#JUSTKIDSREADING: Il palazzo delle lacrime di Paolo Grugni

Fa sempre un certo effetto leggere un libro scritto in prima persona, perché, da lettore, “rischi” di immergerti troppo nella storia e di provare sensazioni ed emozioni che non avresti voluto provare. Tanto più quando si è consapevoli che la storia che stai leggendo è reale, che i personaggi che incontri lungo il racconto sono veri, che il protagonista, che parla in prima persona, è stato realmente partecipe degli avvenimenti narrati. E questo avviene soprattutto quando la scrittura è così mozzafiato, incalzante e avvincente come lo è quella di Paolo Grugni, che, con il suo ritmo a volte sostenuto, altre volte più rilassato, è riuscito perfettamente nell’intento di dare vita a un’esperienza di vita vissuta che, altrimenti, sarebbe andata perduta. Con il romanzo Il palazzo delle lacrime, Grugni ha voluto raccontare la storia di Martin Krause, pseudonimo di un uomo che ha lavorato come agente del controspionaggio nella Stasi nel periodo in cui il Muro svettava imponente su Berlino, dividendo in due non soltanto la città, ma la Germania intera. Per farlo, si è avvalso della testimonianza della figlia di quest’uomo, figlio di genitori italiani, trasferitisi in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale nell’area di competenza dell’Unione Sovietica. Di fondamentale importanza, inoltre, si è rivelato essere anche il diario che l’agente stesso ha tenuto nel periodo che va dal 1976 al 1977, a cui raccontava le sue vicende, soprattutto lavorative, come fosse un amico fedele e silenzioso, capace di custodire per sempre un segreto. Dando voce a Martin Krause, l’autore restituisce la dignità, dissoltasi nel tempo, di tutti coloro che hanno dovuto subire la manipolazione della coscienza messa in atto dai potenti, la deviazione del pensiero e la privazione della propria libertà, accettando passivamente di essere trattati come semplici pedine nelle mani di coloro che detenevano il potere in quegli anni, che venivano spostate seguendo delle tattiche che convenivano solamente a loro per portare a compimento un gioco di poteri complesso e intricato, inspiegabile per la gente comune. Mette inoltre in luce la lenta presa di coscienza della necessità di fuggire da un sistema socio-politico che costringeva i cittadini a vivere in un prigione a cielo aperto, senza la ben che minima possibilità di evadere o di vedere la fine di questa pena terribile. Man mano che procede nella ricerca della verità nelle indagini sulla morte di una ragazza che gli sono state affidate, Krause si rende conto di quanto gli interessi politici avevano pervaso la società in cui viveva, di quanto, in realtà, le persone non fossero altro che strumenti per arrivare a scopi politi, e di quanto, negli anni che seguivano la fine della Seconda Guerra Mondiale, lui si sia fatto plagiare la mente, inibendo qualsiasi capacità di pensiero libero da preconcetti.

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Il romanzo di Paolo Grugni fa riflettere molto: fa cogliere perfettamente, anche a noi che leggiamo queste vicende a distanza di più di quarant’anni da quando sono state vissute, la situazione difficile, talvolta inumana, che la gente tedesca ha dovuto sopportare negli anni del Muro; fa sentire, in lontananza, le grida di rabbia, i pianti sommessi, le parole sussurrate di tutte quelle persone che hanno visto la propria famiglia dividersi da un ammasso di mattoni che in realtà aveva un significato ben più ampio di un semplice cumulo di materiale; la miseria che caratterizzava le esistenze di coloro che abitavano nella Berlino Est e la falsa ed effimera agiatezza di cui, invece, godevano gli abitanti della Berlino Ovest. E attraverso le parole del maggiore Krause possiamo capire quanto i politici e le alte cariche dello Stato fossero corrotti, come ragazzi e ragazze, per disperazione, si facessero coinvolgere in giri di prostituzione o traffici di droga; come, in realtà, essere scomodo ai potenti può compromettere per sempre la propria vita, come nel momento in cui il maggiore scopre che dietro la morte della ragazza si cela il comunismo tedesco e, capendo che la pista da seguire proseguiva verso la Berlino Ovest, è stato costretto a interrompere le ricerche e sollevato dall’incarico. La ribellione di Martin nel continuare le ricerche per scoprire la verità, la sua volontà di trovare a tutti i costi l’assassino, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, mostra come pensare con la propria testa e proseguire per la propria strada, quando questa è quella retta, sia sintomo di intelligenza e giustizia. Marcello Oddo

Paolo Grugni foto due

Contatti
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Link di vendita
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Titolo: Il palazzo delle lacrime
Autore: Paolo Grugni
Genere: noir
Casa editrice: Laurana Editore
Pagine: 304
Prezzo: 16,90 €

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