INTERVISTA TRIPLA & PHOTO GALLERY: PAN DEL DIAVOLO – MURO DEL CANTO – KUTSO

Abbiamo intervistato Il Pan del Diavolo, Il Muro del Canto e i kuTso al Nessun Dorma Guidonia Rock Fest, il festival a pochi chilometri da Roma che ha ospitato alcuni tra i maggiori nomi della musica indipendente italiana attuale, per mettere a confronto tre diverse visioni del panorama musicale odierno.

di Francesca Amodio / Ph: Simona Isacchini

Che ne pensate della musica di protesta, oggi tanto in voga?
Il Pan del Diavolo: Sicuramente un tempo la musica ricopriva un ruolo sociale più importante rispetto ad oggi. Le voci di cantautori come Dylan potevano significare davvero qualcosa, a differenza di oggi, dove la musica a volte significa qualcosa e altre volte è surrealismo, astrattismo, o sperimentazione. Non sempre è in grado di sostenere pretese politiche, insomma.

Il Muro del Canto: Per noi parlare di certe tematiche importanti nelle canzoni è proprio un dovere, non tanto artistico quanto umano. A parte qualcuno negli ambienti rap o hip – hop, nella musica indipendente italiana oggi non vediamo così tanti artisti realmente intenzionati a diffondere determinati messaggi: spesso siamo davanti a dei salotti musicali sinistroidi e radical chic che fanno solamente credere di avere a cuore tematiche sociali, quando invece è solo moda.

kuTso: La musica è un’urgenza, e se un musicista sente che la sua urgenza di parlare di temi riguardanti l’attualità o la politica, o più in generale di cose che non gli stanno bene, è realmente sincera, allora ben venga la musica di protesta. È anche questo un linguaggio, che di sicuro viene da una decisione ben precisa di voler imboccare una strada altrettanto precisa.

Cosa significa per voi essere musicisti indipendenti?
Il Pan del Diavolo: Vuol dire diverse cose: indipendenza dalle radio o dalle televisioni per esempio, ma ha anche altre sfaccettature; essere indipendenti oggi significa anche essere elastici e non essere assoggettati dalle mode musicali o culturali del momento. Non sempre la tua musica e il tuo successo sono la stessa cosa, quindi essere indipendenti al giorno d’oggi può voler dire anche fare i conti con ciò.

Il Muro del Canto: Finché continueremo a gestire noi stessi il nostro lavoro, i nostri dischi e i nostri concerti, allora potremo sempre dire di essere indipendenti. Chiaramente ci sono delle dinamiche che ti portano a delegare determinati compiti a chi è più competente, ma finché saremo noi i primi e gli ultimi a risponderne quella sarà per noi la nostra indipendenza, che gelosamente conserviamo.

kuTso: Fondamentalmente è una questione economica. Si è indipendenti quando si fanno non troppi soldi con la musica, perché inevitabilmente quando si arriva a fare grandi numeri ci sono dei muri invalicabili senza qualche compromesso, ed è a quel punto che non si è più indipendenti. L’intelligenza sta nel saperli affrontare e quindi saper decidere fino a che punto sia giusto, conveniente, e per l’appunto, intelligente, fare accordi o incaricare.

Cosa significa cantare nella propria lingua?
Il Pan del Diavolo: La nostra “missione” è cantare in italiano e di conseguenza farci capire nella nostra lingua, che è già un bell’impegno. Poi nel corso degli anni ci è capitato naturalmente di suonare all’estero, noi ci siamo divertiti e il pubblico pure, e questo è l’importante.

Il Muro del Canto: Per noi è una questione d’appartenenza, cantando in un’altra lingua ci sentiremmo solo degli interpreti. Cantare nella propria lingua madre significa anche poter dare i giusti colori della tua anima a ciò che dici e quindi a come lo dici, è una questione di sincerità con sé stessi.

kuTso: Vuol dire principalmente non nascondersi, mettersi totalmente a nudo, prendersi la responsabilità di capirsi ed essere capiti. È una questione di profondità artistica: è molto più facile essere maggiormente suggestivi solo con i suoni… E’ quando ci sono di mezzo le parole che viene il bello ed anche il difficile, ovvero è lì che si deve avere la capacità di mettersi in gioco senza scadere nel banale o nell’ovvio.

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