Intervista di Gianluca Cleri
Il rap torna sempre prepotente nelle scuole di pensiero della nuova scena indie italiana. Si torna sempre di più a citare gli anni ’90, l’America dei ghetti, quel certo modo di sentirti periferici e di fare critica sociale. Si torna sempre più a sfogare se stessi, la propria verità, il proprio sentire la vita. E tutto questo, istintivo e “Immaturo”, è proprio l’esordio discografico di DORALE, moniker di Alessandro Fiorenzoli che esce con un lavoro firmato dalla OLD SKUUL Records ricco di pathos e umanità nonostante il bit digitale. A lui le nostre consuete domande di Just Kids Society.
Iniziamo sempre questa rubrica pensando al futuro. Futuro ben oltre le letterature di Orwell e dei film di fantascienza. Che tipo di futuro si vede oltre l’orizzonte? Il suono tornerà ad essere analogico o digitale?
Questa è una domanda alla quale è molto difficile rispondere, credo che bisogni avere molta esperienza per rispondere.
Fondamentalmente però quello che posso affermare è che questo argomento è molto soggettivo, e che entrambe le metodologie hanno dei vantaggi e degli svantaggi, per esempio il metodo digitale sotto certi punti di vista può essere di qualità inferiore(anche se con la tecnologia alla quale siamo arrivati questo non è più così vero),ma d’altro canto sicuramente più veloce e alla portata di più persone.
I dischi ormai hanno smesso di avere anche una forma fisica. Paradossalmente torna il vinile. Ormai anche il disco in quanto tale stenta ad esistere in luogo dei santi Ep o addirittura soltanto di singoli. Anche in questo c’è un ritorno al passato. Restiamo ancora dentro al futuro: che forma avrà la musica o meglio: che forma sarebbe giusta per la musica del futuro?
Io sono un amante delle copie fisiche perché a mio parere il disco o il vinile in se riesce a suscitare delle emozioni semplicemente venendo toccato. Ovviamente d’altro canto subentra un discorso economico e di semplicità. Oggi viviamo nel mondo delle cose “a portata di mano” e per questo motivo la gente è spinta a usufruire delle piattaforme di streaming digitale ,per la semplicità è la velocità con la quale si possono reperire informazioni o banalmente ascoltare canzoni. Oggi stanno tornando in effetti di “moda” i vinili, ma purtroppo solamente artisti già affermati possono produrli per il costo elevato di stampa.
La pandemia ha trasposto il live dentro incontri digitali. Il suono è divenuto digitale anche in questo senso… ormai si suona anche per interposto cellulare. Si tornerà al contatto fisico o ci stiamo abituando alle nuove normalità?
A questa domanda voglio rispondere in maniera schietta, nonostante sia appena iniziato il mio percorso musicale, il rapporto che si può avere con il pubblico durante un live non è minimamente paragonabile a quello che si può instaurare sui social che sono piattaforme utilissime per una rapida diffusione di informazioni che purtroppo non rispecchiano mai il messaggio che realmente si vuole trasmettere. Questo però non si applica solamente alla musica ma alla nostra quotidianità.
“Immaturo” è un disco liquido, di ferro, di notte, metropolitana ai margini, amori adolescenziali ed emancipazione. Tanta anche la critica sociale che si fa dall’alto di una lirica libera di esprimersi. Il rap porta con se anche questo dovere. Nel tempo però dell’estetica facile, secondo te, questo disco come si inserisce dentro una scena ampiamente devota alla musica leggera digitale, immediata e quasi sempre densa di contenuti superficiali?
Il mio disco è pieno di cliché, critiche, satira non è sempre facile far capire alle persone qual è il vero messaggio che si vuole esprimere, e la semplicità nel farsi capire è un abilita che va coltivata. Spero vivamente che i messaggi contenuti nei miei brani siano abbastanza ben costruiti da essere capiti. Purtroppo come anticipavo prima la nostra è una società molto veloce, rapida nutrita dai social, dov’è poche persone si fermano a riflettere e analizzare in questo caso i contenuti delle canzoni.
E poi tutti finiamo su Spotify. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Naturalmente Spotify per l’idea con la quale è stata concepita è una piattaforma che tende a sminuire il lavoro che vi è dietro ad un brano musicale, ma è anche uno dei pochi mezzi grazie ai quali gli artisti alle prime armi come me riescono a farsi conoscere e ascoltare.
Dunque apparenza o esistenza? Cos’è prioritario oggi? La musica come elemento di marketing pubblicitario o come espressione artistica di un individuo?
La musica deve sempre derivare da un bisogno di esprimersi, deve essere reale e sentita, il marketing deve invece riguardare semplicemente il secondo step ovvero quello che permette il diffondersi.
A mio parere è meglio fare una brutta canzone ma esplicativa del proprio essere che una canzone nata solo per piacere.
A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di DORALE, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Sicuramente “Montecarlo”, essendo il pezzo più divertente e critico del mio album.