RECENSIONE: PINO MARINO – CAPOLAVORO (2015, Altipiani)

Recensione di Gustavo Tagliaferri

Pino Marino, nell’ampia rosa venutasi a creare a Roma dal 2000 fino ad oggi, è certamente un nome che merita un’apposita parentesi, forse perché per lui non è mai stata un’optional, quanto semmai uno dei principali valori portanti, quella discrezione che lo ha sempre caratterizzato a livello di uscite e proposte artistiche, soprattutto considerati i dieci anni trascorsi da Acqua luce e gas. La quarta fatica in studio in esame, già dal titolo, è come se lasciasse intendere inghippo e contemporaneamente stupore: il Capolavoro inteso significa elevazione, un’elevazione di un io personale e compositivo tutt’altro che accostabile alla megalomania, un’elevazione che umilmente si esprime attraverso le sibili note di pianoforte di Il fatto delle cose, le stesse che ancor più sommessamente e in maniera meno improvvisata chiudono il tutto al suono di L’uomo, l’angelo e il quadrante del mondo, e a sua volta fa da rifugio all’indole nervosa che prende forma della movimentata L’amore non ricorda, all’inusuale dicotomia tra elettronica e sentori caraibici avente man forte in quel di 150 briciole, con un occhio rivolto in particolar modo alla prima nell’etereo scorrere di moog di Resilienza e ad un continuo stupore, tipico di un breve excursus dagli accenni sbilenchi, che ha luogo in Distanza di insicurezza. Ma Capolavoro è anche un coacervo di situazioni lievi e non meno di rilievo, dall’intimità sulla quale si avviluppa la storia di Girabondo all’andamento di Io so, che affonda, ferisce e lascia che tutto si rimargini, ma soprattutto il senso della forma canzone, che per l’artista significa volte e vede probabilmente i suoi apici in brani come Non basterà, Dimenticare il pane e la struggente Nina, dedica infantile dai rimandi tipicamente “popular”, verrebbe persino da considerarla come la sua Fiore di maggio. Dinanzi a ciò, l’ego non ha alcuna principale voce in capitolo, lasciando come ad avere la meglio in “Capolavoro” sia un’atmosfera continuamente mutevole, collettiva eppure in singolo, che non fa che rendere l’album ancor più meritevole di quanto non sia già. Una felicissima conferma.

12615184_1026609420735792_3543371595471181744_oPino Marino – Capolavoro (2015, Altipiani)

1. Il fatto delle cose
2. Non basterà
3. Nina
4. 150 briciole
5. Io so
6. Dimenticare il pane
7. Girabondo
8. Resilienza
9. Distanza di insicurezza
10. L’amore non ricorda
11. L’uomo, l’angelo e il quadrante del mondo

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