LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: GERMANO SEGGIO

Intervista di Gianluca Clerici

Esce Domenica 29 Luglio il terzo lavoro personale del musicista, compositore e chitarrista Germano Seggio. Un disco che dalla chitarra (elettrica) prende vita, prende forza per vibrare, prende sostegno per oltrepassare il confine. E di confini si parla già dal titolo: “Alta Quota”. Un lavoro nordico, di grandi montagne italiane, di vette che lanciano il fiato oltre i limiti raggiungibili. Ma è anche discesa, è anche silenzio, è anche il momento di vita in un paese lontano. Un disco strumentale che afferra le sensazioni che la grande montagna regala e ne fa musica. Musica importante. In questo lavoro solo una cover degna di nota (da cui è stato tratto il video), ma per il resto sono sensazioni scritte e incise di suo pungo. A lui più di altri sono rivolte le consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Ovvio è che chi fa musica lo fa principalmente per un tornaconto personale, che spesso però non collima con quello economico… Ma poi questa cosa porta l’artista inevitabilmente in un loop dal quale non riesce più a venir fuori, ovvero… se non riesci a vivere di quello che produci, finirà che dovrai ripiegare su altri lavori per pagare l’affitto, le bollette o dare da mangiare ai tuoi figli… E allora vedo questa fantastica passione, unica vera eredità lasciatomi da mio papà, che è venuto a mancare proprio il 29 luglio di cinque anni fa… come una delle scuse più belle per dire “non disturbatemi, sto lavorando”…

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Questa è una domanda che ti avviso, ci toglierà tanto tempo! Uno perchè merita un approfondimento, due credo di non essere nella posizione di poter dare colpe a nessuno. A fronte di ciò ti dico… credo nel fatto che se vuoi fare qualcosa, qualunque essa sia, per tanto anche vivere della musica che produci, lo fai all’infinito fin tanto che non riesci, in barba alle crisi tutte! Pensa a quanti hanno approfitatto storicamente della crisi economica degli ultimi anni, e non solo in Italia, emergendo, ricavandosi uno spazio che altrimenti non avrebbero mai avuto, proprio perchè in funzione delle crisi hanno avuto un “potere d’acquisto” che altrimenti non avrebbero mai potuto avere… Paragonerei questo concetto molto più ad ampio spettro alla musica. Un esempio palese ne è la “Trap”, credo che se i nostri cantautori Italiani avessero prodotto musica talmente bella da lasciare a bocca aperta l’ascoltatore, come succedeva negli anni 70/80, oggi non non staremmo qui a parlare di questi nuovi linguaggi musicali. Con questo non voglio assolutamente mettere una pietra sopra a questo genere, che talvolta è anche fatto bene e lo ascolto anche, ma sto riportando quelli che sono i fatti oggi.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
In tal senso e conseguentemente a quanto appena detto, ti dico che secondo me è l’informazione che sta plasmando “l’ascoltatore medio” appiattendolo il più possibile, cosi da non dargli la possibilità di ribellarsi al sistema, semplicemente perchè abbassando il grado culturale generale, la gente penserà che quello o quell’altro artista magari è un songwrither della madonna sensa rendersi conto che ha dato vita ad un testo fatto di “ctrl C/ctrl V” da wikipedia.

La musica di Germano Seggio è puro spazio di condivisione, ambientazioni di montagna in alta quota che ispirano visioni, suoni, scritture. Una chitarra dietro ogni respiro. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
La musica qualunque essa sia, se non individua il suo mercato, quantomeno la sua nicchia, qualunque essa sia, rischia di morire invecchiando in un Hard Disk, depositato in un cassetto. Per tanto ti dico, evitando il più possibile di “svendere” il prodotto di tanta fatica, lavoro, sudore e dedizione cerca di trovare il proprio mercato, sperando che sia quello giusto. Dove… bella domanda, ma ho già la risposta! Questo è un disco che ha al suo interno tanta musica da sincronizzare, per esempio vedo molto bene il brano “Alta Quota” some colonna sonora di una nota azienda italiana che produce acqua, oppure ci sono brani come “Braies” che potrebbero essere tranquillamente la sigla di una nota fiction dedicata alla montagna, alle Dolomiti… Ma vedo anche il mio concerto come uno spettacolo dove la mia musica scandisce il percorrere di tappe dolomitiche da conquistare in una dimensione teatrale e musicale molto raffinata. Insomma “la spendibilità” di “Alta Quota” è vastissima, vediamo come reagisce il mercato, e magari in una prossima intervista ti potrò raccontare di un Tour appena terminato… 🙂

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Per me intanto la difficoltà più grande per portare avanti questo mestiere è inevitabilmente la mia posizione geografica, un po tagliata fuori dalle logiche dei trasporti, basta pensare al fatto che io da Palermo non posso viaggiare su Freccia Rossa, o che per andare a Bari in aereo devo pagare un biglietto A/R circa 600.00 € e subire anche lo scalo a Roma. Questo fa si che chi fa booking non ha strumenti logistici a sufficienza per abbattere i costi, per tanto i ricavi divengono sempre più esigui, tanto che a volte si rinuncia a mettere su un minitour promozionale per i problemi di cui sopra.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Magari non posso affermare che basti, ma tu risolvimi questo di problema e ti faccio vedere che la cosa diventa già più semplice sul nascere! Basta guardare i miei colleghi fanno base a Milano, Roma, Bologna etc…

Finito il concerto di Germano Seggio: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Beh… la regola vuole che prima di un live il fonico debba mettere su musica che abbia un impatto sonoro dinamicamente più basso, altrimenti poi quando arrivi tu sul palco hai lo stesso effetto che avrebbe un suonatore di flauto dolce in una band Trash Metal. A chiusura devo dire che a me personalmente piacerebbe sentire i brani dello stesso artista che ho ascoltato live, e nel mio caso allo stesso modo mi piacerebbe lasciare il mio pubblico con un brano del mio dico che mi rappresenta e per cui posso essere ricordato al risveglio l’indomani… Nello specifico chiederei al fonico di salutare con “Alta Quota”…

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