LIVE+PHOTO REPORT: Colorfest V Edizione @ Lamezia Terme – 04/08/2017 – 05/08/2017

Live report di Emanuele Gaetano
Pohoto repot di Salvo Bilotti

Fuoco e bellezza.
Così potremmo descrivere la prima giornata del Color Fest. Fuoco perché la temperatura per le prime ore è inclemente. Bellezza perché i sette live in una giornata non deludono assolutamente le attese ed incantano un pubblico che arriva da tutto il meridione. La location splendida dell’Abbazia Benedettina dell’anno Mille fa da scenografia per due palchi, uno dei quali intitolato a Stefano Cuzzocrea, giornalista scomparso, oltre a un gran numero di stand tra cui quelli di Gallo, Gentili ed Étoile a pleuré rose. Porte aperte alle 17:30 e si inizia subito con i Kyle, band emergente calabrese, che accoglie il pubblico e scalda l’ambiente con brani tratti dal loro ultimo disco. Tocca poi ad Al The Coordinator, Aldo D’Orrico da Cosenza, che con la sua chitarra e la sua voce calda impreziosisce il tramonto con un folk di qualità. Momento di pausa con il reading di Francesco Cangemi. L’ironia riesce a cattura-re l’attenzione e la performance è apprezzata. Finita la pausa è il momento dei Gazebo Penguins. Serve un solo pezzo per infiammare il Color Fest. I brani tratti da Nebbia si intrecciano perfettamente con i grandi classici, come È finito il caffè. Un live liberatorio ed energico, in cui si apprezza davvero il sound nuovo ma non troppo della band. Finito il live ci si sposta davanti al palco intitolato al giornalista scomparso Stefano Cuzzocrea.

Benvenuti a Marassi: una radiocronaca da stadio della partita Genoa – Sampdoria introduce gli Ex-Otago. Ed il loro synth pop che si sposta con disinvoltura tra anni 80 e presente scalda ancora di più l’ambiente. Brani dall’ultimo album Marassi coinvolgono il pubblico in un tripudio di palloni bianchi e divertimento. Un concerto da manuale, acceso e allegro. Un’ora e mezzo di live che fa divertire. Pubblico eccitatissimo ed in continuo aumento. E poi arrivano loro. Nada e A Toys Orchestra. Ma la vera protagonista è chiaramente lei, Nada, catalizzando l’attenzione in maniera naturale. Da interprete esperta quale è, strega il pubblico che non riesce a staccarle gli occhi di dosso. Dal 1969 incanta, canta, emoziona e si emoziona. Il climax viene raggiunto con l’esecuzione a cappella di All’aria aperta. Quasi duemila persone la accompagnano nella performance. Folla scatenata durante alcuni brani-simbolo della musica italiana come Ma che freddo fa ed Amore Disperato con gli arrangiamenti sono magistralmente eseguiti dagli A Toys Orchestra, come sempre tecnicamente impeccabili, relegati al ruolo di “spalla” ma senza i quali questo live avrebbe perso parte della sua esplosività. La voce di Claudia Lagona, nel buio, introduce il concerto con Caos (Preludio). Benvenuti nel Caos: è il suo momento. Levante è elegante, sciolta ed il pubblico la segue. Il pop semplice ma mai banale. Energia invidiabile della siciliana che salta e balla sul palco anche quando arrivano pezzi più malinconici. Omaggiato alla grande l’ultimo album Nel caos di stanze stupefacenti, la cantautrice si lancia nel momento più intimo del live invitando il pubblico a cantare con lei, con una chitarra appena accennata e senza l’amplificazione del microfono, Abbi cura di te. Esecuzione studiata specificamente per i club, tanto che oltre le prime file è difficile capire cosa stia succedendo, ma che conferma il forte legame tra Levante ed il suo pubblico. Il bis è il momento dei pezzi più ballabili con Alfonso, Io ti maledico e Gesù Cristo sono io, con una folla che si esalta insieme alla cantautrice siciliana. Parte del pubblico comincia ad andare via, inconsapevole di commettere un errore. Perché sul secondo palco ecco arrivare i Fast Animals and Slow Kids (FASK) da Perugia. L’ora è tarda e l’ambiente è fresco. Ma a far salire di nuovo la temperatura ci pensano loro. Nonostante qualche rallentamento dovuto a problemi tecnici i FASK eseguono una performance in cui il ritmo delle canzoni è forsennato. Il concerto non è adatto ai deboli di cuore. Tutto è incanalato in un rock puro e semplice con una vena malinconica che ormai è la loro cifra stilistica. La chiusura, dopo uno stage diving di Aimone Romizi, è affidata a Forse non è la felicità, title track dell’ultimo album, che sconvolge e conclude il settimo live della giornata. La notte è ormai inoltrata ma c’è ancora il tempo di ballare qualche canzone al djset, dove restano gli irriducibili. L’abbazia si svuota, ma non è ancora finita. C’è il secondo giorno.

Al Color Tutto Bene
La prima giornata è stata infiammata sia dalle temperature che dai sette live. La seconda si apre leggermente sottotono con gli Skelters, che sfortunatamente non riescono ad accattivarsi il pubblico e non regalano particolari emozioni. A seguire però Ivan Talarico esegue una performance convincente con il suo teatro musicale e diverte la già nutrita folla che continua ad entrare nell’abbazia. Momento di pausa con il reading degli Autori Appesi che con Bussano di Francesco Villari accompagnato da Elmore Penoise conquista e si fa apprezzare. Una dimostrazione che Color non è solo un evento musicale, ma un tributo a tutte le forme artistiche. È il turno degli Aquarama, band toscana, che propongono brani dell’ esordio musicale Riva. Un mix di cantato in inglese e musiche di stampo tropicale che diverte, specialmente durante l’esecuzione di Coral, prima traccia estratta. Un gruppo giovane, fresco, ma tecnicamente molto esperto che ci tiene a far bene. Un live tropicale che ben si adatta alle temperature del Color. Salgono poi sul palco i Gomma, band che nell’ultimo anno ha conquistato pubblico e critica. Eseguono i brani del loro primo album Toska. Un live di personalità, forse tecnicamente non impeccabile, ma che mostra l’emotività del gruppo casertano che con un emo-punk moderno si è fatto apprezzare dalla folla. Bellissima la performance di Elefanti, loro cavallo di battaglia.

 

Sole tramontato e pubblico in attesa dei Canova. Il gruppo milanese in questi mesi si è creato un notevole seguito con il suo pop leggero. Il live è uno di quelli da cantare a squarciagola. Mobrici e gli altri divertono durante l’esecuzione dei brani tratti dall’ album Avete ragione tutti. Il poco nutrito repertorio della band costringe alla ripetizione, durante il bis, di Threesome e Manzarek, che però non scontentano la folla che continua a cantare fino alla fine. Giusto il tempo di una birra e sul palco Cuzzocrea è il momento della Brunori Sas. Il cantautore gioca in casa, il pubblico è quasi tutto qui principalmente per lui. Lo ha atteso per ore e viene ripagato in maniera molto più che soddisfacente. Il live è acceso, vibrante, reso magistralmente in ogni sua parte specialmente negli arrangiamenti, come ne L’Uomo Nero e Lamezia-Milano. Si alternano pezzi tratti dall’album A casa tutto bene e dal repertorio brunoriano (Come stai e Lui, lei, Firenze). Brunori è diretto, consapevole dei suoi mezzi e si lascia anche andare ad una cover strumentale di Back in Black, lui che prima era un chitarrista tamarro di provincia. La chiusura del live è affidata alla celeberrima Guardia 82 ed alla bellissima Canzone contro la paura, che tutto il pubblico accompagna nella performance. Emozionante, a tratti danzereccio, malinconico e comico. Brunori Sas dà sempre spettacolo.

L’abbazia comincia un po’ a svuotarsi. Un vero peccato perché sul palco sale una delle band simbolo del punk rock italiano, One Dimensional Man. Si comincia subito con una scarica di adrenalina, caotica al punto giusto che richiama anche parte del pubblico che stava andando via. Gli ODM ripropongono i loro brani più famosi guidati da un Capovilla ispirato. La performance di Tell Me Marie, riporta un po’ all’ordine. Ma è una pausa che dura pochissimo. Sulle note di Whatever You Want il live ritorna alla sua forma iniziale, distruttiva. Un live in pieno stile ODM. La chiusura della serata è nuovamente affidata ai tre Dj di fiducia, Fabio Nirta, Dj Ango Unchained e Daniele Giustra, che volteggiano con disinvoltura tra grandi classici nazionali ed internazionali ed ultime uscite della scena musicale. Il pubblico resta numerosissimo a ballare fino a tarda notte; tarda notte che diventa mattina presto. L’abbazia chiude le sue porte. In Calabria il Color Fest si conferma come una realtà importante, quasi unica nel suo genere, con la voglia di crescere e migliorarsi ogni anno. Un appuntamento che ormai da cinque anni non delude le attese e stupisce ogni volta lasciando a bocca aperta.
Ci vediamo al ColorFest VI.

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