LE INTERVISTE DI JUST KIDS SOCIETY: MATTEO ROVATTI

Intervista di Gianluca Cleric

Certamente da un artista così navigato ci saremmo attesi risposte ben più corpose e stimolanti. Non amiamo molto le frasi spot ma ci accontentiamo anche di questo. Matteo Rovatti sforna un Ep di inediti e ci sembra tanto che sia un tempo buono il suo per fare un “resoconto” di un percorso di produzioni in bilico tra quel gusto leggero del glam pop molto figlio di una dance anni ’80 e un modo di pensare anche alla lirica moderna, alle forme digitali e all’impegno. Perché oltre al cuore, è la vita di tutti i giorni che impegna l’ascolto di “Cado nei tuoi occhi”. Dunque cadono a fagiolo anche le nostre consuete domande di Just Kids Society:

Questa stagione di Just Kids Society vuol parlare di futuro. Una cosa incerta sotto tanti punti di vista. Parliamo del suono tanto per cominciare. Ormai i computer hanno invaso ogni cosa. Si tornerà a suonare la musica o si penserà sempre più a come comporla assemblando format pre-costituiti?
Spero proprio che la musica guardi al futuro senza dimenticare il passato e gli artisti compongano ciò che sentono e non quanto sentito da altri.

Sempre più spesso il mondo digitale poi ha invaso anche la forma del disco. Ormai si parla di Ep, di singoli. Di opere one-shot dal tempo limitato. Qualcuno parla di jingle come forma del futuro. E dunque? Se da una parte c’è maggiore diffusione, dall’altra c’è maggiore facilità di produzione. Dunque… chiunque può fare un disco. Un bene o un male?
Tutti devono avere la possibilità di potersi esprimere e condividere le proprie emozioni.

La pandemia ha ispirato e condizionato molta parte dell’arte di questo tempo. Ma sempre più spesso gli artisti inneggiano ad un ritorno a cose antiche, ataviche, quasi preistoriche come certe abitudini, come un certo modo analogico di fruire la musica. Insomma, ha senso pensare che nel futuro si torni a vivere come nel passato?
Il cerchio si delinia con un inizio ed un ritorno per completarsi. Tutto torna da dove è venuto. Il passato è quanto ha fatto di noi chi siamo e quindi tornerà sempre nel futuro.

https://www.youtube.com/watch?v=PHpWLZyQQqU

Ed è il momento di scendere dentro questo disco. “Cado nei tuoi occhi” somiglia molto a qualcosa di romantico ma dentro ci leggiamo moltissima (e salvifica lasciatelo dire) critica alla vita quotidiana di oggi. Secondo te, attraverso anche questi suoni digitali e alle forme molto in linea con i tempi moderni, sarà capace di rivolgersi anche alle generazioni future?
“Cado nei tuoi occhi” racconta della notte in cui vidi per la prima volta gli occhi di mia moglie alla quale l’ho dedicata. Occhi che hanno cambiato per sempre la mia vita. Sottolineando quanto sia fondamentale lasciarsi guidare dalle proprie emozioni per vivere intensamente la propria vita e mi auguro che possa essere motivo di ispirazione anche per i giovani. La necessità di lasciarsi guidare dall’amore per essere guidati ad amare.

Anche in questa stagione riproponiamo una domanda che sinceramente non passerà mai di moda anche se le statistiche un poco stanno dando ragione a tanti come noi. Parliamo tanto di lavoro ma alla fine vogliamo finire in un contenitore in cui la musica diviene gratuita. E Spotify è uno di questi. Non sembra un paradosso? Come lo si spiega?
Il mio desiderio è quello di condividere il mio messaggio con più persone possibile. Tutti devono avere l’opportunità di potere ascoltare.

Siamo nel tempo dell’apparire. Come ci si convive? Si esiste solo se postiamo cose? E se non lo facessimo?
“Melius esse quam videri” – meglio essere che sembrare – dicevano i latini. L’unica dimensione in grado di salvarci è quella che non vogliamo vedere.

A chiudere, da sempre chiediamo ai nostri ospiti: finito il concerto di Matteo Rovatti, il fonico cosa dovrebbe mandare per salutare il pubblico?
Io direi di pescare proprio “L’estate tornerà”.

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