LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: ANDREA DONZELLA

Intervista di Gianluca Clerici

Andrea Donzella non è c erto nuovo alle dinamiche della musica e a tutti suoi assurdi paradossi. Ed è quasi un voler segnare a fuoco le origini di un tempo, gli anni ’70 principalmente, in cui la musica era cultura ed era vita quotidiana. Tra le sfumature possibile parleremo di Rock e di Prog ma anche di quello che poi diventerà la bella melodia, il bel canto, il pop italiano. A pillole, misurate dal gusto e dall’esperienza, arriva il primo disco di Andrea Donzella. Certo, siamo di fronte a stilemi che ormai sono distanti troppo dal comun sentire, però in qualche misura è sempre affascinante ritrovare le radici melodiche della canzone leggera italiana, la stessa che impiegava poco e niente ad accogliere derive e tangenti prese in prestito dal sogno americano. Ecco le consuete domande di Just Kids Socieyt per Andrea Donzella:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Condivido il tuo pensiero, credo che vivere di Musica sia una cosa meravigliosa, ma che dietro questa ci sia un insidia pericolosa: cioè quella di creare Musica dettata da scadenze contrattuali e non affidandosi esclusivamente alla propria ispirazione. Ma, per quanto mi riguarda, fare le due cose insieme sarebbe la scelta più appagante.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Per quanto riguarda il disco, molto è dipeso da internet ,ma tutti sappiamo che internet è stato creato dall’uomo, di conseguenza ogni uomo nel proprio settore dovrebbe dare un suo contributo e che la tecnologia fosse di supporto alla musica e a tutto ciò che è cultura e che non sia una Nemica.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Credo esistano entrambi i casi.

La musica di Andrea Donzella ci riporta indietro quando il rock si faceva melodico e i brani narravano emozioni di vita in soluzioni spesso anche orchestrali. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Andrea Donzella scrive canzoni, e le sue ispirazioni sono libere da logiche di mercato, (premesso che,” ben venga il mercato a patto che questo non stravolga le idee dell’Artista”), tutto il progetto è nato con una chiara identità legata alla musica anni 70/80, amo la musica di quegli anni e nella vita quando fai le cose per amore hai già trovato il senso.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Promuovere un album per assurdo non centra nulla con lo scrivere canzoni. Di contro, se non lo fai, diventa difficile arrivare alla gente.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
In un certo senso voi già mi state aiutando a risolverlo e ve ne sono molto grato ,che poi questo basti lo dirà il tempo.

Finito il concerto di Andrea Donzella: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“The Power of Love” dei Frankie Goes to Hollywood

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