#JUSTKIDSREADING: Intervista a Marco Ponzi, autore del romanzo “L’accento sulla A”.

Marco Ponzi è nato a Milano nel 1976. Pubblica: “Perché diffidare degli assistenti di volo” (Greco&Greco, 2011), “Rifiuti d’autore – fa ridere, fa orrore, fa sesso” (Self publishing, 2015), “Raccolta indifferenziata” (Self publishing, 2017) e “L’accento sulla A” (Edizioni Il Foglio, 2019). Ha inoltre pubblicato diversi racconti e poesie in antologie letterarie, ha collaborato come vignettista per la rivista Danae Magazine e ha partecipato a mostre collettive con i suoi dipinti, sculture e fotografie.

A cura di Leonardo Biccari

«Di cosa parla il tuo ultimo romanzo L’accento sulla A?».

L’Accento sulla A racconta della vicenda di una bambina nata con una malformazione che tutti ritengono scabrosa, oscena. La malformazione è visibile e la bambina viene “reclusa” e oppressa, in primis dai genitori che, nonostante l’avessero tanto desiderata, di fronte al “problema”, si vergognano di lei. La storia procede con la bambina che cresce sentendosi sempre obbligata a nascondersi, discriminata, punita e sfruttata solo per il fatto di avere una particolarità che respinge e, allo stesso tempo, attrae le persone. La protagonista Felicita dovrà affrontare momenti molto difficili e fare scelte discutibili ma solo per liberarsi di quella prigione in cui si è trovata sin dalla nascita; vuole autodeterminarsi accettando se stessa e volgendo al positivo la “disgrazia” che le è capitata. Attraverso innumerevoli vicende riuscirà a trovare se stessa, l’amore, gestire rapporti umani difficili e crearne di altri, oltre a godere dei frutti dei suoi sforzi. E’ un romanzo di formazione con sfumature erotiche e toni drammatici ma il tema portante è l’amore. L’amore che spinge le persone a migliorarsi per aiutare se stesse e gli altri. 

«L’accento sulla A: qual è il significato del titolo del tuo romanzo?».

Il significato del titolo verrà svelato alla fine ma posso anticipare che l’accento è quel gesto, quel segno che ognuno di noi dovrebbe mettere nella scrittura della propria vita. Serve energia per raggiungere i propri obiettivi e, a volte, serve marcare, con i gesti, le proprie azioni. L’accento esalta i gesti che noi vorremmo rendere visibili agli altri o anche a noi stessi, li rafforza e li rende convincenti. La nostra epoca è fatta di paure e timori ma anche di immotivate esagerazioni. E’ un’abilità anche saper porre l’accento nel posto giusto perché, oggi come oggi, ogni cosa può essere amplificata, nel bene e nel male, con conseguenze inimmaginabili. Nel caso specifico del mio libro, l’accento sulla A è quel che manca alla protagonista, ciò che insegue per tutta la sua vicenda e che verrà svelato nell’ultima pagina.

«Quali sono i temi più importanti trattati nella tua opera?».

Sono tantissimi e trattati, a volte, in maniera necessariamente cruda, a volte più poeticamente.

Il libro è denso di tematiche quali il rapporto genitori-figli, l’educazione, la sessualità, l’amore, la religiosità, la laicità, la malattia, l’autodeterminazione, l’accettazione di sé, il suicidio, l’arte, la realizzazione di sé, la diversità, la discriminazione e molti altri. Il romanzo è complesso e articolato ma tutti questi aspetti riguardano principalmente una persona, la protagonista.

«Ci racconti cosa ha ispirato e come hai gestito la caratterizzazione di Felicita Gavazeni, la protagonista del tuo romanzo?».

L’ispirazione ha origine da un fatto personale, per certi aspetti comico, che non posso rivelare; da lì è nata l’idea che poi ha preso vita prima facendo nascere Felicita, donna affetta da una malformazione scabrosa, poi facendo nascere tutti i personaggi che le ruotavano attorno. Felicita e la sua malattia sono il fulcro attorno al quale gravitano tutti gli altri personaggi e che sono andati via via caratterizzandosi quasi autonomamente perché non potevano che essere così. Ho voluto che Felicita fosse una donna che potesse essere d’esempio alle donne di oggi, non tanto nelle scelte personali, quanto nella determinazione nel ribellarsi a certi condizionamenti maschilisti e della società in generale. Ho voluto, e non so se ci sono riuscito, cercare di essere femminista per dare il mio contributo di uomo all’altra metà del mondo che quasi sempre dimostra più equilibrio e saggezza di noi uomini, a tutti i livelli.

«Perché è importante leggere L’accento sulla A? Vorresti condividere con noi una citazione all’opera che ti sta particolarmente a cuore?».

Ritengo importante leggere questo mio libro per più motivi. Innanzitutto per le tematiche trattate attraverso uno svolgimento insolito, talvolta bizzarro, altre volte molto intrigante e misterioso. Sono stato molto sincero con me stesso e con il lettore tanto che alcuni passaggi sono molto crudi e non risparmiano il realismo disperato di alcune condizioni umane.  Il romanzo mette a nudo temi che spesso l’editoria mainstream di narrativa sfiora, secondo me, con troppa delicatezza adottando soluzioni espressive che possano disturbare il meno possibile chi legge, togliendo però autenticità alla scrittura. Io ho fatto il contrario: non mi sono curato troppo di quel che potrebbe pensare il lettore perché sono certo che percepirà l’onestà del mio intento. Il libro non è classificabile in un genere preciso: non è solo erotico, non è solo drammatico, non è solo un romanzo di formazione perché abbraccia i vari stadi di una vita. Ho fatto in modo che tutti potessero riconoscersi nei vari personaggi, chi più chi meno, sia intimamente sia nei comportamenti meno privati perché mi preme che il messaggio di fondo arrivi a tutti, senza ipocrisie e falsi moralismi. Vorrei condividere l’ultima parte del primo capitolo: “Sui comò, sulle credenze e su altri mobili, si potevano osservare cimeli del passato artistico di Felicita, ma erano perlopiù nascosti. Parti di abbigliamento rimanevano occultate negli armadi, alcune foto, le più mostrabili, la ritraevano nei suoi anni di giovinezza con poco indosso. Non che se ne fosse dovuta vergognare adesso, ma nessuno può essere orgoglioso di ogni singola ora della sua esistenza; quest’ultima può essere forse definita compiuta e soddisfacente nella sua totalità, ma nelle proprie singolarità, le ombre, a volte, prevalgono sulle luci, e così capitò anche a Felicita. Sempre se di ombre si può parlare e se le si intende come cose negative. Perché è vero che alcuni tipi di ombre servono per mettere in risalto alcuni tipi di luce.”

«Quali sono i tuoi autori di riferimento? E quali sono le opere che, leggendole, ti hanno cambiato la vita?».

Il mio autore di riferimento è José Saramago e le opere che mi hanno, non dico cambiato la vita ma istradato su un cammino letterario di un certo tipo sono, ad esempio, La fattoria degli animali e 1984 di Orwell, Fahrenheit 451 di Bradbury, Il signore delle mosche di Golding e numerosissimi classici come La lettera scarlatta, Moll Flanders, Robinson Crusoe, La statua di sale, Canne al vento, Forte come la morte, Terese Raquin e moltissimi altri, italiani ed esteri.

«Sei già a lavoro su un nuovo romanzo? Puoi darci qualche anticipazione?».

Sì, sto scrivendo il seguito e si tratta di un romanzo dai toni misteriosi e psicologici che si ricollega alla protagonista de L’accento sulla A e a un personaggio già presente in un mio libro che non trova editore ma che ho già fatto comparire in un paio di racconti e che sta partecipando a sua volta a un concorso letterario (sì, il personaggio sta partecipando a un concorso letterario). Lo so, è contorto, ma di più non posso rivelare.

Titolo: L’accento sulla A
Autore: Marco Ponzi
Genere: Narrativa contemporanea
Casa Editrice: Edizioni Il Foglio
Pagine: 390
Prezzo: 18,00€
Codice ISBN: 978-88-760-67-976

Contatti
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