LIVE REPORT: Franco Battiato & Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini @ Centrale Live [RM] – 14/7/2014

Live report di Clara Todaro

Lunedì 14 luglio si è tenuto a Roma il concerto di Franco Battiato con l’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini, presso il Centrale Live del Foro Italico. Se i botteghini non hanno registrato il tutto esaurito, saranno stati davvero un paio i biglietti invenduti, perché sia tribune che platea erano gremite. Oltre che caldissime.

Ore 21:15 – l’orchestra inizia ad accordare gli strumenti. Il tempo sembra volerci graziare e l’aria è piacevolmente fresca. Il cielo, prima foriero di pioggia, sta lasciando spazio a squarci di azzurro sereno. In tribuna centrale, a metà tra cielo e terra, si gode un’ottima visuale del palco e dell’orizzonte all’imbrunire. Tra luci artificiali e naturali l’orchestra apre il concerto: un bel quarto d’ora di ouverture con un violoncello e uno xilofono in prima fila… non è solo un gruppo di appoggio. È la Filarmonica Arturo Toscanini che sta preparando la scena per l’entrata del maestro Battiato. I tecnici portano al centro del palco una branda e vi adagiano un tappeto orientale. Sarà lì che il nostro Franco vorrà cantare, quasi fosse uno dei suoi esercizi di meditazione.

Tutto è pronto e l’atmosfera è magica; gli animi sono caldi e i fan impazienti, quando finalmente dalla tenda del fondo l’artista fa il suo ingresso, accolto da uno scroscio di applausi. Quasi a corredo di quel cielo al tramonto, la prima canzone è Il secondo imbrunire, la seconda Segnali di vita, la terza Sui giardini della preesistenza. Non possiamo credere sia casuale che parole chiave come “imbrunire” e “buio” facciano da filo conduttore alle prime canzoni…

Dopo Gli uccelli, Tiepido aprile e Un irresistibile richiamo, aggiunge: “mi raccomando, non annoiatevi, eh!” Mi è subito chiaro che questo Franco Battiato è diverso da quello taciturno e un po’ freddino che ricordo di aver ascoltato per la prima volta a Torino in Piazza San Carlo. Questo è un artista che interagisce col pubblico e scherza con i fan più incalliti, quelli che a metà concerto si lanciano sotto palco e gli passano regali e buste-sorpresa. Qualcuno dalla tribuna grida “sei un genio!” e lui risponde beffardo: “contenta tu…”

Si spiega, Franco Battiato. Ricorda brevi episodi dell’infanzia e accenna ad aneddoti sulla ricerca per alcune canzoni: quando gli balzò in mente di iniziare a studiare l’Arabo e le filosofie dei saggi… e su questa scia esegue Testamento, Io chi sono?, L’animale, Niente è come sembra. È esatto e pulito, come sempre con le cuffie alle orecchie, gesticola e apre le braccia quasi a voler volare su quel tappeto. Lode all’inviolato viene eseguita alla perfezione e tocca ben altre corde, oltre a quelle dei violini! L’emozione si fa quasi palpabile su “le nuvole non possono annientare il sole”.

È un Battiato che ha urgenza di parlare e lo fa con precisione ed eleganza, nei tempi e modi giusti, anche a costo di interrompere l’Orchestra e ripartire subito dopo la spiegazione di un pezzo. Parla anche di reincarnazione (a cui crede). Sorride e dice che quando ne discute con cardinali o uomini di Chiesa chiede loro perché mai non dovrebbero crederci, dato che proprio Cristo ne è un esempio, e la risposta è sempre la stessa: “è una questione delicata!” Perfettamente in tema, a questo punto, sono Tra sesso e castità e Fornicazione.

Tra il pubblico c’è anche Marco Travaglio, grande amico di Battiato (si capisce dal fatto che non gli ha mai fatto un editoriale contro ad Annozero), che viene invitato sul palco per un duetto su Cuccurucucù. Un Travaglio fuori contesto, in una ridicola posa davanti al microfono, ma che, in questo modo, ha strappato applausi anche a qualche suo detrattore.

Dopo l’estatica partecipazione per E ti vengo a cercare, La cura e Prospettiva Nievsky l’artista si appresta alla chiusa, ma il pubblico non ne vuole sapere e urla titoli a gentile richiesta. Così Battiato, fingendosi simpaticamente scocciato, sbotta: “ehi, ma non sono mica un jukebox! Fateci uscire intanto… Dobbiamo decidere quale altra canzone fare, cazzo!” Il bis è accompagnato da un tripudio di cori e battiti di mani al tempo di Voglio vederti danzare, poi Stranizza d’amuri e Tutto l’universo obbedisce all’amore. Si congeda proprio sulle note di quest’ultima. Scompare lentamente dietro le quinte trascinando con sé il filo del microfono e un filo di voce a suggellare quel magico spettacolo.

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