LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: GIUSEPPE NOVELLI

Intervista di Gianluca Clerici

Giuseppe Novelli come colleghi illustrissimi, da Mimmo Locasciulli fino ad arrivare a Paolo Conte o Jannacci. Professionisti nella vita “normale, Artisti in quella privata che poi diviene pubblica. Certamente i paragoni sono spropositati ma il concetto resta e ne resta anche l’eleganza e l’onestà intellettuale. Giuseppe Novelli, medico, cantautore, al suo nuovo disco pubblicato da Interbeat Records, parla di vita sognata, voluta, inseguita, scivolata dal cuore e dai pensieri… “Alti e colorati” è sinonimo di energia e di voglia di arrivare. Ma la sua non è presunzione quando pulizia spirituale, semplicità e bel pop rock leggero d’autore. A lui le nostre consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Fare musica è una passione, fino a quando rimane tale puoi anche “rischiare” di trasformarla in lavoro. Il lavoro però ha regole ben precise che a volte non lasciano spazio alla passione. Si tratta di avere la maturità di accettare i piccoli compromessi del lavoro senza perdere il mordente della passione. Molti illustri cantautori ci sono riusciti e nel corso della loro carriera non hanno perso la passione, dimostrandolo con opere sempre più evolute e sentite. Mi ispiro a loro.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Secondo me non è questione di colpa. Pubblico-mercato-radio e magazine siamo NOI, che cerchiamo prodotti preconfezionati, predigeriti, panini dal sapore che già conosci, prima di addentarli. Abbiamo una rinnovata paura ancestrale dell’ignoto che ci spinge ad accettare qualsiasi cosa purchè “sicura”. E ci affanniamo a standardizzare, a preconfezionare, anziché spingerci oltre quello che conosciamo, perché abbiamo paura di fallire. La crisi c’è ed è più che culturale, è globale ed identitaria. Chi se ne rende conto ha il dovere di contrastarla con i fatti.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
Mi piacerebbe poter affidare all’informazione un ruolo educativo ma purtroppo oggi l’informazione È il pubblico. Se l’obiettivo di chi scrive fosse quello di informare liberamente allora andrebbe bene, ma l’obiettivo dello scrittore è quello di fare numeri, allora si deve adattare a vendere un prodotto che il pubblico vuole. In questo modo passa da professionista con un ruolo sociale ad inutile volano di un’ entropia di consumi. In questa logica del “consumo senza sostanza”, il pubblico che parla di se stesso è la formula vincente. Purtroppo oggi l’informazione è quasi sempre il pubblico stesso. Non voglio con questo dire che non ci siano ottimi giornalisti ma che in nome del poco tempo o del profitto forse si fanno troppi compromessi.

Giuseppe Novelli narra storie di vita e di speranze, di bellezza e di semplicità in questo disco dal gusto pop d’autore, quello raffinato e quello senza trasgressioni inutili. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
È un disco che si ispira a situazioni normali e che ha l’ambizione di diffondersi, ovviamente. Mi piacerebbe che questo disco PROVOCASSE il mercato piuttosto che subirlo. Pensa che bello se si tornasse a parlare delle canzoni e del loro significato, di cosa rappresentano per ognuno di noi! Pensa che bello se prima di scoprire dettagli inutili da gossip della vita privata di un artista si parlasse delle sue opere! Pensa che bello se guardassimo più in faccia le persone e meno i vetri dei telefonini!

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
La mia personale difficoltà è il tempo…

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Come la goccia sulla roccia…

Finito il concerto di Giuseppe Novelli: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“Goodnight Elizabeth” dei Counting Crows, “Non dovete badare al cantante” di Ligabue, “Un aeroplano a vela” di Gianmaria Testa, “Roma spogliata” di Barbarossa oppure “Strade di Francia” Di Silvestri

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