RECENSIONE: Gnut – Prenditi quello che meriti

Recensione di Andrea Barbaglia

Si è fatto menestrello a tratti più solare il buon Claudio Domestico, in arte Gnut. Che sia stata decisiva la collaborazione con Dario Sansone dei Foja in occasione del progetto parallelo Tarall & Wine (per avere uno spaccato della vera musica partenopea contemporanea che – giustamente – non rinuncia alla tradizione, un ascolto obbligato è senza dubbio il loro L’importante è ca staje buono) o più semplicemente la decisa e naturale evoluzione di un musicista giunto ormai al terzo fatidico album, non ci è dato sapere.

Quel che è certo è che finalmente con Prenditi quello che meriti Gnut riesce per la prima volta a offrire all’ascoltatore una tavolozza di colori assai più variegata rispetto al recente passato, stimolando la curiosità, favorendo l’ascolto e gettando le basi necessarie per soffermarsi con più attenzione su un lavoro fatto di canzoni complete e compiute, sempre personali ma capaci di assumere quel carattere universale che, in ultima analisi, resta uno degli obiettivi primari della canzone cantautoriale con la C maiuscola.

Abbandonate le atmosfere notturne del precedente Il rumore della luce, Domestico non rinuncia tuttavia a circondarsi di collaboratori capaci di favorire con il proprio tocco artistico contributi musicali sempre decisivi, anche quando minimali. È anche per questo che canzoni semplici, artigianali, nate verosimilmente per sola chitarra e voce, come Torno e Fiume lento, sono baciate da più rigogliosi arrangiamenti collettivi che le arricchiscono donando loro profondità sonora e ritmicità.

Ma dicevamo anche di una ritrovata spensieratezza e solarità. Ecco allora Dimmi cosa resta, il singolo Non è tardi e la title track Quello che meriti risolversi in un legittimo tentativo di ampliare il proprio raggio d’azione aprendo le porte, seppur sempre con circospezione, a quel mondo così complesso che per Gnut è sempre stato sinonimo di provvisorietà, ma che oggi pare essere assai meno ostile rispetto al passato. C’è la spinta a migliorare e a migliorarsi; il tentativo di guardare negli occhi il prossimo con maggiore serenità, facendo “scorte di poesie per affrontare il viaggio”. Con accorgimenti minimalisti e raffinati (Universi) gli interrogativi di una vita si fanno assai più fruibili anche in favore di un pubblico, se non proprio di massa, comunque più generalista, che fino a questo momento ha sicuramente ignorato l’esistenza del cantautore napoletano.

Non sappiamo quanto la sua caparbietà nel rivelarsi tra le sette note lo aiuterà a far breccia presso le nuove generazioni, ma di certo il suo deciso e continuo istinto a mettersi in musica è segno di una rinnovata e costante apertura nel perseguire i propri obiettivi. Per se stesso, certo, ma anche per chi crede e ha creduto in lui. Come il buon Alessio Russo, musicista mite e schivo che attraverso la sua semplicità e bravura ha saputo sempre farsi amare da tanti per rimanere immortale nei cuori di tutti, in queste cronache musicali 2.0.

PRENDITI QUELLO CHE MERITI – GNUT
(INRI, 2014)

  1. Non è tardi
  2. Fiume lento
  3. Quello che meriti
  4. Solo una carezza
  5. Foglie di Dadgad
  6. Estate di Dadgad
  7. Dimmi cosa resta
  8. Ora che sei
  9. Torno
  10. Universi
  11. Passione

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