LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MIKELESS

di Gianluca Clerici

Si chiama Michael Fortunati. Ma in arte lo stiamo scoprendo come MIKELESS. Chitarrista certamente. Cantautore di ovvia conseguenza. Che poi oggi cos’è rimasto di ovvio? E contro ogni trasgressione arriva il pop, leggero, diretto, anacronistico e privo di fredde regole di commercio. Arriva il romanticismo, quello per la vita in tutte le sue sfaccettature da copione. Arrivano e si lasciano gustare in questo disco che non vede altri protagonisti se non lui, Mikeless, la sua chitarra e forse qualche contributo artificiale. Tanta roba direbbero alcuni. Il suo punto di vista alle domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Bhe’, diciamo che la musica esce fuori per necessità , almeno per me (ma penso anche per tanti altri…). Il momento che cambia il percorso da amatoriale a professionale e’ sicuramente un momento preciso, quando decidi dentro di te che farai le cose seriamente , perché una volta che ti sei addentrato nel mondo della musica, dalle registrazioni ai live alla scrittura di canzoni o di musiche, hai capito che è quello il lavoro dove potresti dare tanto nella tua vita.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Direi in gran parte al”sistema” e cioè alle grosse major e ai loro mega manager che come in tutte le categorie della vita , trasformano tutto in business feroce…

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
È una domanda furba…ma penso che ci sia gente che prova a tenersi informata , ma che trova solo quello che gli viene “dato”…È difficile da trovare , ma c’è un sottobosco musicale infinito , anche in Italia…

La tua musica, un bel pop di matrice acustica, un bel piccina di chitarra che sesso e volentieri può bastare. Insomma, tutto questo secondo te si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Sicuramente sono partito anche da un discorso economico , ma comunque ho scelto di registrare il mio album, un po’ come se fosse quasi un live, anche per distaccarmi un po’ dai soliti modi,e provare ad essere più personale..!

Tu che hai ormai anni di gavetta e di esperienza, soprattutto come musicista per altri se non vado errato… Insomma, dal tuo punto di vista, la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Mah…in generale credo che sia l’avere visibilità. Sempre più persone possono permettersi di incidere un disco e di conseguenza c’è una concorrenza infinita e dove è’ difficile farsi sentire per quello che si è, se non si hanno soldi per creare un interesse attorno a se…
personalmente la cosa più difficile (adesso che non è ancora il mio mestiere principale a livello economico) e’ l’organizzazione tra il mio lavoro di operaio, la mia famiglia (la mia compagna Chiara ,la sua bambina Sole , le gatte e il cane…) e la musica ( con almeno 3 collaborazioni fisse, la band e i concerti da solista) …e’ dura, ma non vedo l’ora di fare il grande passo e vivere solo di musica…ad un certo punto rischierò e mollerò il lavoro da operaio…mi piace arrangiare, scrivere comporre e suonare…diventerà la mia professione principale , ne sono sicuro!

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti? Nel tuo caso specifico…basterebbe?
Nel mio caso i risultati che sto raggiungendo sono anche molto grazie Melody Castellari e Chiara Ferri…le mie due produttrici…credono molto in me e me lo dimostrano aiutandomi in tutto!

Finito il concerto di MIKELESS: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Bhe’ sicuramente ti stupirò con questa risposta…un po’ di Jamiroquai e un pizzico di Michael Jackson!..

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