LAS NENAS ENTREVISTAN: MARCO CONZI

Per la rubrica Las nenas entrevistan incontriamo il chitarrista Marco Conzi

Ciao Marco, benvenuto nella nostra rubrica!

Noi siamo Elena & Stefy, las nenas di Just Kids Magazine. Per noi è un grande piacere intervistarti, ti abbiamo scoperto leggendo il tuo bellissimo libro intitolato La chitarra e la luce, avventure spagnole di un musico errante. Sei un chitarrista italiano e vivi da alcuni anni in Spagna. Per chi non avesse ancora letto il libro, ci racconti come nasce la tua passione per la musica, in particolare per la chitarra? Ti definisci un musico errante?

La mia passione per la chitarra iniziò verso gli undici anni, quando i miei genitori, stanchi di sentirmi pizzicare una chitarrina giocattolo, mi regalarono per Natale una chitarra vera. Incominciai subito a prendere lezioni private, poi, l’anno successivo entrai in Conservatorio e lí sbocció il mio amore per la musica, soprattutto per quella che avevo nascosta dentro di me. Dopo circa cinque anni (parallelamente frequentavo la Facoltá di Lettere e Filosofia), mi trasferii a Firenze per completare i miei studi, sia musicali che letterari, ma i miei viaggi erano appena incominciati… Dopo due anni tornai a vivere a Genova, mentre ero iscritto al Conservatorio di Verona! Poi mi avvicinai ancora un po’, spostandomi al Conservatorio di La Spezia per diplomarmi finalmente a Genova nel 1986. Nel 1993 rifeci le valigie e viaggiai fino a Cordoba per conoscere la chitarra flamenca. E qui, dopo molti anni ancora di andate e ritorni, mi sono fermato.

Vivendo in Spagna, com’è fare musica lì? Ci sono differenze con l’Italia?

Per quanto riguarda la musica in Italia e in Spagna, posso solo parlare di Cordoba e dell’ Andalusia, che è la regione dove vivo.  Qui la musica popolare, il flamenco, è molto presente, tanto da mettere in ombra, almeno per quello che riguarda la chitarra, la musica classica. Forse, in generale, potrei dire che a Cordoba ci sono meno occasioni per ascoltare musica classica che a Genova, però mi sembra che le cose stiano cambiando anche qui.

Come la Spagna ha influenzato la tua personalità di chitarrista?

La Spagna mi ha influenzato moltissimo nell’aspetto chitarristico, sia dal punto di vista esecutivo che compositivo: infatti dopo il mio incontro con la Spagna e l’Andalusia in particolare, la mia musica si è vestita di sonoritá tipiche della chitarra flamenca.

Qual è per te il momento o il luogo ideale per scrivere una canzone?

Il mio luogo ideale per comporre deve essere appartato e solitario: o la stanza dove studio abitualmente o, per esempio, la Calle de las Flores, dove suonavo per i turisti e dove spesso c’era un silenzio meraviglioso che ha ispirato molte mie composizioni.

Nel 2016 hai pubblicato l’album Calle de las Flores. Ci racconti come è nato? Dove lo hai registrato? Chi ha collaborato alla sua realizzazione?

È nato nella Calle de las Flores, tra un gruppo di turisti e l’altro, o in certi pomeriggi d’inverno, deserti, sempre nello stesso posto, con l’unica compagnia dell’acqua della piccola fontana. Invece è stato registrato in Italia, a Camogli, nello studio Tabasco, con l’aiuto indispensabile dell’amico Bruno Costa.

Ci ha incuriosito il titolo di una tua canzone presente nell’album: “Elena”. Chi è Elena? Quando è stata scritta?

Elena era allora una ragazza molto giovane (oramai si avvicina ai cinquant’anni!) a cui volevo molto bene. Il pezzo a lei dedicato è molto malinconico, direi che è stato scritto dopo la fine della nostra storia.

Hai incontrato il re del flamenco Paco De Lucia come da te raccontato nel tuo libro: “Io entrai con il mio amico Alessandro Basevi e mi misi in ginocchio davanti al re Paco, che scoppiò a ridere. Mi ricordo di un portacenere pieno di mozziconi e di un pezzo di pane nero“. Ci parli di questo incontro? Dove ti trovavi precisamente?

Questo incontro avvenne dopo un suo concerto, il 28 novembre del 1989, nell’unico grande teatro esistente allora a Genova, il Margherita, oggi purtroppo trasformato in grandi magazzini Coin.  Ero molto emozionato quando entrai nel suo camerino e come spesso mi accade quando sono in difficoltà, cerco di risolvere la situazione con una battuta o uno scherzo. Cosí non trovai di meglio che mettermi in ginocchio: la scenetta risultó divertente e anche il grande Paco apprezzó con una bella risata!

Hai pubblicato il libro intitolato La chitarra e la luce, avventure di un musico errante. Quando è nata in te l’idea di scrivere un libro? Tre motivi per cui i lettori (e anche i chitarristi) di Just Kids Magazine devono leggerlo?

L’idea di scrivere un libro viene da molto lontano, fin dal mio primo incontro con la Spagna nel 1976, perché giá in quel primo viaggio la mia vita si era spalancata alla libertá e quell’avvenimento meritava di essere ricordato. I lettori di Just Kids Magazine devono leggere il mio libro perché è tenero, ingenuo e scritto con il cuore.

Il 27 luglio 2021 hai partecipato al Festival In una notte d’estate di Genova, dove ti sei esibito insieme al chitarrista Fabio De Lorenzo e alla cantante Letizia Panarello. Ci racconti la serata?

La serata del 27 luglio, in piazza S.Matteo, è stata molto piacevole per tutti, per noi tre sul palcoscenico e anche per il pubblico, molto numeroso. La maggior parte dei presenti erano persone che non mi vedevano da almeno due anni, causa covid, se non molti di piú e io ho sentito l’affetto e l’amicizia che mi circondavano. Si aggiunga che anche con i musicisti che mi accompagnavano c’era un legame molto forte perché Letizia, la cantante, è un’amica di tutta la vita e Fabio, il giovane concertista di chitarra, è stato mio alunno nelle scuole medie, in una situazione ambientale molto difficile, impossibile da dimenticare.

Hai suonato in diversi luoghi anche in Luanda, capitale dell’Angola e in una chiesa di un quartiere molto povero hai dovuto improvvisare, cantando con tutta la tua voce qualunque canzone che ti passasse per la testa. Ci parli di questa esperienza?

Quella di Luanda è stata l’esperienza piú forte di tutta la mia vita, artística e non solo e di questo devo ringraziare la chitarra e la musica. Non mi ero mai trovato in un paese dove il colore della pelle “diverso” fosse il mio, il bianco. Mi sentivo molto a disagio e pensavo a tutte quelle donne e a tutti quegli uomini di colore che vivono tra di noi , nel nostro mondo. Quello che mi ha sconvolto è stato l’impatto con una realtá cosí tremendamente povera e devastata dalla guerra. Questa esperienza mi ha cambiato per sempre.

Cos’è per te il flamenco?

Il flamenco é l’anima piú profonda, piú autentica e piú bella dell’Andalusia.

Per chi volesse trasferirsi in Spagna e in particolare in Andalusia, ma non trova il coraggio di lasciare l’Italia, cosa consiglieresti?

Il mio consiglio é di non preoccuparsi troppo. Mio nonno diceva: “Male non fare, paura non avere”. Anche nelle difficoltá piú grandi, se ti comporti correttamente e onestamente, troverai sempre chi ti aiuta.

Ci anticipi qualche progetto futuro?

Presentare un libro all’anno, nella mia cittá, Genova, in piazza S.Matteo, in compagnia della mia chitarra e dei miei amici.

Il tuo motto?

“Oltre le nuvole c’é sempre il sole”.

Contatti:

Canneto Editore (per info sul libro di Marco Conzi)

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