LIVE+PHOTO REPORT: ROBERTO ANGELINI + ROBERTA CARTISANO @ SPAZIO SENZA TEMPO [MI] – 19/03/15

Recensione di Francesca

Per goderti una serata allo Spazio Senza Tempo devi prenderti del tempo: devi andarci per un motivo preciso, non ci passi davanti per caso, si trova fuori Milano in una viuzza poco frequentata, bisogna citofonare per farsi aprire, entrare in un cortiletto condominiale e scendere delle scale prima di raggiungerlo. Niente insegne, luci, cartelli. Bello.

Dietro la tenda rossa abbiamo trovato una stanza piccola e colorata, con un mare di cuscini a terra e alle pareti i quadri pop-surrealisti di Angelo Barile. Sembrava davvero che il tempo si fosse fermato, ma la folla davanti al bancone ricoperto di pizze, frittate, torte salate e bottiglie di vino ci ha ricondotti alla realtà. Chi è venuto al concerto aveva portato qualcosa da mangiare e bere col risultato che c’era davvero un sacco di roba (noi Cipster, vino e limonata). Ciò dimostra che la filosofia con cui NO WORDS? e House Concert hanno organizzato l’evento ha funzionato: se proponi un’alternativa ai soliti concerti in locali giganti e al centro di Milano dove un cocktail lo paghi 7 euro, la gente apprezza e accetta volentieri di venire a sentire Roberta Cartisano e Roberto Angelini anche in periferia, pagando 10 euro, magari portandosi dietro del cibo. C’è bisogno di iniziative del genere per farci ricordare quanto siano fiche cose come la musica, la condivisione degli spazi, dei momenti e dei rapporti umani. La serata è andata proprio in questo senso.

Roberta Cartisano (intervistata da Flavia Sciolette su JK#12) ha aperto le danze imbracciando solo la chitarra e lasciando da parte manopole, basso e synth che ci piacciono tanto. Con lei è partito un viaggio nel futuro a cui tutti noi abbiamo partecipato, pur restando seduti o sdraiati sui cuscini colorati nella penombra della stanza. Ha cantato 5 pezzi dell’album L’ultimo cuore ambientato in un futuristico 2333 non troppo roseo, dove il sopravvissuto Ultimo tenta di ricostruire un mondo ormai perduto, ripartendo dalla bellezza e dalla saggezza, un mondo in cui non si costruisce per poi distruggere per poi ricostruire nuovamente, come quello in cui viviamo oggi. Un pensiero di speranza, quindi. (Trovi la recensione dell’album QUI)

La serata è continuata sempre all’insegna del futuro, con un Roberto Angelini circondato dalla tecnologia e creatore di suoni elettronici, immerso in un fascio di luci e immagini giostrate dall’inseparabile Mr. Coffee. Sembrava avesse dieci mani, sette piedi, dodici orecchie e mille pensieri che si muovevano in simultanea: registra un accordo di chitarra, fa partire la loop station, schiaccia la pedaliera, smuove il volume dell’ampli, ci dà dentro di slide, si mette a ridere, fa una battuta. Il tutto mentre non smette di bere qualcosa da un bicchierino di plastica (che si tratti di Braulio?).

Avevo sentito dire che fosse un artista tuttofare, ma non avevo capito che facesse tutto in simultanea. Ok, è abituato a gestire diversi ambiti contemporaneamente (l’etichetta Fiori rari, le musiche per Gazebo, la band Trinità, il progetto Discoverland con Pier Cortese più svariate altre cose che ha in ballo), ma una performance così proprio non me l’aspettavo. Ero partita con l’idea di vedere un concerto in acustico, molto cantato, magari blues e invece mi sono trovata su un’astronave del futuro restandone completamente sorpresa. Mi piacciono i musicisti come lui che non si lasciano vincere dal tempo che passa finendo per riproporre sempre le stesse idee con cui si sono fatti conoscere al pubblico. Mi piacciono le persone che si reinventano prendendo gli spunti che arrivano dal mondo esterno, dalle nuove generazioni, dal cinema, dal web, dall’arte e le riusano, le modificano, le ricompongono per farne quello che gli pare. L’importante è continuare così finché ce n’è e abbandonare la nave quando le idee nuove saranno finite. Questo è quello che penso della musica che ho sentito quella sera: il modo in cui Roberto Angelini ha realizzato la sua musica mi ha fatto venire in mente la plastilina che lui stesso ha ammesso di amare, quella stessa plastilina del video animato di FioriRari, realizzato da Gianluca Maruotti.

A tutto questo, Roberto Angelini ha aggiunto il suo fare da romano simpatico, festaiolo e un po’ sornione che lancia battute qua e là, coinvolge il pubblico in quello che sta facendo sul palco, racconta storie sulle canzoni (molto simpatica quella sulla frittura del falafel, il cui suono è stato registrato mentre mangiavano da un kebabaro e poi inserito in un brano). Il clou è stato quando ha fatto salire sul palco un ragazzo del pubblico che si è dimostrato un vero asso nel riprodurre la tromba con la bocca accompagnandol per un tempo lunghissimo. È stato davvero esilarante vedere loro due su quel piccolo palco che se la ridevano e suonavano come se si conoscessero da tempo (forse si conoscevano davvero, chi lo sa). Ci siamo sganasciati.

Poi s’è fatta mezzanotte, ora limite per suonare e andartene anche se non sei Cenerentola, perché se si sgarra i condomini si incazzano e ti fanno chiudere tutto. In qualche caso il tempo bisogna pur considerarlo. A malincuore, Roberto chiude la serata in acustico: tutti insieme, come se fossimo seduti al Circo Massimo in una giornata di sole, cantiamo “Respira” con un trasporto che non avrei immaginato. È stato proprio un bel momento, una mossa furbetta e divertente. E questo è quello che conta, come sempre.

Foto di Noemi

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