INTERVISTE MULTIPLE – PARTE I: IL TEATRO DEGLI ORRORI E I TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI

In occasione della seconda edizione del Nessun Dorma Rock Fest, il festival musicale dedicato alla musica italiana ospitato dalla città di GuidoniaMontecelio, enorme successo di pubblico e critica, che ha saputo dimostrare che c’è un cuore artistico pulsante e fervido anche nella provincia romana e non solo dentro la Capitale, abbiamo intervistato Il Teatro degli Orrori e i Tre Allegri Ragazzi Morti poco prima delle loro rispettive ed esplosive esibizioni.

di Francesca Amodio

Il Teatro degli Orrori

teatro degli orrori

I vostri testi si contraddistinguono da sempre per essere dei testi letterari, poetici, di valore. Ha ancora senso oggi questo tipo di musica?
L’unica musica che oggi ha senso è proprio quella lì. La canzone deve essere un’espressione di cultura, una narrazione, poetica, letteraria o di militanza che sia, l’importante appunto è che ci sia un reale valore all’interno. Tutto il resto non esiste.

Spesso venite definiti “poeti contemporanei”. Come la prendete?
È una definizione che ci fa sorridere perché noi non scriviamo poesie, ma canzoni. La poesia è una cosa davvero seria, è ricerca, non avremmo un bagaglio culturale umanistico all’altezza per scriverla. Quella che c’è è la tensione poetica, ovvero la voglia di fare poesia nei nostri testi, che è cosa ben diversa. Quella c’è alla grande.

Un artista che avete ascoltato in gioventù e una band di oggi che vi piace e che ascoltate?
Umberto Tozzi, un vero genio. Fra le leve di oggi, ci piacciono molto i romani Ardecore.


Tre Allegri Ragazzi Morti

Moschino Teddy Bear

Che valore ha per voi la canzone impegnata oggi?
La musica è sempre una reazione a qualcosa, quantomeno la musica che piace a noi va in quella direzione. Poi c’è anche la musica di divertimento, ma non è quella che noi facciamo. Non sapremmo dire se sia un momento sbagliato questo per fare musica di protesta o musica d’impegno sociale, fatto sta che a volte è l’unica che si riesce a fare ed anche ad ascoltare.

Cos’è cambiato discograficamente in Italia dai vostri inizi?
Oggi le case discografiche fuggono da un certo tipo d’investimento, perché non è più redditizio come un tempo, e questo crea dei buchi, soprattutto per chi non fa musica per ballare, come nel nostro caso. Allo stesso tempo oggi c’è maggiore libertà di fare musica, la quantità di gente che la fa è indubbiamente molto superiore a quella che c’era quando abbiamo iniziato. Le difficoltà ci sono sempre e comunque, quello che noi cerchiamo di fare costantemente è vivere il nostro lavoro con meno ansia possibile e con gioia.

Una band fra le giovani leve di oggi che vi piace e vi sentite di consigliare?
Senza dubbio Il Pan Del Diavolo. Sono artisti che a nostro parere hanno raccolto ancora poco rispetto a quello che meriterebbero, ma che di sicuro avranno un grande successo in futuro perché sono molto forti.

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