RECENSIONE DI COPYCAT CLUB – DEATH TO THE COPYCAT CLUB – AUTOPRODOTTO – 2016 –

di Giovanni Graziano Manca

Anni luce ci separano dai giorni in cui i Kraftwerk, maestri del c.d. kraut rock e tra i pionieri di quella tipologia di musica elettronica che ha sempre incrociato i sentieri percorsi dalla musica pop, andavano per la maggiore. I primi passi verso la notorietà, i Kraftwerk, li percorsero a Dusseldorf, città della Renania settentrionale culturalmente piuttosto vivace. La capitale europea della musica elettronica, però, è sempre stata Berlino. La circostanza è nota come è noto, per esempio, che David Bowie imboccò in compagnia di Brian Eno il seminale percorso elettronico della sua musica proprio nella capitale tedesca, dove registrò una parte notevole dei brani della trilogia discografica c.d. appunto berlinese, comprendente dischi fondamentali per il genere rock come Low, Heroes e Lodger. Berlino, ancora oggi, è polo di attrazione di numerosi artisti e musicisti che vi si recano per trovare ispirazione. A Berlino è di casa anche Diego Parravano, in arte Copycat Club, che nella maggiore città della Germania ha concepito il proprio progetto sfociato in un disco di debutto autoprodotto, “Death to the Copycat Club” è il suo titolo, che qui recensiamo. L’album, si legge nel comunicato stampa che annuncia l’uscita del CD il 31 Maggio p.v., “è una collezione di memorie e impressioni su Berlino, tradotte in brani di elettronica dal gusto retrò da un artista che sta vivendo il cambiamento della capitale tedesca in prima persona”. Il disco propone una cascata di suoni sintetici che trasportano l’ascoltatore ipotetico all’interno di atmosfere oniriche e talvolta decadenti. A prevalere tra gli strumenti sono naturalmente gli strumenti a tastiera, che di volta in volta disegnano la melodia delle canzoni, gli accompagnamenti e, a completamento di ogni singolo brano, una fitta trama di suggestioni sonore. Le sonorità presenti nel CD, peraltro, possono essere ariose e/o ipnotiche, melodiche o anche, ci è parso, più dure e di estrazione tipicamente new wave. Gli undici brani di “Death to the Copycat Club”, che sembrano offrire lo spaccato di una sensibilità artistico musicale multiforme e versatile, costituiscono probabilmente una sorta di summa esperienziale che mette in luce un bagaglio di ascolti diversificato da parte dell’autore.


COPYCAT CLUB – DEATH TO THE COPYCAT CLUB
(Autoprodotto – 2016)

  1. Ouverture
  2. Orpheus
  3. Fall (feat. AZZURRA)
  4. Panorama
  5. Ganz berlin
  6. Interlude
  7. Shape of Europe
  8. Fourth
  9. Aereopain (feat. Seeking A Drop)
  10. Pinball Road (feat. AZZURRA)
  11. Closing Time

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