SPECIALE: Roma Jazz Festival @Auditorium Parco della Musica [RM], 9-30/11/2014

Anche quest’anno i nostri appassionati musicologi possono stare “senza pensieri”. JustKids, infatti,  sarà in prima linea per raccontarvi uno degli eventi più importanti della capitale: il Roma Jazz Festival 2014.

La kermesse romana, che quest’anno giunge alla sua 38essima edizione sotto la direzione artistica di Mario Ciampà, è stata volutamente dedicata allo Swing e al New Deal, periodo che coincise con la ripresa economica negli Stati Uniti dopo la crisi del ’29 e che ebbe nel jazz, ed in particolare nello Swing, due propulsori di grande rilievo verso un ritorno alla prosperità e alla ripresa sociale.  Naturalmente non una semplice coincidenza se paragoniamo il periodo della ripresa americana e l’attuale crisi economica che investe l’Europa, dove invece una “nuovo corso” ancora stenta ad arrivare.

Nel frattempo però possiamo gioire per questo ritorno dello Swing, che negli ultimi anni sta ri-diventando fenomeno di massa anche in Italia e la particolare convergenza astrale che proprio nel 2014 porta l’attenzione sul 40° anniversario della scomparsa dell’immenso Duke Ellington e sui 70 anni della liberazione di Roma da parte delle truppe americane.

Un festival organizzato a puntino, che oltre alla sezione concerti al Parco Auditorium della Musica di Roma, vanta una serie di appuntamenti tra economia, workshop e teatro in alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma.

L’anno scorso, in occasione del Roma Jazz Festival “Speech” – Jazz E Letteratura, vi avevamo raccontato la straordinaria performance di Joshua Redman. Quest’anno avremo l’opportunità di seguire ancora più eventi e con l’occasione darvi un quadro più dettagliato di questo fantastico Festival. Il 14 si comincia con Kenny Baron.

Stay tuned su www.justkidsmagazine.it !

XXXVIII ROMA JAZZ FESTIVAL – ” SWING & NEW DEAL”

PROGRAMMA, 9/11/2014 – 30/11/2014

  • DAVE HOLLAND / KENNY BARRON, Venerdì14 Novembre,

Pianista, compositore e arrangiatore, a soli sedici anni si trovò ad accompagnare John Coltrane, prima di collaborare con i fratelli Percy e Jimmy Heath, Lee Morgan e Philly Joe Jones. Nel 1960 entrònel gruppo di Yuseef Lateef e l’anno successivo accompagnòil veterano sassofonista James Moody a New York. Fra gli anni ’60 e ’70, Kenny Barron fu il pianista delle formazioni di Stanley Turrentine, Freddie Hubbard, Jimmy Owens e Milt Jackson. Alla fine degli anni ’70, entrònei gruppi di Buddy Rich e di Ron Carter. Negli ultimi anni si sono moltiplicate ulteriormente le collaborazioni, come quelle con Roy Haynes, Charlie Haden, Regina Carter. A partire dal 1992, èstato nominato ripetute volte ai Grammy Awards e per l’American Jazz Hall of Fame. Tratti distintivi del suo linguaggio pianistico, di derivazione boppistica eppure estremamente personale, sono un fraseggio incisivo e brillante, ma anche una cura quasi maniacale della sonorità.

Il percorso di Dave Holland è esemplare nel jazz moderno: chiamato giovanissimo da Miles Davis, lo incontriamo in documenti storici formidabili, legati alla svolta elettrica del trombettista. La coraggiosa decisione di allontanarsi dalla corte di Davis per intraprendere strade proprie lo vede impegnato in numerosi contesti. All’inizio degli anni Settanta, fu importante l’episodio del quartetto Circle, con Chick Corea, Anthony Braxton e Barry Altschul, che attuò un’interessante commistione di sperimentalismo e forza comunicativa. Nel 1972 venne la prima registrazione come titolare, Conference of the Birds, con Braxton e Sam Rivers ai sassofoni: un album che ancora oggi mantiene una formidabile freschezza. Pur continuando le sue collaborazioni ad alto profilo, che lo hanno visto spesso al fianco di Herbie Hancock, Pat Metheny, Betty Carter, Roy Haynes e Jack DeJohnette, Holland disegna da almeno trent’anni una propria coerente mappa artistica, coniugando un elegante classicismo a soluzioni avanzate, fino ad assumere le forme di un quintetto che ha raggiunto vertici esemplari per coesione, originalitàe potenza espressiva.

  • UNITED STATES NAVAL FORCE EUROPE JAZZ ENSEMBLE, Sabato 15 Novembre

United States Naval Force Europe Jazz Ensemble, per un concerto molto singolare che porterà in scena la tradizione jazz, classica e swing dell’America degli anni ’30 e ’40. Quella musica che negli anni della guerra ha svolto un ruolo duplice, cadenzata e impetuosa nella marcia per ricordare la sottomissione e la disciplina, leggera e d’evasione, per esorcizzare la paura, quella invece ascoltata di nascosto dalle frequenze di Radio Londra. È la musica degli anni Trenta e Quaranta. Sono gli anni delle grandi invenzioni e delle mille innovazioni nel panorama musicale, quelle che poi getteranno le basi della musica futura, ma sono anche gli anni che portarono alla piùgrande tragedia della storia umana, gli anni della musica considerata in Europa «degenerata», della censura e della diffusione della musica «inoffensiva», in forte contrasto con quello che invece accadeva in America dove la radio era assolutamente libera e tutti potevano ascoltarla liberamente. Sono gli anni di George Gershwin e di Duke Ellington, gli anni dello swing che conquista intere generazioni, gli anni che, di lìa poco, vedranno riaccendersi pian piano le luci dei teatri anche in Italia, pronta dopo la guerra a rialzarsi e ripartire e a provare a dimenticare distruzioni e atrocità. Con questo concerto, affidato anche a sei donne soliste, si respirerà proprio quell’atmosfera fino al pezzo finale del repertorio.

  • 3 COHENS SEXTET, Domenica 16 Novembre

3 Cohens, la formazione composta dai tre fratelli Cohen, Anat, Avishai e Yuval è come un coro a cappella. Uno dei motivi per cui l’improvvisazione jazz emoziona sia gli esecutori che gli ascoltatori, èche con essa sembra come camminare sul filo del rasoio, si prendono dei rischi e la posta in gioco èalta. Il musicista puòcreare un’arte emozionante del momento, o cadere rovinosamente. Le improvvisazioni collettive innalzano questo concetto, non èmai un detto che piùmusicisti possano essere così in sintonia tra di loro. I 3 fratelli Cohen esplorano completamente questo concetto, il loro repertorio varia da libere improvvisazioni a freschi pezzi originali, a classici di Duke Ellington, Thelonious Monk, Tadd Dameron, Art Farmer e Gerry Mulligan, oltre che a melodie associate a João Gilberto e Jo Stafford. La maggior parte dei brani vede i tre passeggiare su quella linea sottile senza rete, eseguendoli a cappella, senza alcuna sezione ritmica di supporto; inoltre, essi si avventurano in una sequenza di “conversazioni” come libere improvvisazioni,, componendo spontaneamente la musica in interplay, in uno sviluppo evolutivo per il gruppo. Anat Cohen, nata in Israele clarinettista e tenorsassofonista israeliana ma residente negli States, ècelebrata in tutto il mondo per il suo virtuosismo espressivo, per non parlare della pura gioia di vivere nella sua carismatica presenza scenica. Le sue proposte musicali sono sempre particolarmente interessanti: ritmi latineggianti e arrangiamenti magistrali. Vivace e preparatissima al sax tenore, èperòal clarinetto che dàil meglio, sfoderando un suono caldo e pastoso quanto personale e tecnica cristallina Nel suo repertorio una serie globale di stili, dalla chanson creola di New Orleans e lo swing sempreverde di Artie Shaw, ai groove africani, al choro brasiliano, alla samba ed altro ancora.

  • JASON MORAN/ROBERT GLASPER, Lunedì 17 Novembre

Jason Moran è stato vincitore come miglior pianista, miglior artista jazz e miglior album jazz del critics poll di Downbeat del 2011 e definito da Rolling Stone “il pensatore più provocatorio del jazz di oggi”. Il suo stile combina in maniera originale elementi dello Stride piano, del jazz d’avanguardia, della musica classica e dell’hip hop. Nel 1999, il pianista prodigio e compositore Jason Moran fa anche il suo ingresso nella band New Directions che, composta da giovani star della scuderia Blue Note, parte per una tournée organizzata per il 60°anniversario dell’etichetta. La sezione ritmica della band – con Moran, Tarus Mateen al basso e Nasheet Waits alla batteria – saràall’origine di uno dei trii con pianoforte piùcostantemente creativi nel mondo del jazz. Dieci anni dopo, il pionieristico trio, battezzato da Moran The Bandwagon, varca la soglia degli Avatar Studios di Manhattan per registrare Ten, l’album piùdeciso e indovinato della fortunata carriera di Moran. Robert Glasper si è fatto notare nei primi anni dello scorso decennio per una musica che al jazz accosta con gusto le influenze della moderna black music. Pianista dalla solidissima preparazione, si propone oggi regolarmente in settings diversi e complementari: al tradizionale e classico piano jazz trio alterna infatti il gruppo Experiment, un quartetto dove l’influenza dell’hip-hop èpiùmarcata ed evidente. Glasper è cresciuto nel Texas in una famiglia dove la madre era pure musicista, cantante e pianista di gospel nelle chiese battiste, di jazz e blues nei club e nei locali dell’area di Houston. La frequentazione di tali ambienti musicali costituisce la sua prima e basilare formazione del giovane Robert. Durante il perfezionamento alla New School University di New York, entreràin contatto con musicisti di vaglia come il bassista Christian McBride, il sassofonista Kenny Garrett, il trombettista Roy Hargrove con i quali troverài primi importanti ingaggi da professionista. Accanto ad una ormai avviata carriera di jazzista, Glasper entra pure nel giro della nuova black music e inizia a lavorare con artisti di soul e R&B come Bilal ed Erykah Badu ed i rapper Mos Def, Q-Tip, Common, Talib Kweli. L’esordio discografico come leader del 2004 intitolato Mood viene notato anche dalla Blue Note che lo scrittura per gli album Canvas, dell’anno successivo, e In my element del 2007. In tutti questi lavori elementi comuni sono un repertorio molto diversificato–da brani originali a riprese di Duke Ellington, Herbie Hancock, Radiohead.

  • SOUND PRINTS, Martedì18 Novembre

Il compositore e sassofonista vincitore di diversi premi Grammy, Joe Lovano, e il trombettista Dave Douglas, nominato per due volte al Grammy, sono assoluti maestri dei loro rispettivi strumenti e, da tempo, fanno parte del gotha del jazz mondiale. Fin dalla loro collaborazione nell’acclamato disco “Trio Fascination : Edition Two”confermato poi nel piùrecente “Stolas”di John Zorn, Lovano e Douglas hanno dimostrato che le loro distinte e robuste voci possono guidare e spingere oltre l’idioma jazz sia dal punto di vista compositivo sia da quello improvvisativo pur mantenendo un forte legame con i maestri della generazione precedente alla loro. Nel 2008, quando Lovano e Douglas erano i due leader della rinomata formazione SFJazzCollective, hanno iniziato a costruire un tributo all’icona vivente Wayne Shorter attraverso nuovi arrangiamenti di alcuni dei piùfamosi brani del noto sassofonista intervallati da brani originali composti seguendo la forte influenza della vena compositiva di Shorter stesso. Questo episodio ha funto da catalizzatore e ha spinto i due musicisti a concepire il Joe Lovano & Dave Douglas Quintet “Sound Prints”.  Sound Prints è un tributo alla musica di Wayne Shorter, con una rilettura dei suoi successi e brani inediti, studiate grazie alla preziosa collaborazione di Shorter stesso, ai quali il gruppo alterna anche molti brani originali traghettando i progetto dal semplice ensamble tributo ad una convergenza creativa di diverse traiettorie musicali.

  • FABRIZIO BOSSO QUARTET & PAOLO SILVESTRI ENSEMBLE “SWINGING DUKE”, Mercoledì 19 Novembre

Il trombettista Fabrizio Bosso, straordinario e precoce talento e in possesso di uno stile forte e personale, che lo ha portato a collaborare tra i tanti con Charlie Haden, Dave Liebman, Enrico Pieranunzi e Carla Bley, e ad una nutrita messe di lavori discografici di altissimo livello. Bosso ha collezionato nella sua carriera una quantitàdi riconoscimenti e di premi come miglior trombettista jazz italiano, oltre ad un’infinitàdi concerti, partecipazioni a dischi di colleghi e a programmi televisivi, come ad esempio diverse edizioni del Festival di Sanremo. Questo concerto dedicato a Duke Ellington saràuno degli eventi piùattesi del Roma Jazz Festival, un progetto che offre un prisma di colori e note che rappresentano al meglio il talento artistico del giovane musicista affiancato per l’occasione da: Pietro Lussu, Luca Bulgarelli e Lorenzo Tucci. Insieme al quartetto la sezione d’archi della Bim Orchestra diretta da Paolo Silvestri, che ha dato un considerevole contributo agli arrangiamenti per un risultato che promette di essere eccezionale. Paolo Silvestri, arrangiatore, compositore, pianista ed autore di musiche per film e teatro. Collaboratore di Enrico Rava e Stefano Bollani, arrangiatore per Orchestra Sinfonica dei dischi di Ivano Fossati, direttore delle musiche del balletto Corto Maltese di Paolo Conte e di orchestre come l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Arturo Toscanini, la Roma Sinfonietta e l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari. Ha scritto nuove versioni di quegli arrangiamenti del grande compositore Duke Ellington, adattandole alle straordinarie caratteristiche di Fabrizio Bosso ed ha lavorato per questa produzione espressamente agli arrangiamenti per la sonoritàparticolare della sezione dI fiati.

  • ENRICO RAVAPMJL PARCO DELLA MUSICA JAZZ LAB “MY SONGBOOK” , Giovedì20 Novembre

Enrico Rava, la cui carriera ha raggiunto il traguardo del mezzo secolo, èil jazzista italiano piùconosciuto e amato al mondo, un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni, la cui schiettezza umana e artistica lo pone al di fuori di ogni schema. Avvicinatosi alla tromba nel 1957, grande ammiratore di Miles Davis e Chet Baker, Rava comincia subito a suonare nei club torinesi. Nel 1962 conosce Gato Barbieri, al cui fianco due anni dopo incide la colonna sonora del film di Giuliano Montaldo, Una bella grinta. In quegli anni incontra Don Cherry e Steve Lacy, con il quale suona in quartetto tra Londra e Buenos Aires; nel 1966, in Argentina, il quartetto registra l’album The Forest and The Zoo. Nel 1967 Ravaèa New York, che per una decina d’anni saràla sua residenza principale. Frequenta musicisti come Roswell Rudd, Marion Brown, Rashied Ali, Cecil Taylor, Charlie Haden e incide con la Jazz Composer’s Orchestra di Carla Bley. Nel 1972 pubblica Il giro del giorno in 80 mondi, primo disco a proprio nome e uno dei piùazzeccati titoli della storia del microsolco. Da allora collaborazioni e incisioni al fianco dei piùprestigiosi musicisti europei e americani si sono susseguite a tambur battente, cosìcome incessanti tournèe in Europa, in Giappone e nelle due Americhe. Il trombettista, da sempre impegnato nella valorizzazione dei piùgiovani e promettenti musicisti italiani, col tipico spirito critico da talent scout ha accettato la direzione artistica del Jazz Lab, affidatagli dall’Auditorium“Parco Della Musica” di Roma. Il PMJL Parco della Musica Jazz Lab, riunisce alcuni dei piùinteressanti musicisti affermatisi negli ultimi anni.

  • FRANCO D’ANDREA TRADITIONS TODAY, Lunedì24 Novembre

Franco D’Andrea è una vera stella del Jazz. Di tutto il Jazz, e non solo di quello italiano: pianista, musicista, compositore, da cinquant’anni porta in tutto il mondo, la sua musica profonda, intensa, di grande respiro, e anche inusuale, nuova, divertente, sempre densa di spunti e di idee. I suoi incontri artistici annoverano nomi come Gato Barbieri, Lee Konitz, Phil Woods, Enrico Rava, Aldo Romano, Dave Liebman e molti altri: non a caso l’anno scorso ha ricevuto il premio alla carriera da parte della rivista “Musica Jazz”ed èstato incoronato musicista europeo dell’anno dall’Académie du jazz de France. Nel concerto che vi proponiamo scoprirete proprio quanto puòessere affascinante un trio atipico: pianoforte, clarinetto e trombone. La singolare e affascinante intuizione èl’accostare il suo pianoforte a due soli strumenti a fiato che rappresentano le ance e gli ottoni di una banda musicale: una specie di “band concentrata”che, sfruttando i due timbri opposti di clarinetto e trombone e l’apporto ritmico ed armonico, oltre che melodico, del piano, percorreràin chiave moderna il Jazz tradizionale, lo swing, l’improvvisazione anche contrappuntistica.

  • DEE DEE BRIDGEWATER, Martedì25 Novembre

Lungo il corso della sua poliedrica carriera che attraversa quattro decenni, la leggenda del jazz Dee Dee Bridgewater, vincitrice di Grammy e Tony Awards, ha raggiunto i piùalti livelli musicali, regalandoci la sua interpretazione unica di standards, ma anche facendo intrepidi salti di fede rivisitando i classici del jazz. La carriera della Bridgewater ha sempre gettato dei ponti tra i diversi generi musicali. Si è guadagnato la sua prima esperienza professionale come membro del leggendario Thad Jones/Mel Louis Big Band, e attraverso gli anni Settanta si èesibita con grandi del jazz come Max Roach, Sonny Rollins, Dexter Gordon e Dizzy Gillespie. Dopo aver firmato con l’Universal Music Group come produttrice, ha pubblicato una serie di titoli di successo, tra cui l’acclamatissimo tributo a Ella Fitzgerald, Dear Ella, vincitore di due Grammy. Il progetto che presenta, vuol essere un omaggio a Billy Holiday, “Lady Day”appunto. Dee Dee Bridgewaterèabituata alle sfide impegnative e questa volta va a ripescare il mito di Billie Holiday eseguendo brani contenuti nell’album “To Billie With Love: A Celebration of Lady Day”.

  • PIJI QUINTET+GUESTS, Mercoledì26 Novembre

Il progetto discografico di Piji è di stampo pop/jazz I suoi testi, talvolta piùimpegnati e ironici, talvolta piùpoetici, si mescolano a tessiture elettroniche e swingate, con ampi echi di jazz manouche. Nell’estate 2013 esce il secondo singolo di Piji, C’è chi dice no, versione electro-swing del classico rock di Vasco, apprezzata e postata da Vasco Rossi in persona sulla propria pagina facebook e consigliata da Vincenzo Mollica nella sua rubrica. Piji è stato diverse volte 1°classificato in rassegne dedicate alla canzone d’autore, tanto da assumere l’appellativo di “cantautore emergente più premiato d’Italia”. Ha partecipato due volte al Premio Tenco e tra i vari riconoscimenti ha vinto il Premio Lunezia Future stelle 2010, il Premio Bindi 2009. Tra le curiosità, nel 2007, con una prefazione di Stefano Bollani, viene pubblicato il suo saggio musicale La canzone jazzata. L’Italia che canta sotto le stelle del jazz.

  •  BIRELI LAGRENE & GIPSY PROJECT, Giovedì27 Novembre

A detta di John McLaughlin, Bireli Lagrene è un fenomeno della chitarra. Scoperto all’inizio degli anni Ottanta, questo ragazzo prodigio ha saputo doppiare abilmente il capo della maturitàmusicale, affermandosi di giorno in giorno come un musicista impareggiabile nel mondo della chitarra come in quello del jazz, dove èormai un personaggio di riferimento. La sua storia comincia in Alsazia dove nel 1966 nasce da una famiglia di musicisti. Iniziato alla chitarra prestissimo da suo padre ed in seguito istruito dal fratello, Bireli sorprende per il suo talento precoce. Tanti musicisti rimangono stregati dal suo fascino, tra questi Matelot Ferrè, compagno di Django Reinhard. Django in quegli anni èil grande affare di Bireli, che segue il maestro nota per nota. Se prima di tutto Birelièfiglio di Django, e se in ogni caso èstato segnato dall’influenza di Wes Montgomery e George Benson, è a Jaco Pastorius e i Weather Report che deve gran parte della propria emancipazione musicale. A partire dal 1986 quando giàaveva collaborato con partners del calibro di Stephane Grappelli e Larry Coryell si butta a capofitto nell’avventura fusion, moltiplicando le esperienze e gli incontri. A 35 anni, avendo indagato tutti i fronti della chitarra moderna, avendo collaborato con alcuni dei migliori jazz man francesi (Didier Lockwood, Richard Galliano, Sylvain Luc), Bireli Lagrene all’ apice della propria carriera decide di ritornare alla musica da cui tutto èiniziato. Ed ècosìcon la sua audacia, tra virtuosismi e profondità, che Bireli Lagrene si ritrova oggi a riuscire a suonare la musica di Django pur rimanendo se stesso. Con il suo Gypsy Project, Bireli Lagrene presenta un tributo a Django Reinhardt, riproponendo la formazione, con tre chitarre, violino e contrabbasso, e le sonoritàtipiche dell’originale Hot Club Quintet de France.

  • ANTHONY STRONG BAND, Venerdì28 Novembre

Definito come la prossima superstar del jazz dall’Inghilterra, il cantante-pianista Anthony Strong ha segnato il suo arrivo sulla scena internazionale del jazz con il recente EP Delovely, che ha raggiunto il numero 1 della classifica jazz in UK, ed il video che lo accompagna Cheek of Cheek che e’stato visto in tutto il mondo. Ha fatto il suo debutto in Europa la sorsa primavera con –tra gli altri –concerti al prestigioso Duc Des Lombard di Parigi, allo Stuttgart Jazz Festival e una tournée in Spagna. Ancora studente di piano jazz al famoso Guildhall School of Music di Londra, Anthony era giàdiventato un musicista turnista molto ricercato, suonando con artisti come Michael Bolton, Marti Pellow, Beverley Knight e Kyle Eastwood. Ha anche trascorso 9 mesi nel West End impersonando Jerry Lee Lewis nello show Million Dollar Quartet, esibendosi davanti a migliaia di persone, tra questi Rod Stewart. Insieme alla sua band composta dal meglio dei musicisti britannici, Anthony ha svolto un’intensa attivita’ live nel 2012.

  • THE SWEET LIFE SOCIETY, Sabato 29 Novembre

The Sweet Life Society, il primo e piùimportante progetto electroswing italiano ed europeo. L’idea nasce nel 2009 quando Matteo Marini e Gabriele Concas, intrecciando nei loro dj set i suoni della Ninjatune a quelli del calypso caraibico, muovono i primi passi nella scena underground torinese. La folgorazione, però, arriva da un suono d’oltralpe. Quello di gruppi come Caravan Palace e Chinese Man, che mescolano sapientemente l’elettronica con il sound dello swing degli anni Venti e Trenta. Ed è cercando un suono fresco e antico allo stesso tempo, che i due cominciano a produrre i loro brani. Due anni dopo quei primi esperimenti, The Sweet Life Society è il primo e più importante progetto electroswing italiano. Questa sensazionale live band si è esibita in alcuni dei principali festival (su tutti il Big Chill, uno dei piùimportanti del Regno Unito) e club di tutta Europa. The Sweet Life Society è anche dj set, un viaggio nuovo e speciale tra suoni e sonoritàche ricordano i tempi passati e le pellicole in bianco nero, e Vintage set, una commistione senza precedenti che aggiunge all’electroswing uno strumento acustico o una voce con un risultato davvero sorprendente.

  • ORCHESTRA OPERAIA“SWING & NEW DEAL”, Domenica 30 Novembre

L’Orchestra Operaia, nasce dall’ispirazione scaturita dalle Orchestre Cooperative, che nacquerocomereazioneallagrandecrisidelpostWall Street Crashechefuronostraordinarie fucine di talenti ediedero il via alla Swing Era. L’Orchestra Operaia con l’apporto di alcuni grandi solisti, proporràarrangiamenti “cardine” dell’epoca, provenienti dagli archivi dell’Università di Newark, diretta da Dan Morgenstern, figura preminente della critica Jazz internazionale. Questi arrangiamenti, diautoripoco conosciuti,vanno dalloswing danzabile al “progressive” jazz di kentoniana memoria. Frai brani, un rarissimo arrangiamento di Dizzy Gillespie che lo stesso scrisse di suo pugno per WoodyHerman. Questo “viaggio” musicale parte dalla riproposizione di una partitura originale di Paul Whiteman, alcune composizioni pre-‐swing che furono realizzate da musicisti afroamericani, come Tym Brymn fino ai brani di Casaloma e poi passando attraverso vari autori che collaborarono con loro, compreso un rarissimo arrangiamento scritto da Sautere Fischer per Artie Shaw. Il progetto , opera prima in anteprima nazionale, prevede il supporto di filmati d’epoca, l’esibizione di ballerini di Lindy Hop, e l’intervento di un attore come voce narrante. La formazione comprende professionisti affermati e giovani talenti. INFO QUI

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