LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MEDICAMENTOSA

Intervista di Gianluca Clerici

Un nuovo progetto per Bruno Mari che si fa conoscere come Medicamentosa e questo loop torna ciclico nella lisergica e ipnotica “Etopoiesi”. Ci sono momenti di questo EP che lui titola “Flood” in cui si sente l’acqua arrivare al volto e all’istinto. L’immersione di terre, i mari che riprendono spazio e concetti di dissoluzione ma anche di passato e riflessioni, uno sguardo ai luoghi tra brani psichedelici e altri sospesi in uno scenario post-atomico. Solo musica dai computer e qualcosa che l’arte ed il genio raccoglie dal caso. Consuete e puntuali le domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
A mio parere il confine è il capire il proprio ruolo all’interno dell’ambito musicale e capire che la fama non è strettamente essenziale per poter vivere di musica. Scegliere una strada a un certo punto diventa importante per poter vivere di musica. Fare il musicista è un lavoro molto impegnativo e richiede molto tempo e molte risorse mentali. E anche una certa onestà. In più se si fa musica non destinata a un largo pubblico bisogna fare in modo di crearsi un percorso e una mappa “lavorativi” che ti portino anche una stabilità economica. È un discorso complesso ma interessante.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Non credo ci siano particolari colpe, tranne forse quella di un pubblico sempre meno attento e “ambizioso”. La fruizione musicale è cambiata moltissimo e anche la possibilità di fare musica e ciò comporta una saturazione di informazione che porta a galla quasi solo le banalità e le cose di facile ascolto. Ma è abbastanza normale. Quel che è peggio è che il mercato sia così importante nell’universo culturale. Il mondo delle sponsorizzazioni, dei numeri e della competitività asfissiante nella musica mi dà la nausea, sinceramente.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Di base chi ci crede ancora scrive ciò che gli interessa, e molti sono ancora così. Nel mainstream però è sempre l’informazione che insegue il pubblico e porta a galla meccanismi sporchi di moda.

Matrici digitali di dipinti lisergici. Ecco la musica sensoriale di Medicamentosa. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
La mia musica si arrende al mercato nel momento in cui voglio far ballare. Quello è il mio modo di cedermi al pubblico, a ciò che vuole o che vorrebbe. Ma è anche un mio piacere personale. L’altrove lo trovo invece ogni volta che faccio una scelta musicale determinata dalla mia estetica, dalla mia follia e la ricerca di qualcosa di nuovo o di diverso. È una strada che a volte mi sento di dover ridirigere. Ma il viaggio è per prima cosa mio. Se gli ascoltatori riescono ad entrarvici lì avviene la magia, ma altrimenti il viaggio rimane comunque, personalmente.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Sentirsi apprezzati, soddisfatti. Personalmente, è una cosa che mi tormenta. Per quanto possa esserci chi ti riconosce del talento o una creazione degna di nota, vuoi sempre di più, ti sembra di non avere nulla.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Non credo ci sia un modo per risolvere questo problema che in fondo è ciò che ci può dar la spinta a fare sempre meglio. Risolverlo significherebbe rinunciare ad avere un pubblico, scegliere altro. E servirebbe ad avere una vita tranquilla, diversa.

Finito il concerto di Medicamentosa: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
Finito il concerto sarà un momento molto carico, continuerei a ballare con qualcosa tipo i Mauskovic Dance Band

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