RECENSIONE: Franco Baggiani – Divergent Directions (Sound Records, 2015)

di Gustavo Tagliaferri

Il jazz. Per giunta inquadrato in un’ottica come quella fiorentina. Esistono una serie di rami aventi una libertà di movimento a sua volta unica, lontana da stili già predisposti. Un jazz che non è solo free, ma a suo modo un po’ punk, almeno agli occhi di certi esponenti. E’ il caso di Franco Baggiani, certamente un veterano considerata la carriera meno che trentennale, del quale un disco come “Divergent Directions”, ennesimo frutto della sua fervida immaginazione, denota nuovamente come le sue molteplici doti non risultino mai fini a loro stesse. E’ la tromba il filo conduttore di tutto, come sempre, una ragione di vita ed imperitura modalità di espressione che dà il La al resto, alle nove composizioni in esame, ognuna celante una peculiarità a sua volta ulteriormente marcata nel brano a venire. Da una parte si parte dalla puramente free Il labirinto, un vortice di onomatopee dal sapore dark nel sax facente da controparte, ed a sua volta è proprio quest’ultimo, con una minore robustezza, a risultare trascinante nella rumba avviluppata di Ida y Vuelta, segnale di un neanche troppo velato invito alle danze si ritrova anche nel contrabbasso alla base di una Quota 284 che parte soffusa per arrivare ad un forsennato tripudio di percussioni, in primis campanacci. Come di danze si parla con il pizzico di atmosfere swing che man mano traborda al suono di Phunkness e successivamente si realizza del tutto con Infinite Resources, la composizione “resistente” del lotto, una dicotomia tra l’andamento swing tout court e melodie partigiane che man mano vengono sputate fuori dall’artista a suon di note, contrariamente ai colpi di scena di Past Vs Future, che presuppongono un’onda a metà tra funk e funky celando in realtà un onirico e dilatato solo da parte di un Baggiani in stato di grazia. Onirico quindi cupo, considerando come la titletrack, che sfoderi una marzialità tanto sopita quanto di forte impatto, finendo per accompagnarsi, a livello schematico, ai due momenti più lunghi del lotto, rispettivamente delle manifestazioni di trionfo del rumore del silenzio e del silenzio del rumore, che dir si voglia, come nel caso di Una serie per tutti, il cui mood di perdizione d’apertura diveine successivamente centro di un groove che si riflette mano a mano in ogni singolo strumento di accompagnamento, atto a dar luogo ad una vera e propria jam session colma di coinvolgimento, mentre Requiem è tanto lapidaria da spingersi oltre il solo senso mortifero del termine, divenendo un’estesa ed agonistica sinfonia adornata dalla presenza degli archi, che danno un che di crepuscolare al tutto. Tanto, forse troppo, ma mai arrivando all’eccesso: questo è lo stile di Franco Baggiani, queste le “Divergent Directions” che gli amanti del genere non c’è dubbio possano apprezzare, e magari neanche solo loro. Alla luce di un talento dotato sempre di cartucce da sparare.

Franco Baggiani – Divergent Directions
(Sound Records, 2015)
1. Ida y Vuelta
2. Quota 284
3. Divergent Directions
4. Il labirinto
5. Una serie per tutti
6. Phunkness
7. Past Vs Future
8. Infinite Resources
9. Requiem

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