LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: BEPPE DETTORI

Intervista di Gianluca Clerici

Singolare storia quella che culla in se questo disco. Un lavoro che il grande Beppe Dettori, in collaborazione artistica con Giorgio Secco, decise di realizzare sul finire degli anni ’90 ma tutto rimase fermo in un cassetto. Esce oggi, a 20 anni di distanza: si intitola “@90” ed è testimonianza di una storia che non poteva rimanere inascoltata. Un disco di grande rock d’autore e di delicatezza compositiva che ovviamente non solo richiama ma ci regala proprio una fotografia di quel periodo, di quei suoni, di quelle abitudini. Beppe Dettori è firma di qualità e garanzia, di gusto e di scritture pulite. Ad un grande artista come lui non possiamo non rivolgergli le consuete domande di Just Kids Society:

Fare musica per lavoro o per se stessi. Tutti puntiamo il dito alle seconda ma poi tutti vorremmo che diventasse anche la prima. Secondo te qual è il confine che divide le due facce di questa medaglia?
Una semplice parola, forse due: passione e amore incondizionato.

Crisi del disco e crisi culturale. A chi daresti la colpa? Al pubblico, al mercato, alle radio o ai magazine?
Sono abituato ad assumermi le colpe piuttosto che attribuirle a qualcosa o qualcuno. Perciò da fatalista quale sono, doveva accadere tutto questo. Crisi del disco non viaggia sullo stesso binario della crisi culturale. Una si alimenta del commercio l’altra del sociale. Certo più benessere esiste e più facile è il fluire della cultura. Ma è più facile “seguire” l’oscurità che la luce. La luce è Fatica e sacrificio. L’oscurità è gratis subito pronta all’uso. Senza fatica.

Secondo te l’informazione insegue il pubblico oppure è l’informazione che cerca in qualche modo di educare il suo pubblico?
DOMANDONA… Non so se sono in grado di rispondere, forse neanche il buon Marzullo…penso che L’informazione consista nel riportare i fatti senza pensare a che pubblico ci si rivolge per “condurlo”, chissà dove, poi? E qui si potrebbero aprire discorsi su complottismo, degrado, quarto mondo, malapolitica, malasanità, assenza e astinenza culturale. Ma servirebbe a qualcosa? Forse a renderci più frustrati di come siamo già? Forse si! Perciò glisserei.

Un disco congelato per quasi 20 anni e che oggi riprende vita. Il grande pop di matrice soul e blues di Beppe Dettori. In qualche modo si arrende al mercato oppure cerca altrove un senso? E dove?
Cerca la sopravvivenza. Uno scoglio sul quale appoggiarsi nell’oceano di musica che abbonda nei devices e nella quotidianità culturale. E ha voglia di essere protagonista in concerti e showcase, nelle radio in tv e nei social. Ovunque ci venisse concesso il privilegio di Esistere musicalmente.
Ho per fortuna anche altri progetti non congelati da 20anni, che porto avanti con soddisfazioni immense ed ho portato in recente passato come i Tazenda (dal 2006 al 2012) vendendo oltre 150.000 mila copie. E poi progetti teatrali e sperimentazioni vocali continuano ad arricchire la mia consapevolezza di Utilizzatore e protagonista nella musica e nella didattica.

In poche parole…di getto anzi…la prima cosa che ti viene in mente: la vera grande difficoltà di questo mestiere?
Assenza di idee e passione. La noia.

E se avessi modo di risolvere questo problema, pensi che basti?
Si.

Finito il concerto di Beppe Dettori: secondo te il fonico, per salutare il pubblico, che musica di sottofondo dovrebbe mandare?
“Sky Blue” di Peter Gabriel e di seguito “MUSTMUST” di Nusrat Fateh Alì Khan.

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