ARTERIA: Francesco Paolo Cosola – “L’arte come pellegrinaggio interiore”.

Rubrica di arte Arteria a cura di Davide Uria

Artista di Bitonto (Bari), Francesco Paolo Cosola, è laureato in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Lavora nel campo della Pittura, Scultura, Fotografia, Video Arte, Installazione e Grafica. Attualmente è Cultore della Materia in Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Ha vinto premi e partecipato a numerose Mostre Nazionali e Internazionali, molti suoi lavori sono stati pubblicati su testi e cataloghi tra cui “Inverso lo Infinito. Luoghi NonLuoghi e Scenari della Contemporaneità. Faccia a Faccia col Libro d’Artista”, “Segni Agathae”, “Olio d’Artista”, “Nero come l’Ebano”, “Theorein Invisibili Evidenze”, “Nikolaus. Luce e Materia, Tradizione e Innovazione”.

Nella sua ricerca artistica indaga, con delicatezza, i sentimenti dell’uomo, servendosi di un’iconografia sacra. Oggetti e immagini, che prendono ispirazione da una cultura religiosa, propria della sua terra, dove religione è sinonimo di Folklore, costume, ma soprattutto, un richiamo alle antiche tradizioni, andando però all’origine della parola, che deriva dal latino “religo” e “religo” significa, mettere vicine le cose lontane. Intento dell’artista è quindi, colmare una distanza tra ciò che è terreno è ciò che non lo è, associando concetti religiosi alla natura umana, alla sua intimità, insistendo sull’emozione e sul lato compassionevole, sulla capacità di aprirsi e accogliere l’altro, caratteristiche e virtù che spesso l’uomo dimentica di possedere.

La serie “HOME” è composta da dieci oggetti, dieci tabernacoli contemporanei, privati della loro funzione religiosa, e reinterpretati in forma di piccole casette. Nella tradizione ebraica e cristiana la parola tabernacolo, significa infatti, il luogo della casa di Dio sulla terra, ma è un termine che sta anche ad indicare le edicole votive che proteggono un’immagine sacra. In questo progetto l’artista ha raccolto elementi rinvenuti in casa, e che sono entrati in qualche modo in rapporto con le persone, assemblandoli, uno ad uno, a piccole case in calce, un materiale bianco e con proprietà disinfettanti. Il concetto di abitazione e ambiente domestico è una costante dell’intero lavoro “HOME”, dalla scelta del titolo, ai riferimenti sacri, ai materiali utilizzati per la realizzazione. Cimeli casalinghi, catalogati e raccolti, in una sorta di bacheca dei ricordi, protetti, messi al sicuro, così come vengono protette le immagini sacre nelle edicole votive, e purificati dalla calce, come a voler isolare quei ritrovamenti, ripulendoli e rendendoli immuni da qualsiasi influenza e minaccia negativa. Ricordo è anche sinonimo di traccia o cicatrice, la ferita presente in uno dei tabernacoli è un varco aperto, un’impronta che celebra quanto sia importante cadere per poi rialzarsi, forse più forti di prima. Oppure è un rimando alllusivo all’organo genitale femminile, da cui poter nascere e rinascere. Un punto di partenza e ricognizione, poichè se tutto è finito, si può ricominciare.


“EX VOTO”
è un lavoro composto da una base di calce, rappresentante il ritaglio di uno sguardo di una figura ieratica di stampo bizantino, dal quale fuoriescono dei fiori secchi, che sorreggono a loro volta una targa, che ricorda le targhette poste sulla porta di casa, riportanti il cognome di chi ci abita, sulla quale è incisa la parola “Ascoltati”.

Ex voto è una locuzione latina derivata dall’ellissi di ex voto suscepto, “secondo la promessa fatta”, e indica una formula apposta su oggetti offerti nei santuari per ringraziare il destinatario del dono (Dio, la Madonna, un santo) di aver esaudito una preghiera​. Per cui anche in questo lavoro c’è un riferimento all’iconografia sacra, ma come nei tabernacoli, l’intento dell’artista è di trasferire quei messaggi di stampo religioso, quindi distanti dall’uomo, a qualcosa di più concreto, più vicino alla natura umana. L’artista come un pellegrino segue le evocazioni dei percorsi dei fedeli che per secoli hanno visitato i santuari, e arriva a riconoscere anche nella società odierna delle invocazioni di grazia e dei segni di riconoscenza verso il trascendente. Ma questo lavoro non è un dono per un miracolo ricevuto, bensì un invito a ricercare il divino nella propria coscienza, riflettendo sul senso della vita e della sofferenza dell’umanità, e individuando un piccolo germoglio di speranza per un futuro diverso, un germoglio rappresentato dai fiori secchi, appartenenti alla specie Daucus Carota L., conosciuta per le sue proprietà salutari. Il piccolo “Ex Voto” diventa, allora, anche uno scudo di devota dedizione, un segreto altarino, votato non a una fede cattolica né pagana, ma a un sentimento popolare profondamente umano e di stringente attualità che in quest’opera diventa, al tempo stesso, energica metafora ed elevazione spirituale.

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“ASSENZE” è un’installazione composta da candele realizzate in cemento. In ambito cristiano, le candele rappresentano in genere la «luce di Dio», o più precisamente la «luce di Cristo». Nel progetto di Cosola, essendo candele di cemento e sprovviste di stoppino, risultano impossibili da smaltire o da sciogliere. Grossi blocchi di cemento di forma cilindrica che rappresentano, per la loro consistenza, l’ostinazione con cui l’uomo costruisce le proprie effimere certezze e la propria irremovibile ostinazione anche dinanzi a un errore.
Il cemento ci rimanda inoltre al materiale con cui sono costruite le nostre case, i nostri ponti: l’artista ha infatti lavorato a questo progetto, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. “Assenze” descrive l’accaduto e l’aridità dell’animo umano, è il simbolo di un paese in declino, nel quale le mancate reazioni, l’assenza di responsabilità rispecchiano l’andamento di un territorio che non è più in grado di rimettersi in gioco dopo una grande tragedia.
Il cemento armato, materiale feticcio della modernità, nell’opera è l’elemento utilizzato affinchè non ci si dimentichi non solo della tragedia, ma che il fare umano è imperfetto. Il disegno dell’ex voto, riportato sulla superficie di ognuna delle candele,​ trasforma l’opera in una specie di memoriale o in un cenotafio, una tomba vuota, dove ogni candela rappresenta una vita spezzata. Ma è anche un invito a immedesimarsi nelle vittime, a provare empatia, a considerare l’evento come un episodio che ci riguarda da vicino, e non come un caso isolato, ma universale e che quindi, rappresenta tutte le tragedie: Il terremoto de L’Aquila dieci anni fa, poi Amatrice, ora Genova.

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“LOADING” è una serie in videoloop costituita da ritratti appartenenti a diverse persone. Le immagini, volutamente sfocate, descrivono, anche grazie alla sovrapposizione del cerchio tipico del caricamento delle pagine internet, l’ostinazione con cui l’utente attende, ad esempio che un’immagine si carichi, sottraendo del tempo alla vita e alle cose reali, semplicemente per soddisfare una propria semplice ed effimera curiosità.
Lo sfondo chiaro e la figura scura di questi ritratti, rimandano immediatamente alle antiche icone russe, che avevano spesso fondi dorati e la figura della Madonna col bambino dipinta con colori più scuri. I ritratti di questo video diventano allora, icone del nostro tempo, immagini sacre del mondo contemporaneo, venerate e adorate da tutti, seppur in maniera inconsapevole. Anche la continua allitterazione del cerchio, sovrimpresso sulle immagini, ci riporta alla forma delle aureole attorno alla testa dei santi, ma anche all’idea che il cerchio è la rappresentazione di concetti tra i più difficili da cogliere per la mente umana: l’Infinito e l’eternità. Il tempo che detraiamo, infatti, alla realtà è un tempo costellato da infinite possibilità e opportunità concrete e anche più creative, rispetto a quelle offerte dal web. L’artista, attraverso questo lavoro, vuole dunque esortare al distacco dall’attesa di qualcosa che è vano e futile, restituendoci immagini fuori fuoco, perennemente congelate nella fase di caricamento.

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Le opere di Cosola esprimono, seppur con delicatezza e senza far troppo rumore, una spiritualità che trascende le religioni, testimoniano l’esperienza di chi ha prelevato campioni della propria cultura religiosa e ora la osserva con distacco, consapevole del fatto che non si può convincere nessuno della realtà dello spirito. E’ necessario, per poter comprendere la sua poetica, interpretarla come un esercizio personale e costante per l’anima, una palestra per la propria coscienza. Come diceva Munch “Un’opera d’arte proviene direttamente dall’interiorità dell’uomo”, questo senso metaforico conferisce alla sua arte un ruolo: essa diventa confessione ma anche strumento di cambiamento del mondo. E’ come un pellegrinaggio interiore volto a riflettere, ascoltarsi e trovare una libera voce per esprimere l’anelito verso la pienezza della propria esistenza.

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