LIVE+PHOTO REPORT: Area @ Auditorium Parco della Musica [RM] – 21/11/2013

Live report di Skanderbeg

Il tintinnio delle chiavi che chiude la serata. All’inizio grande baccano e frastuono di cannoni, nel mezzo gioco e libertà, pace ed entusiasmo. Brani chilometrici che accompagnano il pubblico – non presente al gran completo come l’evento obbliga – cullandolo dolcemente sulle poltroncine. Insomma, anche questa volta i vostri buoni cronisti di Just Kids si sono letteralmente “fatti” di musica per raccontarvi il concerto degli Area alla Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.

Non un semplice concerto, piuttosto un’esperienza sovrannaturale, un trip che “ti prende bene”. Dissonanze e armonie grandiose che si alternano, calore umano e sperimentazioni tecnologicamente assurde. Cyborg e catena di montaggio, tristezza e allegria a profusione; tutto questo in due ore entusiasmanti con una delle più grandi band italiane della scena musicale anni ’70.

Non parliamo di generi, sarebbe troppo riduttivo. Il percorso di ricerca musicale degli Area è così vasto che questa reunion cominciata nel 2011 – ma che culmina nel 2013 in occasione del quarantesimo anniversario del loro capolavoro, Arbeit Macht Frei – è una sintesi della crescita spirituale, intellettuale e artistica dei singoli componenti, che però nell’insieme regala uno spettacolo che supera di gran lunga l’individualità per collocarsi nella classica situazione del “tutto” come risultato superiore della somma delle singole parti.

Ed ecco che dopo 5 album, le assenze dolorose e mai dimenticate dell’immenso Demetrio Stratos e dell’istrionico Giulio Capiozzo, i restanti componenti degli Area si ritrovano nuovamente a comunicare con gli strumenti e con il pubblico. Ma non lo fanno semplicemente per farci riascoltare i vecchi brani, l’obiettivo è ancora più alto: presentare e mixare i percorsi artistici con nuove melodie e arricchire i vecchi con intriganti suggestioni e innovative pennellate.

Paolo Tofani è l’emblema della serenità e nella sua posizione del loto ci trascina per quasi mezz’ora in atmosfere cyberpunk e post-moderne con Trikanta veena suite, Encounter#1 e Canzone di Seikilos. Abbandonata da tempo la chitarra, si presenta nella sala con la sua “Shyama Trikanta”, uno strumento a corde con 3 manici: un po’ arpa, un po’ chitarra e un po’ basso. Il tutto collegato a fantomatici ma reali sintetizzatori gestiti con un MacBook e un Midi Controller.

Si aggiunge il Maestro Fariselli al piano ed è l’estasi dei colori che si mescolano, della terra che si contrae verso il nucleo. Dopo di che le note basse di Ares Tavolazzi (uno che ha cresciuto 5 generazioni di ragazzi con i riff tra l’altro di Ufo Robot e milioni di collaborazioni con i grandi della scena italiana e internazionale) e successivamente la precisione “metronomica” di Walter Paoli, riportano il discorso su un piano più armonioso e corale. Cometa Rossa, uno dei brani simbolo della band, è impreziosita dalla voce spettralmente diafana di Maria Pia De Vito, mentre Arbeit macht frei, Gerontocrazia e Luglio, agosto, settembre (nero) mantengono intatte la loro brillantezza nonostante l’età che avanza.

La fine del concerto ci ricaccia forzatamente verso la realtà, ma subito dopo l’esibizione e nei giorni immediatamente successivi non sapremmo davvero raccontarvi di preciso cosa abbiamo vissuto, perché la nostra “fattanza” musicalmente progressiva è tuttora in atto!

Photo report di Enrico Ocirne Piccirillo

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