LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: R.Y.F.

di Gianluca Clerici

Di nuovo è il momento presente e le sue attitudini depressive quelle che ispirano l’elettrica melodia di spiccata vena folk di Francesca Morello. Lei si fa chiamare R.Y.F. ed è da sola. Questo scenario metropolitano e – a tratti – “pasoliniano” si traduce in una musica eterea ed intima, sospesa. Rabbia irrisolta probabilmente e una rivoluzione contro i propri demoni restando in bilico cullati dalle proprie paure. Il divenire di R.Y.F. sa di piccoli club notturni della provincia e ad esse confidiamo tutti i nostri segreti. Bellissima prova di scrittura. Per ora siamo curiosi del suo punto di vista alle solite domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
La questione è molto semplice, almeno per quello che mi riguarda, lavoro d’estate per poter suonare da settembre ad aprile. Non farei musica se non mi piacesse davvero tanto e non lo sentissi necessario, anche perché è un bello sbattimento tutto quello che precede l’andare in giro a suonare, e di sicuro non è un lavoro così ben retribuito se consideri tutto il lavoro a monte e la difficoltà di trovare date.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Credo che il problema maggiore sia il fatto che anche nella musica indipendente, ormai, si debba stare ad un modus operandi che un tempo era riservato solo alle major, per dirla in breve se non hai un ufficio stampa nessuno presta più molta attenzione che siano questi pubblico, mercato, radio o magazine. I tempi in cui si mandava il disco o addirittura il demo alla redazione di qualche giornale e poteva essere recensito è passata da un bel po’ e questo è un peccato.
La musica resta sempre una forma d’arte molto d.i.y. nello scambio di esperienze tra musicisti e giri di amicizie, nel modo di trovare le date dei concerti e di quella sorta di fratellanza/sorellanza tra persone ma non hai scelta nel momento in cui vuoi suonare più frequentemente, devi far girare un po’ la voce che esisti anche tu.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
E’ un cane che si morde la coda.

La tua musica ha un suono sporco, graffiante e decisamente solitario. Si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Sinceramente la questione mercato è l’ultima che mi passa per la testa.
È il mio primo disco sotto un’etichetta e la prima volta che un ufficio stampa si occupa del mio lavoro anche se suono da tanto in sordina.
La mia musica ha senso per me e spero che, nel momento in cui viene sentita da altre persone, lo possa avere anche per loro.

La vera grande difficoltà di questo mestiere?
Al momento sono molto felice di come sta andando la mia vita, ho raggiunto un equilibrio che mi permette di essere soddisfatta.
Per me la musica ha una grossa importanza a livello emotivo ed i lati meno belli mi scivolano addosso rispetto all’importanza del suonare.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti? Nel tuo caso specifico?
Come già detto al momento non problemi da questo punto di vista.

Finito il concerto di R.Y.F.: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Qualcosa di spensierato e festoso, i miei pezzi sono tristemente rabbiosi ma io sono una persona allegra soprattutto dopo i concerti 🙂

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