INTERVISTA – I Cieli di Turner

Intervista di Laura Faccenda

L’Umbria riserva sempre delle piacevoli scoperte musicali. Ecco a voi I Cieli di Turner! Edoardo Montagnoli, Francesco Tordo e Alessandro Agneletti sono attivi già da tempo. Nel 2016 si sono aggiudicati il titolo di Best Arezzo Wave Umbria, grazie ad un loro EP del 2014. Hanno suonato sugli stessi palchi di artisti come Paolo Benvegnù, I Ministri, WrongOnYou, Fast Animals and Slow Kids, Appino…
Li abbiamo incontrati, per conoscere più da vicino il loro mondo.

Ciao ragazzi e benvenuti su Just Kids Magazine! È un piacere avervi con noi! Raccontateci chi sono “I Cieli di Turner” e il perché di questo nome.
Siamo tre ragazzi provenienti da tre diversi paesini della provincia di Perugia e suoniamo insieme dal 2013. Il nome I Cieli di Turner è stato ispirato dai quadri del pittore romantico William J. Turner, celebre per l’uso della luce nei suoi paesaggi, in particolare nei cieli. Cercavamo un nome in grado di poter richiamare ad un immaginario visivo ben preciso e così abbiamo scelto questo.

Siete un trio. Come gestite il processo creativo dei brani?
Solitamente c’è un’idea iniziale, una bozza composta dalla singola persona e quando ci piace iniziamo a suonarla tutti insieme in saletta, come fosse una jam continua, provando diverse soluzioni, aggiungendo e togliendo roba continuamente, sperimentiamo molto e alla fine decidiamo se e come realizzarla.

opera viva

A gennaio è uscito il vostro album di esordio, Opera Viva? Vivo, all’interno del disco, è soprattutto un sentimento di insoddisfazione. Una fuga che si scontra con l’immobilità. Da che cosa è nata questa atmosfera?
Opera Viva si usa in ambito navale per indicare la parte dello scafo che viene immersa, cioè la parte sotto la linea di galleggiamento. Questo disco parla appunto della parte sommersa, non visibile, di personaggi che non sono dove vorrebbero, manifestando il bisogno di partire, mentre altri sono costretti a muoversi; ci sono tutte le sensazioni che abbiamo provato durante la composizione, che è durata oltre due anni. Il tema principale di Opera Viva è il viaggio, ma inteso come riflesso dell’inadeguatezza rispetto a una situazione, a un luogo, ad una condizione di vita; abbiamo tutto a portata di mano, troppo, e non ci sono più prospettive.

C’è un brano a cui siete particolarmente legati?
Non c’è una canzone unica per tutti ma ognuno di noi ha la sua preferita perciò dobbiamo darti risposte soggettive. Alessandro (batteria): la mia preferita è Gorifi perché mi piace molto suonarla live e credo anche che il ritornello sia forse uno dei migliori del disco. Francesco (synth e voce): io amo particolarmente Distanza Siderale la cui atmosfera e i temi affrontati incarnano perfettamente quello che vorrei esprimere nelle nostre canzoni. Edoardo (chitarra e voce): credo che Opera Viva abbia i suoni e la produzione migliore, ci sono molto affezionato.

Vi riconoscete all’interno di un genere? E quali sono le influenze musicali che hanno segnato più profondamente il vostro percorso?
In realtà no, non sappiamo definire precisamente il genere, facciamo rock ma con venature elettroniche, mantenendo nonostante l’utilizzo di sequenze, una matrice “suonata” con i vari synth e ci impegniamo molto anche nella scrittura dei testi. Le influenze invece sono state molte e molto varie visto che siamo tre persone differenti: Crystal Castles, M83, MGMT ma anche Verdena, Yawning Man e Bloc Party, ultimamente abbiamo ascoltato anche Post Malone!

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Venite da Perugia, la città bandiera anche dei Fast Animals and Slow Kids. Che atmosfera vive un musicista nel capoluogo perugino?
Come detto prima veniamo da tre diversi paesini della provincia e già si respira un’aria diversa da quella di Perugia città diciamo (risata collettiva). C’è fermento comunque, ci sono molte band anche fuori Perugia che si danno da fare, c’è sicuramente urgenza di comunicare cose, il disagio e i limiti che a volte si vivono nelle periferie, che quindi diventano uno stimolo, una risorsa.

Il prossimo futuro che cosa prevede?
Quest’estate la dedicheremo innanzitutto a suonare in vari festival italiani e non vediamo l’ora. Dopodiché inizieremo a lavorare sulle nuove canzoni, approcciandoci in maniera forse meno “oscura” rispetto ad Opera Viva e dare una nuova indole ai prossimi lavori.

Ad oggi, qual è il sogno più grande de I Cieli di Turner?
Smettere di lavorare e vivere di musica. Tutti e tre lavoriamo: Francesco è un ingegnere, Edoardo un fonico ed Alessandro lavora di notte. Vorremmo avere molto più tempo per poterci concentrare solo sulla musica ma è sempre più difficile farlo visti i mille impegni lavorativi che abbiamo, facciamo molti sacrifici per portare avanti questo progetto! Francesco vorrebbe anche fare una famiglia, dei figli e continuare a suonare in giro, è un conservatore del cazzo! Comunque staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro…

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