LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MICHELE CRISTOFORETTI

di Gianluca Clerici

Michele Cristoforetti nasce dalla provincia, dalla piccola città, da Trento e dal suo hinterland. Nasce e fa vivere la sua musica passando per il rock di formazioni cover, dopo aver speso anni a prendere le misure con il mondo personale e dimensioni che difficilmente potevano adeguarsi alle omologazioni. Eppure il suo nuovo disco non ha niente di nuovo sul fronte occidentale…niente, ad eccezione della sua anima. Dopo tante cover le sue pubblicazioni ufficiali. Oggi anche con Maurizio Solieri. Vediamo cosa pensa lui delle consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Fabrizio De Andrè diceva che “il cantautore si può fare solo di Sabato e Domenica”, chiaramente per quegli anni il concetto poteva funzionare.
Oggi, il fare musica ad un certo livello, diventa imprenditoria allo stato puro; infatti gli aspetti da curare sono molteplici e tutti molto impegnativi: radio, stampa, web, social, agenzia, live, booking, produzioni, collaborazioni, interviste, TV locali e quant’altro. Il confine lo imponiamo noi, ed è dato dal livello di incoscienza che siamo in grado di applicare alla nostra vita professionale.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Direi che l’unica colpa imputabile a questo discorso sia da dare agli ascoltatori, negli anni cambiati avendo meno tempo da perdere per alcuni tipi di ascolto, per quindi doversi adeguare a produzioni meno impegnate.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Sicuramente l’informazione, di qualunque tipo essa sia, proverà sempre ad imporre un trend al proprio pubblico; è chiaro che, come sostengo nel punto precedente, reputo il pubblico ancora una figura in grado di scegliere l’informazione che desidera avere in modo critico e responsabile!

La musica Michele Cristoforetti è un pop che si tinge di rock di quando in quando…senza mai perdere quel sapore di casa propria, l’Italia e la canzone d’autore. Tutto questo, in qualche modo si arrende al mercato più industriale, di massa…oppure cerca altrove un senso? E dove?
Sono profondamente innamorato della canzone d’autore italiana e di chi la porta, o l’ha portata, per molti anni in giro per il nostro Paese.
Non credo assolutamente che si debba per forza cercare in qualcosa di esotico e di lontano dalla propria direzione artistica.
Nel mio caso specifico ho bisogno di trovare la mia essenza in qualcosa che mi rappresenta veramente, qualsiasi cosa essa sia; in caso contrario, probabilmente cambierei forma d’arte o eviterei di farne.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
La difficoltà reale resta nel poter tener duro e sopravvivere, per lo meno nelle fasi iniziali della propria storia musicale, quando tutto sembra molto difficile e inarrivabile. La differenza si fa proprio qua, come per tutto quanto, del resto…

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
La questione è molto più fondata di quel che si pensi, c’è chi usa i denti solo per mangiare e c’è chi li usa, prima di questo, per mordere la vita al massimo. Tutto si sviluppa su questa linea. Tutto il resto penso non necessiti di nessuna ulteriore spiegazione…

Finito il concerto di Michele Cristoforetti: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Credo che il fonico debba mandare quel mio arrangiamento che mai sono riuscito a finire, ma che, nella sua incompletezza, lascia una sorta di curioso arrivederci con il proprio pubblico.

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