LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: ROSSELLA ALIANO

di Gianluca Clerici

L’elettronica al servizio della poesia…quando la poesia si fa intima e personale al servizio del proprio equilibrio. Tutto questo nelle riflessioni di una giovanissima delle scene italiane: Rossella Aliano che proprio di emergente non è…ma questo è didascalicamente un esordio personale che decide di chiamare “Blood Moon”. Canzone d’autore, docce digitali, disegni sintetici in atmosfere introspettive e poco seducenti per chi cerca il ritornello facile e la strofa efficace. Qui si parla dell’uomo e della sua genesi. Si richiede attenzione e pochi filtri. La canzone di Rossella Aliano e il suo punto di vista nelle consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Lo spartiacque è sicuramente l’autenticità; nel momento in cui si compone ragionando o cercando di emulare dei modelli che già funzionano lì si comincia a far musica per lavoro. L’ispirazione se inquinata dalle mode del momento o la volontà di piacere a tutti i costi, non si può chiamare tale. E di conseguenza un lavoro poco ispirato non funziona. Certo, può capitare il colpo di fortuna, una cosa scritta ad hoc, però poi passa e finisce lì. La gente non è stupida, capisce il valore e la differenza tra una cosa autentica e un’altra programmata ad uso e consumo di un paio di mesi. Come un prodotto alimentare scarso, allettante e ben confezionato, ma con scadenza immediata.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Ai poteri alti, a chi governa il mondo e ci vuole sempre più ignoranti per meglio manipolarci. Le radio e i magazine non sono altro che esecutori di un volere e di una strategia pianificata a monte, di cui siamo (in parte) all’oscuro.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Assolutamente la seconda. L’informazione dis-educa il pubblico.

Rossella Aliano in un disco che potremmo commentare come visionario di un pop futuristico o forse attualmente ancora alle radici. Di sicuro un lavoro per niente scontato…quindi secondo te in qualche modo questo lavoro si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Il senso sta nell’essere fedeli a sé stessi, a me stessa in questo caso. Non c’è arresa, credo che i temi affrontati non interessino il mercato nonostante i suoni che ho usato possano strizzargli l’occhio. E’ come dire, ti seguo, ti osservo, voglio dirti delle cose e quindi devo imparare il tuo linguaggio usando solo le cose che più mi affascinano (l’elettronica nello specifico).

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Essere soli. Fare affidamento soltanto su se stessi, dare sempre di più, avere la responsabilità di tutto e non potersi rilassare un attimo. Oggi è tutto pericolosamente veloce, se rallenti cadi per terra e ti corrono sulla testa.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Si, rallentare un attimo e avere un mondo complice mi puo’ bastare.

Finito il concerto di Rossella Aliano: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“Venus” degli Air

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