INTERVISTA + LIVE REPORT – I Ministri @ Afterlife Club [Perugia] – 30/04/2018

Live+ Photo report di Laura Faccenda

L’ultima data del tour ha sempre qualcosa di speciale. In questa occasione, ho incontrato Divi (Davide Autelitano) e Fede (Federico Dragogna) de I Ministri. È stata come una chiacchierata tra amici, seduti sul divano del camerino dell’Afterlife Club di Perugia, proprio vicino all’appendiabiti con le famose giacche dai bottoni dorati, prima del live. Il racconto di un percorso, di musica e di vita. Una parola chiave: Fiducia.

Sono passati dodici anni dal vostro primo album, I soldi sono finiti, un titolo che non lasciava intendere nulla di buono! Il nuovo lavoro in studio Fidatevi, contiene apparentemente un messaggio di buon auspicio. Apparentemente perché, in realtà, il contenuto ed i testi esprimono una grande contrapposizione.

Sì, l’intento era esattamente quello di creare la contrapposizione. La questione del Fidatevi credo che sia il minimo di lezione che si possa dire a qualcun altro. Invece che dire: “Lavati i denti prima di andare a letto”, la nostra lezione minima è sulla fiducia, sul non chiudersi in se stessi, sul non lasciarsi vincere dall’ansia e dalla paura di fare, di tornare ad amare una volta feriti, di tornare a lavorare una volta licenziati, di tornare a combattere una volta sconfitti, di tornare a vivere.

In copertina, però, appare uno squalo famelico…

Tutto questo ha un valore forte, rivoluzionario rispetto al mondo attorno… nel momento in cui il mondo attorno è uno squalo. Pensa lo stesso titolo Fidatevi sotto Winnie Pooh. Non aggiunge niente, aggiunge solo Winnie Pooh. Sarebbe stato un ritratto di noi dentro e del mondo fuori assolutamente parziale. Per dipingere il vero è necessario unire la parte scura e la parte chiara, che in questo mestiere è qualcosa che vedi con molta chiarezza. Sei portato ad avere intensi entusiasmi e grandissima gioia e poi ripidissime discese verso il buio. Nella vita tutti attraversano queste fasi. Noi lo viviamo in maniera molto marcata, molto evidenziata, e ne parliamo nelle canzoni caratterizzate dal misto di ombre e di luce.

Come si inserisce, quindi, la vostra vita di musicisti e, prima di tutto, di uomini, tra le vite degli altri?

Considera che tutto quello che è ruotato attorno all’inizio dei Ministri è stato visto come enorme scelta che disattendeva aspettative più sicure che appartenevano soprattutto a persone care. Quando tu disattendi la fiducia nei confronti di persone che ti amano tanto, percepisci davvero un forte senso di inadeguatezza. Questa cosa continua a fare strano anche nel momento in cui tutto prede la piega giusta a un certo punto, perché poi le persone tornano giustamente ad amarti con la serenità del dire: “Sì, ha trovato la sua strada e adesso ne siamo contenti, anche nella titubanza dell’inizio”. Lì, però, la fiducia riposta nei loro confronti la devi prendere un po’ con le pinze. Ti puoi fidare ciecamente di chi sta attorno, che ti ha sostenuto prima sì, poi no, poi di nuovo sì? Dall’altra parte ci siamo trovati in una situazione di impiego giovanile davvero molto problematica. Siamo passati dall’essere considerati, inizialmente, come delle persone che stavano andando al macero a causa della scelta più sbagliata a trovarci oggi a dover mangiare molta meno polvere (o brutta merda che il mondo ti offre…) di chi ha intrapreso strade più “sicure”. L’esito finale nel disco, in realtà, c’è già: al momento siamo fieri di essere posizionati in un mondo che, tramite il nostro mestiere, ci dà degli input molto puri e positivi. Abbiamo fatto dei sacrifici per arrivare fin qui e ci hanno condotti sempre più su una strada, che è una e non si può più tornare indietro. Il sogno del ventenne lo trovi realizzato a trentacinque anni. Non abbiamo mai cambiato obiettivo, abbiamo scelto di stare qui con grande senso di dovere, di lealtà e di professionalità. E di serietà nei confronti delle persone che ci stanno davanti. In questo senso per noi la fiducia diventa inevitabilmente un capitolo importante.

Parlando della parte musicale, come sono nate le nuove collaborazioni? Che cosa vi ha spinto ad aver fiducia, anche da quel punto di vista, nel cambiamento?

Tutto sommato, questa volta abbiamo semplicemente deciso di cambiare una serie di personaggi con cui lavoriamo per tante vicissitudini successe tutte assieme. La principale forse è stata la decisione del nostro manager di lasciare un paio dei mille lavori che aveva e uno di questi era la musica live. Da anni noi eravamo legati lui a doppio filo. Perso lui, abbiamo deciso di rivedere tutte le persone con cui collaborare. Tutta la pre-produzione del disco è stata eseguita autonomamente, come gran parte della produzione. Qui fa la sua comparsa Taketo Gohara. Lo abbiamo conosciuto nel 2008 e siamo diventati grandi amici. Ci siamo fidati di lui e abbiamo sviluppato i brani insieme. Con il tempo realizzavamo che il prodotto finale stava prendendo proprio la forma che volevamo dargli, era esattamente come lo avevamo pensato. Poi, alla domanda, “chi vuole lavorare con I Ministri?” si sono fatte avanti un po’ di persone…quindi bella lì! Abbiamo scelto Woodworm, etichetta di Arezzo con un sacco di entusiasmo e di capacità ed è andata così.

Ho voluto terminare l’intervista menzionando la stessa canzone con cui si conclude l’album, Dimmi che cosa. È un brano che lascia spazio a tante domande e a non molte risposte forse. Ad oggi, qual è la domanda più grande che avete e la più grande risposta che, negli anni, vi siete dati?

Urca…La domanda è che cosa succederà da qui al per sempre. Tutto è filtrato dalla grande difficoltà di tenersi insieme. Non dico noi come band, ma noi come esseri umani. E soprattutto la domanda più ansiosa credo che sia: “Avrò sempre voglia di fare musica?” Al di là di come le cose possano andare a livello di risultati, successo, numeri… Conosciamo tante persone che fanno parte del nostro mondo… Che abbiano sessanta anni, o quaranta, o venti…Lo vedi chi non ha voglia e sta continuando a farlo. Chi non ha più voglia e ha smesso. O chi non può farne a meno ma ha cambiato mood e pubblico. Credo che, per un musicista, questa sia la più grande domanda. Il tuo più grande amore non può trasformarsi in una gabbia, non può durare, diventa un casino. Rovini anche il bello che hai fatto.

È un po’ il concetto racchiuso nel verso dimmi che cosa ancora ti fa urlare a piena gola…

Esattamente… Perché la musica ha tante sfaccettature. Quando I Ministri sono assieme, sono energia, anche energia per gli altri che se la portano a casa e se ne fanno qualcosa. C’è uno scambio che viene confermato tutte le volte che ci scrivono per ringraziarci della forza che hanno ricevuto lì, davanti al palco. Il voler mantenere l’attimo del concerto, il momento dell’urlare. Arrivati a una certa età si pensa che l’urlare debba essere sempre associato all’ubriacarsi, all’arrabbiarsi. Non è vero. E dalla domanda siamo arrivati, forse, alla più grande risposta. È semplicemente dare voce a quello in cui si crede.

Cover Fidatevi

 

Quello de I Ministri all’Afterlife Club è stato un concerto diverso. Meno botte da pogo, più empatico ed emotivo Il coraggio di veicolare un messaggio ormai sempre più raro in un mondo di squali. In un mondo di Idioti, vivi nel sentirsi cattivi, soddisfatti nel chiedere come stai e saperlo già, desiderosi di restare in pochi.
Fidatevi è un invito, un consiglio.
Interno ed esterno.
Fidarsi di se stessi, accogliendo i propri Spettri, vagando nei propri Crateri di rocce appuntite, affondando nella Palude. Concedersi di stare male, di sostare sul fondo dove non serve aprire gli occhi.
E risalire, piano.
Allontanando, percependo di nuovo le energie, riscoprendo il suono della voce.
Spingere.
Prendere la mano di chi ti dice Tienimi che ci perdiamo. Perché fuori non si è soli.
Non è un io fuori. È un Noi fuori.
Basta riconoscerlo e riconoscersi.
Ho ascoltato parole che racchiudono una grande verità.
È difficile Abituarsi alla fine.
La fine, però, non arriva mai finché si sente quella voglia di andare avanti, di credere nella propria fiamma, nella passione che focalizza la vista sulla propria strada.
Finché c’è qualcosa che ti fa urlare a piena gola, come se fossi ubriaco, come in estasi, come lì davanti al palco.
E, in realtà, sei semplicemente vivo.
Ancora vivo.

SETLIST AFTERLIFE CLUB – PERUGIA
Spettri
Crateri
Comunque
Idioti
Usami
La piazza
Non mi conviene
Spingere
Memoria breve
Tra le vite degli altri
Il bel canto
Tempi bui
Dimmi che cosa

Fidatevi
Noi fuori
Palude
Dritto al tetto
Abituarsi alla fine

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