INTERVISTE: NEWDRESS, IL NUOVO DISCO

Intervista di Gianluca Clerici

Parliamo di new wave, parliamo di quel sint-pop che attinge spesso alle sfumature internazionali, maggiormente inglesi, dai Muse alle più alchemiche scene italiane. E poi la trasgressione fatta glamour di tematiche che spesso scottano con quella sensibilità metaforica di renderle canzoni. Il nuovissimo disco dei NEWDRESS è un bel sentire di 10 inediti dal titolo “LEIcontroLEI”, canzoni che si dipanano attorno alla storia di donne di grande statura che hanno fatto grandi cose (alcune meravigliose ed altre tremende) e che a loro modo hanno segnato (o stanno segnando come nel caso di Greta Thumberg) un passaggio per la nostra attualità. Estetica e swobiz, ma anche storia e cronaca quotidiana. Arrangiamenti finissimi che, soprattutto in singoli come “Vacanza Dark” creano dinamiche davvero intriganti. In rete il nuovissimo video dai temi scottanti, tra sessualità ed emancipazione.

cover NEWDRESS

Torna la musica dei Newdress. Mi lancio in una prima impressione: che sia diretta più verso un gusto “germanico” che “americano”? Ho forte in bocca il retrogusto di dischi sperimentali di Krautrock…
Risponde Stefano
Hai ragione, i nostri rifeirmenti soprattutto per la musica sono la new wave britannica e l’elettronica tedesca, per le parti ritmiche abbiamo puntato su cadenze semplici e rigorose che rendono il tutto più ballabile,
per quanto sperimentali gli americani hanno sempre delle radici blues e classic rock che non ci sono mai piaciute, troppo scontate.

Un’altra grande impressione, a proposito di etichette: George Micheal? Un nome che torna nel vostro immaginario in qualche modo? Prendo anche palesemente spunto dal nuovissimo video “Pallida”…
Risponde Stefano
Avendo studiato canto per un pò di anni mi è capitato di ascoltarlo anche con un orecchio attento alla tecnica e ti devo dire che lo amo molto, sia come immagine che come cantante, preciso, espressivo e anche nel pop, mai banale. Come look effettivamente siamo simili (barba ecc.) ovviamente lui aveva uno stile e un modo di porsi veramente ineguagliabile, nel video di Pallida ho provato ad essere più sciolto e guardandolo effettivamente il paragone calza!

Vi lancio un assist per un’analisi… elettronica e pop: due mondi per niente paralleli. La new wave di oggi è sempre più computerizzata…
Risponde Stefano
Diciamo che la tecnologia oggi ci aiuta a ridurre tempi, costi e a portare in giro uno spettacolo di ottima qualità contenendo i costi. In passato giravamo con sintetizzatori, batteria rack trigger, uno sforzo immenso che con i cachet di oggi non sarebbero sostenibili.
Ora live ci portiamo anche le luci e tutto sta sul furgone. Anche in studio per ragigungere la qualità sonora di oggi una volta avremmo passato mesi a registrare e sperimentare, oggi è tutto più semplice, per questo sembrano tutti fenomeni!
Certo la tenoclogia aiuta, ma standardizza tutto e spesso tutto sembra uguale, noi abbiamo sempre cercato di andare controcorrente senza rincorrere il suono che va, ma quello adatto ai nostri brani.
In passato comunque la new wave ( non il post-punk) hanno sempre avuto una forte componente elettronica infatti molti gruppi non avevano il batterista ( CCCP – SISTERS OF MERCY) e i dischi venivano realizzati con le drum machine ( I PRIMI DEI LITFIBA) proprio per poter inserire tanta elettronica e aver eun suono più pulito e di impatto. Ricordiamoci che una volta era quella la musica da discoteca!! Più un pezzo aveva tiro ed era ballabile più girava.
Oggi tanti artisti pop che una volta avevano grandi musicisti per realizzare il disco si affidano ad un producer che fa tutto con un computer, anche loro ormai hanno poco budget e tempi stretti, più che una scelta è un compromesso necessario.

Proprio oggi la dichiarazione di Pete Townshend degli Who in cui leggiamo che “il Rock trainato dalle chitarre elettriche ormai è finito”. Diteci la vostra…
Risponde Stefano
Io amo la chitarra ma non i chitarristi!! 🙂 Non riescono a non suonare e lasciare un brano vuoto per più di 15 secondi…
Per anni è stato lo strumento fondamentale per fare musica, negli anni 90 da tastierista era difficile, due chitarre e via, grandi assoli, tecnica smisurata, poi la gente si è annoiata e ha virato sul groove e sul fatto che un brano
potesse funzionare anche in un dj set rock, quindi meno assoli, pezzi più brevi e diretti.
Io amo le chitarre semplici e personali, Robert Smith ha creato un mondo con la sua chitarra, Martin Gore ha caratterizzato brani bellisimi con poche note, credo che la chitarra sia ancora importantissima ma ora è a servizio del brano e non più il centro della canzone, quindi meno sovraincisioni, e meno chitarre.

Un disco dedicato alle grandi figure femminili. Come mai questa scelta?
Risponde Jordan
Quando scrivo le canzoni ho necessariamente bisogno di un input che mi aiuti nella fase creativa e cerco sempre di avere un filo conduttore che poi diventa il tema del concept, in quest’epoca moderna dove ancora spesso e volentieri la donna è bistrattata, sottomessa, derisa ho deciso di celebrarla andando controcorrente, da qui nasce la scelta di focalizzarmi per questo disco sul mondo femminile, narrando le gesta di alcune delle donne più significative della storia.

E per chiudere il titolo del disco: chi sono queste “lei” che si fronteggiano?
Risponde Jordan
Ho comunque scelto di parlare di donne “positive” o “negative” quindi non necessariamente di buoni esempi da seguire, dalla serial killer Cianciulli alla partigiana Joyce, così come nella vita di tutti i giorni abbiamo a che fare con donne “buone” o “cattive”, sono le nostre madri, le nostre mogli, figlie, sorelle o amiche.
Narro quindi di figure storiche senza escludere un confronto narrativo con le moderne vocazioni del gentil sesso.

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