LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MAURO PINA

Intervista di Gianluca Clerici

Americhe del Sud. E poi ritmi on the road oppure qualche saggio condimento di romanticismo latino. Un disco che sfocia anche in un inglese assai pulito e ricco di emozione. Il nuovo disco di Mauro Pina è “L’ho scritto io” e nel singolo di lancio troviamo inaspettatamente anche Rosalinda Celentano. Un incontro di stili e di espressioni, un incontro di tante cose diverse che poi alla fine hanno tutte lo stesso sapore sulla pelle. Le consuete domande di Just Kids Society a Mauro Pina:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
La musica può diventare in lavoro solo se la fai per te stesso. Penso sia un’equazione imprescindibile. Devi essere ossessionato dalla musica, innamorato pazzo della stessa. Altrimenti non potrebbe mai diventarlo un lavoro. Solo chi rischia, investe su se stesso può pensare di vivere di musica. Fanno ridere quelli che invidiano chi fa la professione ma vogliono stare comodi e fare i profeti del rock solo dalle 21 alle 24…..

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
In prima battuta ti direi il mercato. Ma poi penso che il mercato lo fanno i fruitori dello stesso. Quindi direi il pubblico. Che però è in qualche modo indirizzato verso questo o quel prodotto dalle radio e dai magazines… Quindi…

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Si si, senza dubbio la seconda. Soprattutto oggi è disarmante vedere come la gente non ricerchi più la bellezza e le emozioni nella musica ma si limiti a considerare degli involucri ben costruiti ma con contenuto (musicale) che sta spesso sotto lo zero…

La musica di Mauro Pina sembra quasi voler dare un tono internazionale in questo modus popolare che tanto ci piace alla fine. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Qua mi provochi… Potrei scrivere trattati a riguardo. Comunque guarda, se mi fossi arreso al mercato avrei cercato in maniera molto più furbo un progetto un po’ meno musicale e un po’ più mediatico. Invece penso che se si ascolta il mio lavoro in qualche modo si capisca che tutto quello che voglio fare è suonare davvero, cantare davvero ed emozionare davvero. Aspetto feedback, in Italia senza grandi aspettative purtroppo vedendo cosa funziona qua… Quindi l’incognita resta il dove…

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Essere accettati dalla massa per quello che sei e che vuoi dire con la tua musica. E non solo perché qualcuno decide che è il tuo momento e vieni “costruito su misura”

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Beh, la musica è questo alla fine. Se il pubblico avesse modo di poter ascoltare ovunque di tutto un po’ forse tante cose stupende e ad oggi ancora sconosciute uscirebbero e, fatti i dovuti paragoni, certe altre che hanno un richiamo impressionante forse, e fortunatamente, sparirebbero ?

Finito il concerto di Mauro Pina: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Musica da “musical”. Andrew Lloyd Webber. Lo adoro ed è una delle mie più grandi ispirazione…

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