LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: LUCIANO MACCHIA CROONER

Intervista di Gianluca Clerici

Nuova stagione qui al salotto virtuale di Just Kids Society. Come sempre nuove domande e nuovi confronti su temi sociali e su nuove normalità. Iniziamo con Luciano Macchia Crooner, trombonista di lunghissimo corso e anche grande tessitore di collaborazioni e idee. E questo nuovo disco, da perfetto crooner noir in totale contraddizione con il solo estivo della sua Basilicata che vien fuori sfacciatamente dentro ogni piega delle sue canzoni, parla di origini, suona di ska e si impreziosisce di quella fusion propriamente detta. E noi a lui, che di società e di musica ne ha vissuta tanta, giriamo quelle che saranno le nuove consuete domande per il salottino di Just Kids Society…

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
All’orizzonte vedo gente che vuole divertisti, ed io sono sempre pronto. Lo ritengo abbastanza irrilevante … ma credo che la direzione si verso un suono digitale… un suono digitale suonato da un musicista in carne ed ossa come si considera? Per me non è importante il mezzo di espressione nell’arte, è molto più rilevante l’estro e la “follia” di chi lo utilizza.

I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
La musica del futuro mi piacerebbe che sia suonata, da qualsiasi strumento e in qualsiasi forma, basta che fatta con il cuore e non con il marketing.

La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
Per fortuna, non sono soltanto crooner ma anche trombonista…. Quest’anno e sopratutto questa estate sono riuscito a fare tanti concerti. Penso che pian piano ritorneremo alla “normalità” che sicuramente sarà mutata, tutto cambia, figuriamoci dopo un “evento” mondiale che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo.

Ed è il momento di parlare di questo nuovo progetto di Luciano Macchia Crooner. L’estate, l’infanzia, l’ispirazione che in qualche modo nasce anch’essa dalle restrizioni di questo tempo. E poi il tutto confluisce dentro un disco suonato, di grandi radici classiche… come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Penso che la musica leggera digitale ci obbliga alla capacità di sintesi, e per me non è un male, anzi… ovviamente ognuno poi riassume il meglio di se stesso…

E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Spotify è un’azienda nata per fatturare, quindi penso che badi solo a ciò e non al benessere economico dei musicisti. Chi avrebbe avuto la forza di contrastarlo si è adeguato ( le più grandi etichette discografiche) o ha richiesto benefit solo per il loro interesse economico. Poi ci sono tutte le società di raccolta dei diritti dei compositori , che penso non siano proprio pervenute nell’affrontare di petto la situazione.
Come me lo spiego, che il potere economico vince… ma la musica dal vivo è un’altra cosa!

Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
Purtroppo non è possibile pensare ad una uscita discografica senza marketing…. Anche perché siamo sommersi dal marketing, credo anche per gli stuzzicadenti ci siano campagne di marketing 🙂
L’arte dovrebbe essere sempre espressione artistica di un individuo, sincera ed onesta … ma sicuramente non svincolata dal marketing ….altrimenti si rischia l’oblio, completo, parziale, o il ripescaggio a fine carriera 🙂

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Luciano Macchia Crooner, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
“Vesti la giubba”, la famosa aria di Ruggero Leoncavallo dell’opera “Pagliacci”.

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