RECENSIONE: Sventrapapere – Best Loff (il primo album degli Sventrapapere)

Recensione di Claudio Delicato

Il giorno in cui gli Sventrapapere saranno famosi in mezza Italia e tutti i vocalist delle band aspiranti all’opening act de Lo Stato Sociale al Circolo dei Trappisti li proporranno come unica vera scoperta dell’anno solare, sarò orgoglioso di rivendicare il fatto che a me piacevano before they were cool. Non venitemi a chiedere come sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo gruppo campano di cui si sa poco – anzi pochissimo – perché da buon spocchioso giornalista hipster tutelo le mie fonti (ma soprattutto evito in ogni modo che mi sia disconosciuta la paternità delle scoperte).

Pensate a una band con la perizia musicale dei King Crimson, la visionarietà dei Tool, la profondità spirituale dei Pink Floyd, la carica sul palco di Bruce Springsteen e otterrete l’esatto contrario degli Sventrapapere. Best Loff è piuttosto il classico caso di disco circolare: fa talmente schifo che è un capolavoro assoluto. Un album peracottaro, approssimativo, casalingo e terribilmente divertente, se sei disposto a farti trascinare nell’abisso di idiozia che lo caratterizza.

“Sì ok, ma che musica è?” Potremmo dire acustica. Demenziale. Cantautoriale. Ma la definizione più adatta la dà proprio il gruppo nella tag “genere” del suo esordio, disponibile in download gratuito a questo link: musica un attimino particolare. Best loff è un album delirante sotto tutti i punti di vista: quindici pezzi chitarra, voce, armonica a bocca e poco più, con testi che a tratti possono richiamare gli storici romani Prophilax, ma con una vena molto più surreale e squisitamente nonsense.

La chiara passione per il calcio degli Sventrapapere emerge chiaramente in pezzi come Che fine ha fatto George Weah?, la citazionista Come le poesie greche e il pezzo migliore del disco, L’ho fatto per l’Atalanta, uno struggente acusticone sul grande ex capitano bergamasco Cristiano Doni e la sua squalifica per calcio scommesse (CONTIENE SPOILER: il rap in chiusura è forse la cosa più bella mai concepita nella storia della musica mondiale dopo il finale di The great gig in the sky dei Pink Floyd).

E poi: dolorosi inni napoletani (Chissà comm’era bell’ a mamm’ e mammet’), amari ricordi anni ’80/’90 contornati da vocalizzi improbabili (Cuore di panna), più in generale testi che in bocca a chiunque altro risulterebbero idioti e da sagra della porchetta di Ariccia (“l’ha detto anche Zichichi, via il cetriolo dallo tzatziki”), e a pensarci bene suonano così pure in bocca agli Sventrapapere. Certo, qualche pezzo qua e là suona più fiacco degli altri, ma considerato che l’album sembra pensato e composto in ossequio al più sano e onesto spirito di cazzeggio, il risultato è eccellente.

Best loff è un disco di Lucio Battisti suonato dagli Squallor e io ho deciso di puntare sugli Sventrapapere. Quindi toglietemi la ragazza, la casa, se volete anche la pensione, ma vi prego: date un’opportunità a questi pazzi.

BEST LOFF (IL PRIMO ALBUM DEGLI SVENTRAPAPERE) – SVENTRAPAPERE
(Autoproduzione, 2013)

  1. Lazaro
  2. Non ero solo io
  3. Come le poesie greche
  4. L’esegesi di Patrizia
  5. Hast du fünf minuten
  6. Il valzer di Mitrano
  7. Che fine ha fatto George Weah?
  8. Chissà comm’era bell’a mamm’ e mammet’
  9. Cento colpi di Clear prima di andare a dormire
  10. Cuore di panna
  11. Finalmente Volo
  12. Deine Mutter
  13. L’ho fatto per l’Atalanta
  14. Please stop I have a boyfriend
  15. Pattichiavi (Dioniso nel bene e nel male)

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