LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: PROGETTO PANICO

Intervista di Gianluca Clerici

Il Progetto Panico torna con un quarto disco dal titolo emblematico “Universo n.6” con la produzione di Alessandro Fiori. Torna il pop spesso sintetico, spesso digitale, torna la canzone quotidiana che in questo ascolto di 9 inediti diviene anche decisamente punk come a voler confermare questa tendenza che ora si ha di riferirsi sempre di più a questo modo di vivere la musica. Perché il punk è un modo di vivere prima che di suonare. Il Progetto Panico canta con istinto e rivoluzione, canta e fa incetta di tutto ciò che è vero. Ecco: è un disco vero sicuramente. Le consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo voi qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Per una band emergente fare le cose in totale libertà, dunque per se stessi, è piuttosto facile. Se inizi ad accettare compromessi quando non hai particolari pressioni, magari il tuo mestiere non è la musica, ma il venditore di aspirapolveri, con tutto il rispetto per le aspirapolveri. Questo per dire che non puoi pensare la musica già come prodotto per campare, anche perché non funziona. Prima meglio pensare agli accordi messi bene, poi a vendere il pacchetto nel modo migliore possibile. E oggi l’unico modo per guadagnare è avere una platea molto ampia, follower, visibilità… con i concerti fatti bene, diventa difficile.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi dareste la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
La crisi c’è stata per il supporto fisico… In verità alcuni dati dicono che sul digitale da qualche anno i ricavati tornano a crescere. Nessuno, le major per prime, sono state in grado di prevedere l’incredibile rivoluzione dell’avvento del digitale, facendo battaglie (perse) contro la pirateria e, dati i costi di produzione bassi, facendo uscire spazzatura. Sulla crisi culturale, senza dover tirar fuori Pasolini e la tirannia della società dei consumi, direi che viviamo in una realtà piena di stimoli che vedono nella nascita dei social media una nuova forma di massificazione informe, caotica e probabilmente fuori controllo. La musica sta lì sullo sfondo, che fa da colonna sonora ad intermittenza, esce per un attimo e poi ritorna nel magma. E sfugge ancora alle regole del mercato delle major. Basti pensare ad artisti fino a qualche anno fa seduti sugli allori, che ora si fanno scrivere canzoni da cantautori indie… Nel futuro forse il mercato discografico implodera’ perché ognuno sarà in grado di comporre con uno smartphone la propria colonna sonora personalizzata. Di chi sarà la colpa o il merito, non lo so.

Secondo voi l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Dipende, se è libera, né l’una né l’altra. Oggi come ieri perlopiù per vendere un giornate tende a colmare la domanda. Una volta trovato il suo pubblico, il gioco è fatto. Educare il pubblico mi sa tanto da Minculpop.

Con il Progetto Panico di “Universo n.6” si rivive quel suono randagio di un Punk antico di qualche generazione. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
I nostri riferimenti non sono rivolti al passato, il punk per noi vale quanto la musica di Ligeti. Il senso lo trova in questo caso nel piacere di collaborare con Alessandro Fiori, produttore artistico lontano dalle nostre consuete sonorità, il senso è uscire dalla confort zone del già fatto.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che vi viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Nessuna, le difficoltà sono altrove.

E se aveste modo di risolvere questo problema, pensate che basti?
Vedi sopra.

Finito il concerto del Progetto Panico: secondo voi il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Io continuerei a farli ballare, King Kunta di Kendrick Lamar.

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