LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: VALERIA CAUCINO

di Gianluca Clerici

Un volo a planare. Credo d’aver letto qualcosa di simile tra le diverse pubblicazioni trovate in rete…per prepararmi alla sfida…per fare i compiti a casa e non parlare troppo per caso. Valeria Caucino: eccone un’altra che arriva dallo spazio, surreale ed evanescente, cantautrice che rapisce il sapore delle highlands scozzesi e quel dolcissimo carattere di una spuma di mare sulle coste irlandesi e mescola il tutto in un esordio discografico che somiglia a vento e a romantiche storie d’amore. Si intitola “At the break of dawn”, si ascolta in pace e si sussurra alle orecchie. Incuriosito più che mai del suo punto di vista per le piccole inchieste di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alla seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual’è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Per molti questo confine è la capacità di adattarsi ai gusti della gente, alle richieste commerciali e alle mode passeggere, pur rimanendo in qualche modo musicalmente coerenti con se stessi. Secondo me il segreto potrebbe risiedere nel credere fino in fondo nella propria originalità e unicità, con la forte convinzione di trovare prima o poi qualcuno disposto ad investire nel nostro progetto musicale, permettendoci così di coniugare lavoro e piacere di fare musica senza dover a tutti i costi scendere a compromessi.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Penso che stiamo assistendo ad un livellamento culturale verso il basso o, come alcuni sostengono, ad una non-cultura, e attribuisco gran parte della responsabilità di ciò ai mezzi di informazione. Negli ultimi 20 anni i media hanno subito una sempre maggiore strumentalizzazione da parte del sistema di potere che ha tutto l’interesse a creare una popolazione poco informata, poco istruita e quindi più facilmente manipolabile. La crisi del disco invece la vedo come diretta conseguenza dell’evoluzione tecnologica che ha trasformato completamente le modalità di fruizione della musica. L’offerta in rete è illimitata e – per chi si accontenta di una bassa qualità sonora – gratuita. E credo che oggi ben poche persone sono in grado di apprezzare la differenza tra alta risoluzione e mp3.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
A mio parere l’informazione ha il dovere di educare il pubblico, e può farlo proponendo, ad esempio nel caso della musica, in modo regolare e continuativo un’offerta il più variegata possibile, valorizzando ottimi artisti la cui carriera stenta a decollare perchè ignorati dai grandi media. Questo farebbe da incentivo alla creatività di tanti giovani e talentuosi cantautori e il mondo della musica ne trarrebbe nuova linfa, cosa che attualmente mi pare quasi del tutto assente.

Di questo tuo primo lavoro c’è il bel gusto della calma, del prezioso dettaglio…di un grande spazio aperto. Sicuramente è musica fuori dai canoni commerciali. Quindi secondo te in qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Come anticipato a inizio intervista, ritengo di far parte di coloro che credono fermamente in ciò che fanno. Sono alla costante ricerca di un equilibrio tra la soddisfazione di fare la musica che amo e il desiderio di incontrare il gusto e l’apprezzamento del pubblico. Al di là della globalizzazione del mercato musicale esiste un fiorente e variopinto sottobosco, fatto di nicchie minori, nelle quali mi posso facilmente collocare e trovare un mio spazio di gratificazione.

Un esordio il tuo…ma certamente una carriera già lunga alle spalle. La vera grande difficoltà di questo mestiere?
Nel mio caso la cosa più stressante e ardua è riuscire a conquistare la fiducia del “cliente” . Essendo manager di me stessa, tra le altre cose ho il compito di proporre la mia attività, il mio prodotto e la mia arte in modo che siano credibili, per ottenere ingaggi live o contratti discografici. Confesso che la percentuale di porte a cui ho bussato che sono rimaste chiuse è molto alta.

E se tu avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?

Sicuramente ci sono anche altre difficoltà, ma risolvendo questa le cose potrebbero viaggiare in modo decisamente più fluido e spedito.

Finito il concerto di Valeria Caucino: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Uno qualsiasi degli album di Jim Croce.

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