LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LEDI

di Gianluca Clerici

Potremmo lasciare un segno che sia uno ed uno soltanto. Dopo la pausa “primaverile” di questo Natale, il 2016 Just Kids Society riparte con della bella e nuova canzone d’autore. Il primo frammento di LEDI, cantautore italo-albnese, il primo tassello che sarà mosaico completo con il passare del tempo. E quando sarà primavera davvero arriverà il disco. Per ora ospitiamo in rubrica questo “Un Tempo”, visionario come il suo video di lancio, eclettico e rilassato, introspettivo, scuro…assolutamente affascinante. La nuova canzone d’autore italiana…sperando che non resti sempre emergente nel senso mediatico del tempo. Ecco il punto di vista di LEDI:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Il confine per me sta nel capire che se fai musica unicamente per te stesso allora non dovresti sentire il bisogno di comunicarla. Invece nel mio caso, e per come interpreto l’altrui musica, l’espressione è una gioia, un regalo. Quando sento ciò che gli altri mi hanno regalato penso: grazie! Mi dico cerca anche tu di dire quello che hai dentro, arriva là dove sai di poter arrivare e falla uscire quella cosa. Eccolo il vero lavoro e la vera ricompensa. Se poi il resto arriva tanto meglio.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Forse in questo senso la crisi è la migliore espressione di ciò che siamo. Darei la colpa al nostro istinto, fuoco sacro di cui il neoliberismo capitalista, la vera religione di oggi, si nutre. Non è stando in coda in macchina o nella precarietà delle nostre tre idee finto libere che diventeremo bravi compositori e attenti ascoltatori.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Senza voler parlare di me, penso a quegli amici capaci che non avranno probabilmente mai lo spazio nei grandi palinsesti. Spesso mi chiedo: ma perché devo ascoltare sta roba e non passano invece tizio o caio? Oppure non si diversificano un po’ i generi? Bisognerebbe dire che l’informazione insegue il pubblico ma nemmeno questo sarebbe vero, perché un pubblico si costruisce, e chi propone, chi possiede i passaggi in radio o nelle tv, non ha interesse a coltivarlo. Zitto e ascolta, e poi compra, sempre la stessa cosa.

La tua musica che potremmo definirla in qualche modo cantautorato elettronico. Si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Essendo all’esordio ho la fortuna e forse anche l’ingenuità di fare senza tanti pensieri o ragionamenti. Direi di cercare il senso nelle parole e la strada nella musica, anche se le parole mi tradiscono e di strade ne ho sbagliate e ne sbaglierò ancora tante… questa mi piaceva e ancora mi piace…

LEDI al suo esordio. Pensando proprio a questa fase, secondo te qual è la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Essere se stessi ad ogni costo…

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basterebbe? Nel tuo caso specifico, basterebbe?
Penso di si, alla fine sono sempre io che devo fare i conti con le mie miserie ed i miei silenzi.

Finito il concerto di LEDI: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Ce l’abbiamo un funky d’autore? Facciamoli prendere bene i ragazzi…

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