RECENSIONE: Leo Pari – Sirèna

Recensione di Eleonora Montesanti

Sirèna è l’ultima creatura di Leo Pari, cantautore capitolino inconfondibile per le sue sonorità folk e le storie di vita disegnate, già portate alla luce come elemento caratterizzante nell’album Rèsina – uscito nel 2012 – che ha dato inizio ad una trilogia di cui questo LP è il secondo episodio.

C’è molto spazio per l’immaginazione nell’ascolto di questo disco; fin dalla prima traccia (Piccolo sogno) ci si imbatte nel racconto di una passione improvvisa, di un incontro casuale, accompagnato da un’atmosfera armonica molto romantica e positiva. La stessa tematica si ritrova anche in Boogie 12, un pezzo country ed estremamente leggero, nel quale – dopo qualche ascolto attento – si scopre così tanta pacatezza da avere l’impressione di sentire anche il rumore del mare in sottofondo, percepito mentre si sorseggia un cocktail su una spiaggia tropicale, senza pensieri.

C’è dell’ironia che rimanda un po’ a Lucio Dalla in Cara Maria e nella reazione alla fine di una storia d’amore: quest’ultimo è evanescente, temporaneo, va e viene. I sentimenti assomigliano a se stessi, anche se noi li affrontiamo da “un po’ più vecchi”, quindi scordare il passato e aprire le porte ad un nuovo amore che magari ci aspetta dietro l’angolo è l’atteggiamento corretto: la spensieratezza può salvarci.

L’ottimismo dunque sta alla base di tutti i pezzi di Sirèna, qualsiasi sia l’argomento trattato. Si percepisce che sono il frutto di un percorso personale e artistico molto maturo e vicino alla stabilità, vissuta come unico e vero obiettivo.

Assholo è la canzone che parla proprio di questo traguardo. È un pezzo autobiografico, una sorta di allegro resoconto in chiave rock che si risolve in un ritornello che recita questa filosofia: “meglio una vita salutare che salutare la vita.” Indubbiamente un motivetto fresco, equilibrato e denso di ironia, che è facile ritrovarsi a canticchiare, ma che, se analizzato nel profondo, manca di sostanza e appare sconclusionato, banale e troppo pulito.

Anche in L’uomo niente, una ballata malinconica arricchita dall’uso di svariate tastiere e da un linguaggio metaforico molto ricercato, non immediata come tutte le altre (e proprio per questo motivo il pezzo migliore di tutto l’album), nonostante si racconti di un momento di smarrimento e apatia si ritrova una vena di speranza, poiché si parte dalla certezza che il sole tornerà a bruciare i colori.

Insomma, se vogliamo dare all’arte il ruolo primario, ossia quello di fornire diletto ed evasione, Sirèna è un disco perfetto; perfetto per fare grandi sogni come in La sposa di cera, dove le tastiere vintage e le chitarre slide suonate da Roberto Angelini ci accompagnano in un viaggio come se fossimo avvolti nella bambagia, assuefatti, puri e lontani dalla realtà; perfetto per innamorarsi dell’amore e della vita, che, secondo Leo Pari, sono un po’ la stessa cosa; perfetto per chi ama i sentimentalismi soffusi e le melodie rassicuranti; perfetto per proteggersi e farsi coccolare da atmosfere delicate, dal soave suono di un’armonica e da una voce calda ed accogliente.

Rimane però una sensazione di incompletezza dopo l’ascolto di questo album, come se la realtà venisse solo sfiorata, accarezzata, e non penetrata fino in fondo, fino alle viscere, fino a quel punto alla base dello stomaco dove si nascondono i nostri sentimenti veri, incoerenti e sporchi, che ci rendono imperfettamente umani.

SIRÈNA – LEO PARI
(Gas Vintage Records, 2013)

  1. Piccolo sogno
  2. Cara Maria
  3. La sposa di cera
  4. L’uomo niente
  5. Ancora ancora
  6. C.U.O.R.E.
  7. Se tu sapessi innamorarti di me
  8. Boogie 12
  9. Assholo
  10. Da tempo

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