! Dj

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