INTERVISTE: FABRIZIO ZANOTTI

Intervista di Gianluca Clerici

Andamenti appena reggae come per la title track “Luna Nuova” di questo disco, brano che poi che si traduce in una bella melodia che cavalca le onde tiepide di un immaginario vintage tutto italiano. Ma anche un gusto noir alla Tom Waits in “Conta il Greco”, sicuramente marcia saldo tra le righe americane di ferro ruggine e di metriche assai gustose. Ma anche quel pop leggero da perfetto cantautore italiano con la bellissima “Se giusto è” che cerca di dare a tutto il disco un piglio popolare e accomodante. E poi anche i balcani ne “L’industriale” con un violino portante e quel modo di cantare che un poco fa il verso alle balalaike e un altro poco cerca quel sapore piratesco che affascina sempre. E tantissimo altro ancora nel nuovo disco di Fabrizio Zanotti. In rete il video ufficiale del singolo “La bestia” e di nuovo scopriamo un’altra faccia: quel colore scuro, quasi gitano, quel mood intimo e poetico che cerca nella parola soluzione poco scontate per dipingere la rivoluzione che ha dentro. Molteplici le chiavi di lettura per questo disco che ha tanto da dire e che forse dovrebbe meritare più spazio nella critica contemporanea. Noi siamo sul pezzo ed eccovi l’intervista integrale.

Con “Luna nuova” metti in piazza un pentolone di generi. Come mai queste mille facce? È ricerca di uno stile o goliardica voglia di sperimentare?
La vita, in generale, non è un rettilineo e la strada per raggiungere ciò che desideriamo quasi mai si rivela essere senza sorprese. Spesso la vita ci guida in luoghi inaspettati, con la sua ironia e le sue espressioni, mettendoci di fronte a realtà sempre nuove. Quello che fa la differenza è il nostro modo di reagire così diverso e quasi mai premeditato.
Ho voluto rimanere fedele agli stati d’animo di ogni singolo brano, piuttosto che “obbligarlo” ad uniformarsi. Quando li rivedo tutti insieme, come in un mosaico, è come se guardassi l’animo umano nelle sue sfaccettature. L’individuo non è uno, finito, coerente, è possibilità.

E alla fine quale trama e quale stile sembra fare al caso tuo?
Al centro ci sono sempre voce e chitarra acustica, del genere m’importa poco. Ciò che mi sta più a cuore è dare spazio alla canzone, lasciarla libera di evolversi
e di esprimersi. Quando mi capita di suonare unplugged, ritorno ad una dimensione più spontanea così come quando mi è venuta quella canzone e, solo in quel momento, mi rendo conto dell’essenza di ciò che ho scritto.

Che poi il filo conduttore ti questi 11 brani direi che è il blues. Quello vero, quello spirituale… l’uomo al centro del tutto o sbaglio?
Non sbagli, al centro c’è l’uomo con le sue contraddizioni, le sue speranze e le attese. Nelle canzoni che vengono prima di “Luna nuova”, c’è una forte resistenza al cambiamento, non mancano i talenti che però sono sprecati, si è sopraffatti dalle circostanze esterne,  dove forse mancano la saggezza e il coraggio per cambiare vita. La “Luna nuova”, invisibile, che ti priva di luce e di riferimenti, provoca un rivoluzione nell’intimo a livello spirituale, si guardano le proprie paure, le insicurezze, si ha la possibilità di accedere ad uno spazio di cambiamento totale.

Ella alla voce di “Autunno”: mi incuriosisce sempre la genesi di una collaborazione…
Nulla di pianificato, sentivo il bisogno di una voce più acerba, per dare una prospettiva diversa al significato di “lasciare andare”. Due visioni contrapposte, una più matura e l’altra meno cauta, che si intrecciano,  creando un contrasto e un’alleanza nello stesso momento. Inizialmente, ho pensato ad una voce maschile più giovane, poi grazie al produttore Fabrizio Chiapello
ho conosciuto Ella al Transeuropa Studio durante le registrazioni. L’ho ascoltata cantare e mi sono reso conto che esprimeva ciò che volevo dire.

E per chiudere “Rebus” è davvero geniale… penso che a saper fare come hai fatto tu un collage di tutte le canzoni del mondo potremmo scrivere chissà quante altre hit…
Non l’ho fatto apposta! Stavo giocando, e non pensavo nemmeno che avrebbe fatto parte di quest’album… Poi, riascoltandolo dopo un pò di tempo, mi sono accorto che era il tassello mancante per chiudere “Luna nuova”. A volte la vita si attorciglia così tanto da diventare davvero un “Rebus” e, mentre noi ci arrovelliamo per cercare di capire cosa ci sta accadendo, lei va avanti, senza chiedercelo. Lo trovo buffo e mi sembrava un buon modo per chiudere il disco. Non c’è nulla da capire, è la vita.

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