LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: PUPI DI SURFARO

di Gianluca Clerici

Società e sistema. Quando la musica era bandiera sociale potrebbe dire un saggio antico. Io direi che in alcuni casi lo è tutt’ora. E il nuovo disco dei Pupi di Surfaro fa esattamente questo. Un altro “collettivo” che alla musica destina un significato profondo, di popolo, di rivalsa, di verità…di libertà. Un bellissimo esperimento che conduce il folk siciliano su territori europei fatti di elettronica e sperimentazioni assai trasgressive e, per molti tratti, esasperate nello stile. Una bella prova di comunione e di condivisione. Mai artisti furono più indovinati per i consueti quesiti di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Mediamente, abbiamo cominciato a fare musica da grandi. Mediamente, abbiamo anche famiglie da mantenere. Mediamente, affrontiamo la nostra avventura artistica con grande senso di responsabilità. Facciamo musica per rendere onore alla musica. La facciamo con grande rispetto. E non potremmo farla se non fossimo capaci di dedicarci ad essa con grande disponibilità, passione e professionalità. Se la musica non fosse il nostro lavoro, sarebbe un hobby, nel senso più borghese e banale del termine.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Avete dimenticato gli artisti. Io credo che la colpa sia soprattutto nostra, dell’artista. Una grande fetta della responsabilità è sicuramente da imputare alla nostra incapacità di attribuire alla musica e all’arte in genere il grande valore che merita di avere nel destino della nostra società.
Poi, i cambiamenti, i meccanismi e le manovre di assestamento delle rivoluzioni sociali e del mercato e dei sistemi di diffusione della musica sono, a volte, imprevedibili, complicati e difficili da gestire, ma si deve sempre avere la capacità di adeguarsi ad essi, nel modo più efficace e più tempestivo possibile.

Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Tutt’e due. Le agenzie di informazione, ma anche di formazione, devono formare il pubblico, soprattutto nel senso di stimolare nel pubblico un atteggiamento critico nel consumo della quantità esagerata di informazioni a cui è sottoposto quotidianamente e nell’arco della sua intera vita. Ma l’informazione ha anche l’obbligo di assecondare il pubblico, di soddisfare le sue esigenze. E non solo l’informazione. L’arte stessa è per il pubblico e non solo dell’artista. L’arte è proprio il punto di incontro tra il pubblico e l‘artista. Nell’ipotesi migliore, l’arte è il teatro di uno scambio umano alla pari tra il pubblico e l’artista. E non può essere a senso unico.

La musica dei Pupi di Surfaro è una bandiera contro un sistema corrotto. Direi che è musica sociale, di quella che forse dovrebbe avere più voce del dovuto. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Se la musica dei Pupi di Surfaro e tutta la musica sociale avesse più voce pensiamo che ne guadagnerebbe il mondo intero, ma questo ce lo diciamo tra noi, a bassa voce.
Ufficialmente diciamo di credere che la musica sociale debba fare la parte della musica sociale. Che non è esattamente la stessa cosa che la musica leggera o la musica per la massa. E crediamo che la musica sociale debba avere, altresì, il suo posto nel mercato della musica, non arrendendosi, ma ricoprendo il suo ruolo, degnamente necessario ed imprescindibile. Il ruolo di chi deve destabilizzare, provocare, mettere in discussione, far paura, anche al mercato della musica. Non serve trovare un senso in altri luoghi, se non nei luoghi della musica, dove la musica si fa e si fruisce.
Un sistema si dice corrotto se c’è qualcuno che dice di avere il diritto di definirlo tale.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Di getto? Convincersi che sia un mestiere.

E se aveste modo di risolvere questo problema, pensiate che basti?
Sì. Se ne saremo convinti noi. Riusciremo a convincere il mondo intero.
Il problema è che non ci crede nessuno. Nessuno è talmente artista da credere che l’arte possa cambiare il mondo.

Finito il concerto dei Pupi di Surfaro: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Dovremmo restare tutti in silenzio. E andare a dormire. Perché quella sera abbiamo ascoltato tutta la musica che dovevamo ascoltare. E non ce ne va più.

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