LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: COMELINCHIOSTRO

Intervista di Gianluca Clerici

Un esordio particolare, strano, anarchico, dipinto a pastello con punte di china e di oli pregiati. I chiari e gli scuri si alternano, come si alternano i suoni reali a quelli digitali. Il terreno del cantautore si inchioda alla memoria con lo “space pop” di una visione un poco evanescente e un poco psichedelica. C’è poesia e c’è futurismo. Lui è Giorgio Bravi. Lui si fa chiamare COMELINCHIOSTRO e alla fine del mondo troviamo un disco dal titolo “Diche cosa hai paura” che unisce a se tutto quello che c’è, dalla poesia eclettica del passato alle visioni digitali del futuro. Il tutto in un colore pastello che sa di fantasia e storie incantate. Le consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Penso sia un discorso che si presta a più interpretazioni. Io credo che la musica come altre forme d’arte sia una questione di condivisione. Non si può fare musica solo per se stessi, non ha senso. Se la musica non risponde ad un desiderio di esprimere qualcosa, di comunicare qualcosa a qualcuno è fine a se stessa, va bene se canti sotto la doccia o suoni la chitarra nel divano. Non è una cosa negativa, intendiamoci, è semplicemente un’altra cosa: se suoni per te stesso puoi suonare tranquillamente a casa tua e farlo del tempo libero e va bene così.
Se vuoi “Fare musica” devi avere prima di tutto la NECESSITA’ di esprimere qualcosa .. e a questo punto ti scontri col bisogno di trovare qualcuno disposto ad ascoltarti: qualsiasi forma di comunicazione vive del bisogno di avere un interlocutore; poi uno può decidere a che tipo di interlocutore approcciarsi (se si vuol tenere una nicchia di ascoltatori, o si vuol allargare il campo d’azione a più persone). Certo è che se vuoi parlare a molta genere devi parlare una lingua che quella gente, in qualche modo, è in grado di capirla .. questo però non toglie necessariamente valore a quello che fai. Non credo sia vero che per parlare a molta gente devi scrivere cose poco intelligenti. Soprattutto negli ambienti indipendenti c’è l’abitudine a considerare cose famose = cose di poca qualità = cose poco intelligenti = fatte soltanto per annichilire il cervello già provato delle masse. Io credo che questo possa succedere ma che non debba essere considerata la regola.
Per quello che mi riguarda penso che la musica sia quello spazio che c’è tra l’artista che si esibisce e il pubblico che lo ascolta, è lì la realtà, il mercato discografico si sostituisce ad essa soltanto quando in quello spazio manca qualcosa, negli altri casi serve soltanto come tramite; a volte magari è un tramite marcio o pieno di mafiette .. ma questo succede in tutti i campi della vita e, checché se ne dica, non solo in Italia (anche se da noi forse la situazione è un po’ più ovattata). La musica alla fine dei conti è un mestiere di artigianato, come ce ne sono tanti altri. Non si può non considerare il punto di vista economico. Fare dischi, trovare bravi musicisti per registrarli, ottimi studi di registrazione, un buon ufficio stampa per promuoverli, per far si che qualcuno li ascolti .. tutto questo costa soldi, costa un sacco di soldi; c’è poco da fare .. in qualche modo quei soldi devono rientrare, se no diventa un giochino per gente ricca.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Non credo che crisi del disco e crisi culturale siano la stessa cosa.
La crisi del disco è dovuta a un mutamento del mercato e del fatto che questo mutamento è avvenuto più velocemente di quanto fossimo in grado di leggere e di capire. Quando abbiamo iniziato a capirlo era già troppo tardi e adesso stiamo cercando di raccogliere i pezzi .. cosa tipica italiana .. invece di sederci e di pianificare un futuro imminente nel modo migliore, stiamo lì a raccogliere i pezzi del passato lamentandoci e dando la colpa alla mancanza di cultura o di rispetto o di chissà che. Il mercato è cambiato e servirebbe gente in gamba che gestisse questo cambiamento invece di gente mediocre che cerca solo di sfruttarlo a proprio vantaggio (spesso sulle spalle degli artisti, che comunque hanno, anzi abbiamo le nostre colpe). Se parliamo di crisi culturale invece andiamo in un campo ben più minato. Qualche giorno fa mi sono messo d’impegno ad ascoltare per una mezza giornata le tendenze Rap/Trap italiane che stanno spopolando in radio .. mi sono detto: se stanno andando così forte un motivo ci sarà? .. non so se si può dire ma è una cosa agghiacciante .. se la ragiono d’istinto con i miei canoni e i miei riferimenti musicali bisogna avere un’attività mentale ridotta al minimo per ascoltare quella roba li .. per quello che è la musica per come l’ho sempre vissuta, cioè una cosa che mi aiuta a pensare, ad andare oltre, questo è l’esatto contrario, mi viene da dire che questa gente ascolta musica per non pensare a niente. Però poi mi fermo a riflettere, cosa che fortunatamente ogni tanto cerco di fare, e mi dico che in ogni generazione si è parlato di crisi culturale riferendosi alla generazione successiva. C’è una genetica incapacità dell’essere umano a non accettare il fatto che cambiamento non significa necessariamente peggioramento. E che qualsiasi cambiamento prima di giudicarlo bisogna capirlo .. Se vogliamo leggere il cambiamento dobbiamo andare oltre questo approccio anche se ammetto che, visto che è appena uscito il mio primo disco e che sto cercando i canali giusti per “venderlo” la mezza giornata di Trap italiana mi ha messo proprio al tappeto (io come posso stare dentro questo mercato? e soprattutto voglio starci?).

.. comunque .. dicevo .. non voglio arrendermi a pensare che questa sia una generazione senza speranze ma se devo essere sincero, nonostante i miei sforzi, non sono ancora riuscito a trovare un verso al cambiamento che stiamo vivendo, c’è qualcosa che non mi torna, non a caso “di che cosa hai paura?” è un disco pieno di domande ma con pochissime (forse nessuna) risposte.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Credo che possiamo vedere la cosa come una piramide. Il mercato e l’informazione stanno in basso perché hanno accesso a una moltitudine di persone e dal basso possono influenzare fino alla punta della piramide. D’altro canto la punta della piramide rappresenta le nicchie. Le nicchie possono produrre, più facilmente che le masse, qualità. Un prodotto di qualità può iniziare a scendere lungo la piramide fino ad influenzare le masse.
Ogni parte della piramide in definitiva spinge per influenzare l’altra, credo che la qualità abbia un potere maggiore di influenzare, ma credo, d’altra parte, che fa più fatica poca gente ad influenzarne molta che il contrario .. La storia ci suggerisce purtroppo che questo gioco di equilibri fino adesso ha avuto sempre e solo un vincitore solo.

La musica di COMELINCHIOSTRO è un dolcissimo reticolato elettronico perduto nelle fantasia eteree che non hanno forma, proprio come le nuvole. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Non si arrende ma fa un tentativo per starci dentro .. non ho intenzione di lasciarmi trasportare dalla corrente per arrivare ad un porto sicuro .. ma di navigare, cercare di fare le mie scelte, di trovare, approfondire e poi mantenere una mia identità artistica .. ho già iniziato a lavorare sul prossimo disco che uscirà nel 2019 .. la mia intenzione è quella di restare in mezzo al mare .. cercare la mia rotta .. speriamo di riuscirci .. e soprattutto di non naufragare ..

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Se penso a quello che posso fare io ..
Ragionare da imprenditori. Un imprenditore quando comincia lavora di notte si occupa della manodopera ma anche delle vendite della pubblicità delle spedizioni, solo dopo che è cresciuto molto riesce a delegare e ad occuparsi soltanto del cuore della cosa.. un musicista non può pensare che basti suonare bene per farlo diventare un lavoro.
Se penso a com’è fatto il mercato ..
Ci sono le difficoltà che ci sono in tutti gli altri settori della vita .. si va avanti poco per la qualità di quello che proponi e molto per le mafiette, le conoscenze e giochi di interessi .. ma questa è una storia vecchia come il mondo.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Mi piace pensare di essere in grado di influenzare il mio futuro, quindi voglio pensare che con molto lavoro e dedizione e scelte giuste un po’ di fortuna prima o pio arriva .. come dice un mio caro amico .. il “culo” va aiutato ..

Finito il concerto di COMELINCHIOSTRO: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“Cirano” di Francesco Guccini, ma non in sottofondo .. a palla !!!

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