RECENSIONE: Gaben – Vado (Vina Records, 2016)

di Gustavo Tagliaferri

Certe cose vengono spontanee, specie se legate a delle passate rivelazioni tutt’altro che sottovalutate con il tempo a venire. Allora vi era un Bugo che dai tempi della Bar La Muerte ha finito per evolversi gradualmente in un personaggio dapprima molto a suo agio con la forma canzone, successivamente alle prese con un calo qualitativo. Ai giorni nostri il caso in esame lo si può considerare sì abbastanza in linea, ma certamente tutt’altro che fallimentare e soggetto a crisi di ispirazione: Alessandro Gabini, in arte Gaben, abruzzese, chitarrista di natura e già in giro con Violante Placido, non ama adagiarsi sugli allori senza alcuna smossa, semmai gradisce uscire fuori dai soliti schemi, come già si era evinto dalla pubblicazione di “Cane”. “Vado”, sua ultima opera in studio, non viene meno ai propri intenti e mostra un personaggio che, accompagnato nella maggior parte dei casi solo da se stesso, osa. Osa muovendosi su molteplici canoni, fa del suo strumento un mezzo di comunicazione le cui funzioni sono tali da ondeggiare tra punk e lo-fi (Astensione), fuzz e rock’n’roll (Tutto gratis), fino ad occhieggiamento rivolto ad incroci tra no wave e noise (Buongiorno), proporre esperimenti a cavallo tra vibrazioni electro (il cadenzato proclama social-dadaista di Superficie) ed intuizioni situate dalle parti del rap, quasi a voler concepire un crossover futuristico ma meno virulento (Niente paura), senza comunque astenersi dal proporre brani dall’ossatura maggiormente pop-rock (Slegati, Le persone), seppur con un pizzico di Pixies (Tutto strano), una follia che è tipica del Beck più ispirato (Tutto liscio) ed espedienti a cavallo tra kraut ed ambient (il mantra della titletrack), e proprio questi ultimi a loro modo portano all’episodio per eccellenza del lotto, la lenta progressione alla base di Programmazione, un equilibrio solo apparentemente precario, eppure assai riuscito, tra la liquidità del silenzio del rumore e la compattezza situata nel coacervo di groove, ticchettii elettr(on)ici ed impennate sempre più feroci a cavallo tra wave e noise. Una sfida, quella di Gaben, che non è da tutti, e che ammalia sempre più con gli ascolti, poichè mostra un’atipicità assai favorevole alla forma canzone per quel che oggi è o dovrebbe essere. Ne conviene come “Vado” sia un disco più che consigliato.

Gaben – Vado
(Vina Records, 2016)
1. Niente paura
2. Astensione
3. Tutto gratis
4. Tutto strano
5. Buongiorno
6. Slegati
7. Le persone
8. Programmazione
9. Superficie
10. Vado
11. Tutto liscio

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