LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: DANIELE MENEGHIN

Intervista di Gianluca Clerici

Cantautore acqua e sapone andrebbe probabilmente definito, uno che la musica la fa suonare semplice e dal semplice cerca di tirar fuori se stesso. Daniele Menghin pubblica “Animali,Uomini & Occasioni”, un quarto album che vede la preziosa collaborazione di Osvaldo Di Dio e della sua band. Sono 14 inediti dal gusto limpido in cui i testi agganciano il comun-pensare e ne fanno bandiera estetica per un disco che scorre leggero, anche dentro messaggi sociali decisamente importanti. E dunque cadono a pennello le consuete domande sociali di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Ti dico la verità, non ho mai pensato che la musica diventasse il mio lavoro, tanto è vero che ho iniziato a lavorare proprio per poter fare musica. Ho sempre voluto fare i dischi, ma ho anche sempre sentito il bisogno di farli con i miei mezzi. Non riuscirei a fare solo musica, a me piace molto il mio lavoro che mi da molte soddisfazioni. Lo scrivere canzoni è un bisogno fisico che ho, è una necessità, è un modo per raccontare il mio mondo, è parte del mio mondo e finché ne sentirò il bisogno non smetterò di certo.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Il mondo è un organismo in continua evoluzione, e l’evoluzione è cambiamento. Il disco era un buon veicolo per diffondere la musica, adesso ce ne sono altri, che portano con sé pregi e difetti. Non ci sono colpe viviamo il nostro tempo e dire che una volta era meglio è solo nostalgia della giovinezza, non è certo verità assoluta. Penso che ognuno di noi deve prendere il meglio dal tempo che vive, e che, come dice sempre mio padre… “bisogna fare meglio che si può! con quello che si ha!”.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
L’informazione al giorno d’oggi è più presente e pressante che mai. Ha una diffusione così capillare che si, penso insegua il pubblico ma da anche la possibilità al pubblico di avere mille finestre aperte. Siamo talmente abituati ormai a tutti questi stimoli che penso che non ci da neanche più fastidio e ci facciamo inseguire ed educare volentieri.

La canzone di Daniele Meneghin è canzone d’autore, di matrice pop quando alla forma classica si aggiunge una ricerca, personale e inopinabile. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Come ti dicevo prima per me la canzone è un bisogno, è un’espressione di quello che so, a livello musicale e intellettuale. Non do molto peso a quello che mi circonda, anche se sono sicuramente anche un fruitore della musica che è nel mercato. Quindi magari ne sono influenzato ma perché la assorbo non perché la analizzo. In fin dei conti non credo di cercare qualcosa, ma scrivo di quello che ho trovato.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Innovarsi rimanendo se stessi.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Penso che la chiave della vita stessa sia riuscire a non autoannoiarsi! E già sarebbe un bel passo!

Finito il concerto di Daniele Meneghin: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Sicuramente una bella selezione di canzoni di artisti Veneti, da i Belumat ai Pitura Freska !

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