LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: CUSTODIE CAUTELARI

di Gianluca Clerici

Io me la ricorda quelle “Notte delle Chitarre”. Nella nostra piccola provincia vi dedicammo anche una serata. Ed oggi, come fosse un secondo appuntamento, ecco spuntare fuori “Notte delle Chitarre (e altri incidenti)”. Bentornati Custodie Cautelari. Bentornato collettivo che dal vostro essere 5 alla fine di questo lungo viaggio che ormai ha superato i 20 anni di strada, sarete stati più di mille e più famosi di tutti messi assieme. Quante collaborazioni dal vivo…e quante in questo disco, com’è ovvio che sia…tante, troppe, infinite. Il nuovo disco de le Custodie Cautelari è di un bel pop rock italiano, di quello che non tradisce le aspettative. Il loro punto di vista ai quesiti di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Fare musica è arte e artigianato. L’abilità nel sapersi vendere è direttamente proporzionale a quella di educare pubblico e compratori di concerti alla propria musica anziché assecondarli. Semmai la strizzata d’occhio stia in qualche canzone, come è giusto che sia.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
L’essere umano ha ogni colpa di ogni cosa. La crisi di ogni valore è in ogni singola cosa, e non può non riflettersi sulla musica, che tanto più è commerciale, tanto più rispecchia il suo brevissimo lasso di tempo, un tempo qualunquista, menefreghista, tecnologico e ignorante.

Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Lo insegue, lo rincoglionisce e lo plagia. C’è un eccesso di informazione. Io sto 7, 8 ore davanti alla televisione. Quando non ce la faccio più, l’accendo.

La musica del progetto Custodie Cautelari arricchisce il pop italiano di un rock dalle forme meno scontate. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere? Vivere con meritata dignità anziché sopravvivere. Molti non ce la fanno

Le collaborazioni sono l’anima portante del vostro progetto…dal vivo come in studio…quanto questo ha dato una svolta a tutto il mestiere?
Totalmente. È servito a farci conoscere, innanzitutto agli addetti ai lavori, per poi arrivare pazientemente all’avere un pubblico attento, grazie al cielo spesso folto.

Finito il concerto di Custodie Cautelari: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Non lo abbiamo capito. Inevitabilmente vanno via tutti, tranne alcuni che si intrattengono con noi. Ma a concerto finito siamo di bocca buona.

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