LIVE REPORT: RANCORE @ CARROPONTE [MI] – 12/06/18

Live report di Francesca Vantaggiato

– Fra, ma secondo te, il Drago è il Mago o il Principe?
– Alessà, il Drago è il Principe! Che viene ucciso perché nessuno può credere che sia un principe. Manco la principessa lo ha riconosciuto. Lo hanno trasformato in drago per farlo fuori e il mago è il nemico!
– Ma invece, di Giocattoli, che ne pensi?
– Guarda, io quella la devo ancora capire bene. Ma che dice secondo te?
– Secondo me, racconta della crescita, di lei che pian piano abbandona il giocattolo che aveva da bambina lasciandolo morire di gelosia. Hai presente la scena del lavandino, no? Ormai lei è cresciuta, si è innamorata, e ai giocattoli non ci pensa più!
– Io pensavo raccontasse come, crescendo, diventiamo dipendenti sempre da cose diverse, prima i giochi, poi le sigarette, le canne, l’amore. Sai quando dice che prima mi dai un bacio, poi con una schicchera mi butti dal balcone? Me sa che parla delle sigarette… però boh!
– Vabbé, Fra, poi ci pensiamo! Prendiamoci na birretta intanto

Questi i discorsi con cui io e Alessandro azzardavamo un’analisi del testo di due dei brani più belli dell’ultimo disco di Rancore, Musica per bambini. Discussioni appassionate mentre varcavamo il cancello del Carroponte, ci mettevamo in fila, prendevamo una birretta, aspettavamo trepidanti l’inizio del concerto. Dopo una mezz’oretta, spuntano fuori tre tizi incappucciati con occhi e bocca fluorescenti: paura. E poi schizza fuori Rancore, gilet di jeans e cappello, ruggente e carichissimo. La folla esulta (folla non giovanissima, molti ventenni e tanti non più giovani come noi).

Rancore è un portento: flow veloce, versi rapidissimi ed emozionati, ricordi, sfoghi, speranze. C’è tanto, tanto da ascoltare nelle canzoni di Rancore. Lui sul palco se la gode, balla, salta, si lascia andare a lunghi monologhi che SEMBRANO supercazzole, ma non lo sono. Se lo ascolti per bene c’è sempre un nesso in quello che racconta, sono monologhi che parlano di lui, di come ragiona, come pensa, come si rapporta con il mondo. Allora l’asta del microfono è un metallo che lui vorrebbe spostare con un fischio; gli applausi lo fanno sentire strano, perché se applaudi troppo ti fanno male le mani, se applaudi da solo sembri un cretino: cose così, che sembrano dar voce ad una mente mai ferma, per la quale ogni cosa è altre mille cose e può dar vita a turbinii di pensieri. È uno spettacolo vederlo parlare lassù.

Ogni tanto ci chiediamo se si sia accorto che ci siamo anche noi, perché l’impressione è di vederlo chiuso in una stanza, musica a palla, fumo tutt’attorno e lui che se la canta e se la balla. Il rapporto col pubblico c’è, a volte è anche ammiccante, sa di parlare con gente che lo segue, lo capisce. Però, quando si mette a cantare e a ballare, sembra preso da un raptus solitario. Possiamo forse parlare di solipsismo alla Rancore (concetto che ha brillantemente coniato il mio compare Alessandro)?

I brani dell’ultimo disco scorrevano veloci, uno dietro l’altro: alcuni già diventati mantra tra i fan (Arlecchino, Sangue di drago, Depressissimo), altri che ancora devono imprimersi nella mente del pubblico, come Quando piove o Questo pianeta (diamogli il tempo di impararlo sto disco, ci vuole almeno un mese di ascolto ininterrotto per imparare anche solo metà dei testi!), altri che pur volendo, non ce la farai mai ad impararli, anche se vorresti tanto (Beep Beep). Ho visto gente saltare per aria al ritornello di Skatepark o di Arlecchino, così come l’ho vista restare immobile ed ammutolita ad ascoltare Giocattoli, sfogarsi sulle note di Underman e farsi dubbiosa sulle strofe di Centro asociale. Però Rancore ci ha voluto anche ricordare da dove viene, incastonando a metà concerto brani come Sunshine e Darkness, perché il passato è importante, non si dimentica.

La morale della storia, amici miei, è che Rancore è un artista di tutto rispetto, nel senso che davanti ad un ragazzo così giovane che mette fatica e sudore e cervello in quello che fa, DOBBIAMO portare rispetto. Almeno tanto quanto lui rispetta la musica, la composizione, la coerenza con se stesso, pur sapendo che ci sarà sempre qualcuno che ascoltandolo dirà che due coglioni (cit.)

rancore just kids vantaggiato

Due menti sopraffine al concerto di RANCORE

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