LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: FRED BRANCA

Intervista di Gianluca Clerici

Eccolo Fred Branca al suo esordio personale. Molte le critiche positive che porta a casa questo collage di generi e di ispirazioni, come fosse una tavolozza variopinta di astrattismi e imprevedibilità. Il tutto condito con sottile “follia” decisamente romantica. Si intitola “Romantico punk” questo lavoro che ovviamente attinge come tutti alla verità dell’uomo ed è ovvio che non potevamo esimerci dal rivolgergli le nostre consuete domande di rito… di vita vissuta, di verità e di pubblica relazione.

Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le 
letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si 
vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
No è già un miscuglio dei due e la direzione è quella, si usano apparecchiature al limite dei due mondi per esempio nei synth modulari. Si è creato ormai un ponte tra l’analogico e il digitale da cui non si ritorna più indietro e questo apre mondi sonori incredibili secondo me. Di integrazione degli strumenti più old school con sequencing e macchine varie. Io stesso ho messo su il trio con Agostino Macor e Francesco Andreotti e sto tornando prepotentemente al jazz elettronica che poi è quello che mi è sempre piaciuto fare.


I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. 
Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale 
stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di 
singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora 
dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe 
giusta per la musica del futuro?

Ma guarda l’attualità è proprio essere a cavallo di futuro e passato in tutti le arti e da sempre. E vale tutt’ora. Per me nel futuro prossimo ci sarà proprio la ricerca di questo equilibrio. Poi il giusto non esiste in musica, anzi bisognerebbe sempre ragionare tenendo a mente la frase “ ma dove sta scritto che devo farlo così” o almeno questo è quello che tento di ripetermi. Però sta cosa dei singoli a me non dispiace, effettivamente ti permette di lavorare su un brano alla volta in maniera più focalizzata e più eclettica tra l’altro.


La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è 
divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per 
interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo 
abituando alle nuove normalità?
No vabbè dai non abituiamoci a questa situazione infernale per l’essere umano! Non esiste nulla come la performance live sia in musica che in teatro o in generale, come non esiste nulla di meglio della vita vera. Se vedete gente che si abitua (e io ne vedo) datele un pugno per favore, un pugno emotivo eh, fateli ragionare…ahahaha!

Ed è il momento di parlare di questo primo disco di Fred Branca. Un 
lavoro di cantautore dove la vita viene snocciolata tra sensazioni e 
personaggi, ma anche dentro le tante maschere che indossiamo, non solo 
quelle che sfoggi tu per la scena di copertina. Dunque ti chiedo: come 
si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera 
digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Eh non lo so spero come un calcio nell’anima, come diceva il mio amico Marw. E secondo me bisogna andare ancora più nella sperimentazione per scuotere prima di tutto se stessi e poi magari anche gli altri da sta maledetta apatia che è un po’ la malattia di questi anni. E poi nel mondo non c’è mica solo la musica leggera, e ci sono grandi artisti “veri” e sinceri che fanno musica incredibile, basta un attimo guardare al mondo invece che solo alla nostra piccola provincia, pensare in grande infondo non costa nulla ahahaha.


E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine 
vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non 
sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Si ma infatti è per questo che il live non può perdere importanza anche a livello di mestiere della musica. Per quanto riguarda il web, vabbè li entra in gioco la semplice ambizione, si cerca un po’ conferma nei numeri, però daiu poi chi suona per davvero con la cazzim si riconosce sempre. Però guarda è una questione evolutiva, è il momento della musica, a livello di storia umana non c’è mai stata così tanta musica, io per me a campare esclusivamente di questo ci ho rinunciato di recente, l’ho fatto per anni, ma è molto stressante e adesso c’è veramente affollamento. Però bisogna anche saper stare nell’epoca in cui si nasce questa è la sfida.



Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come 
elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un 
individuo?

Purtroppo credo la prima, ma per me la seconda rimane l’unica strada. E guarda non sto adesso neanche a far la morale, davvero non ce ne bisogno ci penserà la storia a spazzare via le finzioni. Basta fare pace con se stessi e fare musica per un fine più alto al di la della notorietà, che come diceva Bowie serve solo a farti avere un buon tavolo al ristorante.


A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di 
Fred Branca, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
The Temptation – “Ain’t no proud to beg” !! Così il dj ci entra sopra facile facile e si continua a ballare ahahaha!

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