LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LUCA BASH

Intervista di Gianluca Clerici

Riprendiamo questo viaggio nelle consuete domande di Just Kids Society. Domande uguale per tutti i nostri ospiti, sfogliando così tutti i punti di vista e tutte le impressioni che questa vita in bilico tra arte ed espressione concreta produce. Luca Bash, oggi, produce da solo la sua musica. “Oltre le quinte” è un disco difficile per quanto alla fine il pop banalmente viene confezionato come ovvio e scontato. Tutt’altro. Andate oltre le apparenze. Noi ci siamo andati. Ecco il suo punto di vista

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Nel caso di noi cantautori, credo siano gli obiettivi/aspettative e la Volontà come artista. La frase “tutti vorrebbero fare la canzone tormentone dell’estate” è vera, e dire il contrario sarebbe uno schiaffo all’onesta, visti i profitti che ne comporta. Nel mio caso, ovviamente, spero che una mia canzone diventi un “tormentone” (per quanto “tormentare” non è un verbo che mi si addice), ma deve essere una Mia canzone. Per intenderci, devo godere quando me la risuono a casa con la chitarra e se rileggo il testo devo ‘risentire’ i sentimenti di quando l’ho composta! Non credo riuscirei a scrivere una canzone usa-e-getta, quelle dal significato nullo e dai ritornelli ‘one lane’ ripetuti una cinquantina di volte, perché non ho la testa per scriverla e non sono capace… ma nel caso ci proverei solo se commissionato. Ma non credo comunque io sia nel roster di questo tipo di autori…

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Al Flauto Dolce. Io dico, ma come pensi di dare cultura musicale ad un bambino facendogli fare San Martino al flauto! Io terrei i bambini ad ascoltare musica 2 ore a settimana facendogli sentire dalla classica al Jazz, passando attraverso blues e rock, strutturando l’ascolto al fine di dare al bambino un orecchio che sia degno dello sviluppo che la musica ha avuto. Poi, sarà lui a studiare da solo, se lo farai innamorare della musica. In sintesi, tutto nasce dall’educazione e dall’orecchio del pubblico e, come in politica, il business di massa trova terreno fertile nell’ignoranza e non nell’istruzione. Tutti gli altri facenti parte della filiera dell’industria reagiscono di conseguenza, per cercare i profitti e sopravvivere come organizzazioni. Quel Genio che ha scritto un film orribile come Demolition Man, descrisse il futuro con la musica per radio ridotta a Jingle di 30 secondi… ci stiamo arrivando.
Comunque una grossa responsabilità è da assegnare alla mancata regolamentazione della diffusione degli MP3 a fine anni ’90. Sarebbe stato saggio fare un congresso come quello della Convenzione di Berna per il diritto d’autore e dare delle regole. L’erosione dei profitti che nasce da li è la genesi della scelta delle case produttrici di trasformare la musica in una fabbrica di “Cash Cows” televisivi a scadenza annuale, rinunciando all’investimento di coltivare future “Star”. A dimostrazione di ciò hai la graduale assenza di gruppi nel panorama musicale di massa, e la mancanza di cantautori nei talent… un motivo ci sarà!

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
L’informazione, in senso lato, plasma il pubblico, secondo me. Tanto è vero che è uno strumento di marketing delle idee, adorato, ad esempio, dai dittatori. Ad un occhio attento non sfuggirà che molti articoli oggi vedono prima l’opinione del giornalista, talvolta abilmente celata nel sottotesto e nella scelta delle parole, rispetto allo scrivere il fatto nudo e crudo e poi commentarlo, se necessario. Fai caso… nei giornali non c’è un grafico, un risultato tangibile, una misura di quello che si sta commentando. Ma, vedi… la verità non vende. Non frega niente a nessuno della verità delle cose. L’informazione che vende è quella che ti dice ciò che vuoi sentire, quella che ti da ragione. L’informazione riesce ad educare, credo, nel momento in cui riesce ad essere indipendente e autosostenibile, ma questo credo sia prerogativa solo delle realtà di nicchia. Ma anche qua, tutto nasce dal desiderio della verità del pubblico, e oggi internet darebbe l’opportunità a tutti di avere un’idea consistente… la mia canzone “L’Idiota” parla proprio di questo.

La musica di Luca Bash è quel pop d’autore che non ci sta a star dentro le mode commerciali. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Van Gogh non stava dietro alle mode commerciali… addirittura il fratello, che lavorava in una galleria d’arte, non lo aiutava… e poi è finita come è finita. Ora, non che mi paragoni a Van Gogh, ci mancherebbe… però nella mia vita ho studiato e lavorato parecchio proprio per essere indipendente e libero “dall’inseguire”… e per non arrivare a tagliarmi un orecchio. In secondo luogo, nella mia testa ho ben chiara la differenza tra spettacolo e arte… Non tutti i ristoratori vorrebbero fare una catena, ma molti sono felici nell’avere il loro ristorantino da 5 stelle! L’importante è essere felice… e io lo sono se trovo anche solo una persona, che non sia un familiare, a cui riesco a trasmettere emozioni. Il resto non mi interessa.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Essere indipendente in tutti i sensi, come artista. Anche alcuni dei grandi, che al quarto disco uguale dici “ma possibile che non hanno voglia di cambiare un po’?”… beh, ce l’hanno di sicuro se sono artisti, ma non lo fanno, poiché anche loro, come molti, forse troppi, sono alla mercé delle logiche di profitto.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Il modo è solo nell’abolire il flauto dolce alle medie. E’ tutto lì… cultura dell’ascolto. L’orecchio è un organo strano. Di primo acchitto ti fa dire di un pezzo “che schifo”… poi “in fondo mi piace”… e alla fine te ne innamori. Non a caso i fan di un artista hanno la canzone preferita che, in genere, dalla massa neanche è conosciuta.
Se solo le persone avessero tempo e voglia di ascoltare quanta bella musica c’è nella musica che ora non gli piace…

Finito il concerto di Luca Bash: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Una tra Don’t Worry Be Happy (Bobby McFerrin), You Got To Funkifize ( Tower Of Power) oppure You Might Die Trying (Dave Matthews Band)… tre significati diversi per tre canzoni diverse… dipende dal mood che si è creato! Anche Salirò di Silvestri, ma fatta funk, funzionerebbe. Oddio… non sono proprio di sottofondo, però ho risposto in maniera “concettuale”.

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