INTERVISTA+LIVE REPORT: JAMES SENESE & NAPOLI CENTRALE @ EX DOGANA VITECULTURE FESTIVAL [RM] – 17/07/17

Intervista, Live + Report di Nicola Buonasanti

James Senese in un selfie

James Senese in un selfie

Questa è la breve intervista che il maestro James Senese è riuscito a concedermi sottraendo del tempo alla preparazione prima che iniziasse il concerto con i Napoli Centrale all’Ex Dogana di Roma per la rassegna Viteculture Festival. Sono grato a lui per la sua musica e per queste parole piene di potere che mi ha lasciato e che quasi integralmente vi riporto. Sono parole di una persona modesta e saggia, onesta con la musica così come con la gente. Poi è arrivato il concerto, il resto è storia.

Maestro sono quasi 50 anni di musica, di cose ne ha fatte e ne ha viste. È il caso di fare il bilancio di una strepitosa carriera?
Non credo di poter fare bilanci, sarebbe inopportuno provarci. Vado avanti per la mia strada da più di quarant’anni. Quarant’anni passati a voler arrivare dove gli altri non arrivano. Se parliamo di bilancio questo può essere visto in riferimento all’essere riuscito a far arrivare agli altri il messaggio del quale mi faccio portavoce da sempre. Essere riuscito a far capire una musica non facile da capire. Il vedere che altri seguono la tua strada o il copiano il tuo stile. Aver fatto musica come la intendono i grandi musicisti. Il riconoscimento viene proprio da loro, dai musicisti che ho visto nascere e crescere o dalla gente alla quale ho dedicato musica e parole. Ho sempre fatto musica in questo modo e continuerò a farlo per tutta la vita.

Una musica che ha sempre osato, una musica che ha dato voce al popolo, una musica a tratti politica. È giusto definirla cosi?
Quando la musica è molto avanti nel capire alcune dinamiche sociali e popolari chiamarla politica sarebbe solo da intellettuali. È sicuramente una musica molto profonda con radici ben salde dove ho sempre voluto salvaguardare quella parte di popolo che non riesce a realizzarsi o non riesce a capire come vivere in questo sistema di merda. Provare a capire insieme dove andare è il modo migliore per vivere in questa società.

La sua musica, e quella di suoi altri colleghi, ci mostrano un’altra Napoli rispetto a quella che stereotipica mente viene descritta nel mondo (il caso di Gomorra, etc), ma l’arte nascosta in Napoli è tutta un’altra storia. Perché è cosi difficile e qual è l’insegnamento che tutti dovremmo cogliere da Napoli secondo lei?
Si servono del 2% di Napoli e mostrano solo quella minima parte. Un diavolo. Mostrare la malavita per fare audience la rende automaticamente dominante agli occhi degli esterni. Ma Napoli non è questo, come non lo è tutto il sud. Napoli è amore ed è un sentimento molto forte tra la gente di Napoli l’amore. La voglia di vivere la vita nella maniera giusta. Noi cerchiamo in tutti i modi di deviare questa visione ma i giovani dovrebbero capire qual è la vera strada senza lasciarsi influenzare.

Ha mai immaginato un futuro lontano da Napoli?
Si molte volte. Ero spinto dal sentimento di evadere per trovare le mie origini, la mia “razza”. Accettare questo stato delle cose è stato difficile, poi ho capito che sono un americano napoletano. Dovevo restare lì con la mia famiglia, restare uniti senza perdersi mai. Napoli è la mia prima e unica città.

Oltre 40 anni di carriera

Oltre 40 anni di carriera

Pensando alla sua carriera, ha iniziato con gli Showman a 18 anni, subito il grande successo nazionale poi la svolta. Ha cambiato strada, ha avuto un’intuizione musicale importante con i Napoli Centrale ma rischiosa. Cosa l’ha portata ad azzardare una nuova strada abbandonandone una già affermata?
A 18 anni avevo conosciuto già il successo, abbiamo vissuto per 7-8 anni questa situazione poi all’improvviso è scattata la molla. Scegliere un’altra strada quando si ha l’oro addosso non è facile, ma dentro di noi c’erano altri sentimenti. Dopo che Mario Musella ha abbandonato il gruppo abbiamo capito che era il momento di cambiare strada, abbandonare la sfera commerciale della musica per creare qualcosa di nuovo. Con Franco del Prete eravamo entrambi consapevoli di doverci lasciare il passato alle spalle per cercare una nuova dimensione. Cosi messo in piedi i Napoli Centrale insieme ad altri due musicisti americani e in quel momento ci siamo resi conto di aver innescato una vera e propria rivoluzione. Avevamo bisogno di amare qualcosa di più grande.

Ha sempre dichiarato che l’ascolto di Coltrane e Davis ha influito tantissimo nella sua vita e nella sua musica. La vera dea ispiratrice di Senese?
Penso che se non fosse stato per grandi che ho sempre ascoltato non ci sarebbe stato niente. Loro ad esempio hanno dato vita a tutto. Riuscire a capirli era fondamentale. Chi li ha capiti all’epoca, ora riesce a vivere di musica mantenendosi. Sono figure cosi grandi che non ti abbandonano mai. È una dimensione troppo grande da poter spiegare.

71 anni e non sentirli

Ha avuto un’infanzia particolare. Pensa che la musica possa essere un’ancora di salvataggio cosi come lo è stato per lei, per molti giovani che versano in situazioni non facili?
Nella vita ho avuto momenti belli ed altri meno belli. Penso che se non fosse stato per l’amore che mi è stato dato quand’ero piccolo non sarei l’uomo che sono adesso. La musica è sentimento, sei fai musica per l’amore questa arriva ovunque e lì resta per sempre. La musica può cambiare le cose e cambiare la vita. I giovani dovrebbero fidarsi della musica e dovrebbero saper cercare meglio. La grande musica, quella vera, sembra nascosta ma non lo è. È lì ferma ed aspetta solo che tu vada a trovarla.

Scrive ancora musica?
Sempre, ogni giorno, non mi fermo mai.

La strana atmosfera dell'Ex Dogana

Tommaso Primo apre il concerto dei Napoli Centrale ed è una gradevole sorpresa. La sua voce – subito familiare anche se non lo si conosce – accompagnata da batteria, basso e mandolino elettrico, riscalda subito l’atmosfera. In molti al concerto lo conoscevano e cantavano le sue canzoni. La location dell’Ex Dogana è molto suggestiva, lega la modernità e l’industriale. Il rumore dei treni di sottofondo e gli snodi stradali che si accavallano rendono l’atmosfera molto inusuale per una città classica come Roma, ma perfetta per lo spirito del Viteculture Festival. Poi il passaggio dei Napoli Centrale in uno scalo ferroviario, per i romantici come me, appare quasi un segno del destino. Il silenzio, le luci si accendono, poi tutti sul palco. Il tempo di riscaldare gli strumenti ed è subito na bella jurnata: da qui è partito il live che ha celebrato una carriera di più di quarant’anni.

Vera musicaTra grandi classici e nuovi arrangiamenti, la super band di Senese ha espresso il suo livello di forma smagliante, tra folk, jazz blues e funky (quello che non ti fa star fermo nemmeno un attimo). Il pubblico era eterogeneo ma non occasionale, tutti con lo stesso scopo: ascoltare un vero concerto e affidarsi ciecamente al maestro. La loro vitalità musicale si è espressa in quasi due ore di live e la loro forza aumentava sempre più suonando. La fusion dei Napoli Centrale è stata sgargiante ed in alcuni momenti – quelli in cui si mescolavano famosi standard all’improvvisazione – ha acceso completamente gli animi del pubblico. I momenti solisti hanno dato spazio a Marangolo, De Rienzo e Vitolo di improvvisare: non si poteva che restare a bocca aperta davanti alla personalità di questi grandi musicisti. E si tratta di una band non giovanissima… James ha 71 anni, ma sul palco inverte sicuramente le due cifre! I testi di Senese restano attualissimi e riflessivi, il suo positivismo in mezzo al male, la sua purezza musicale e sincerità nei confronti della gente che rappresenta, escono fuori dal suo sassofono e dalla sua voce come un urlo che sveglia gli immobili.

A fine concerto mi sono accorto di essere completamente sudato ma pensavo di non aver ballato, ero soddisfatto di quello che avevo visto e sentito. Sono tornato a casa sorridendo e con la musica in testa: la potenza della musica è questa e ieri all’Ex Dogana è successo questo.
Viva James, viva i Napoli Centrale, viva la vera musica.

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