Recensione di Gars Collireo
Quando uno si approccia a un nuovo disco dei Diaframma lo fa sempre con il rispetto reverenziale che si deve a un grande artista come Federico Fiumani. Un artista che non sto qui a ripetere cosa ha dato alla scena new-wave e rock italiana negli ultimi 30 anni (nel 2014 saranno trenta giusti giusti da quel Siberia che lanciò i Diaframma).
L’ultimo album, Preso nel vortice, segue l’acclamato e recentissimo Niente di serio. Fiumani e i Diaframma negli ultimi anni sono stati molto prolifici, tenendo una media di quasi un album l’anno. E nel frattempo – fra un disco e l’altro – live a non finire, occasioni in cui esce davvero la natura rock e sanguigna della band.
Insomma, questo stakonovismo musicale da una parte ha consentito la messa in circolo di un gran bel numero di pezzi (alcuni davvero belli), dall’altro ha abbassato la media della qualità di ogni album. E questo Preso nel vortice non è da meno. A tracce particolari e originali si alternano altre più anonime o semplicemente non riuscite. Ma andiamo per ordine.
L’album si apre con la melodica e originale ATM. A questa seguono forse i due pezzi meno orecchiabili e riusciti dell’album, Claudia mi dice e Hell’s Angel. Poi la simpatica e ammiccante Ho fondato un gruppo. I sogni in disparte è un’amabile canzone che precede la ritmata Il suono che non c’è, dove rimpiange i Television e i Marque Moon.
In ogni album c’è una traccia jolly, in questo è senza dubbio Infelicità, che segna il ritorno dei Diaframma alle origini dark e new-wave. L’amore è un ospedale per i seguaci di Fiumani suonerà troppo di già sentito. Ottovolante è dedicata a Piero Pelù, altro simbolo della scena rock toscana anni ’80, con il quale ha condiviso le esperienze iniziali (come non ricordare Amsterdam).
L’armonica de L’uomo di sfiducia insieme a un testo intelligente e ironico fa risultare la canzone una delle più apprezzabili dell’album. Le tre tracce seguenti si trascinano un po’ fino forse alla più bella di tutto il disco, Voglia di, una ballata naturistica e umana che rimanda alle atmosfere di Vaiano.
Preso nel vortice è sicuramente un buon album, ma si perde qua e là, trascinandosi un po’ nell’ultima parte. Fiumani sembra troppo distaccato, perso nell’ammirare cose un po’ troppo diverse. Tutte sembrano prese dal ciclone, tranne il cantante stesso. Seduto nell’occhio della depressione atmosferica (senza giovarne) guarda volare auto, mucche, vinili, finendo per far fare una corsa sulle montagne russe alle canzoni ma non all’ascoltatore.
Ma al di là di tutto, comunque amiamo questo disco. Lo amiamo perché Fiumani continua a mettersi in discussione. In ogni nuovo album, a ogni live. Perché i Diaframma non sono e non sono mai stati pretenziosi. Non sono spocchiosi. Non si vantano, e cavolo se avrebbero di che vantarsi! Non sono autoreferenziali, malgrado in trent’anni di carriera ne avrebbero di cose da dire su loro stessi!
Fiumani riesce a rendere una musica difficile – dai testi cantautoriali impegnati e dalle musiche in continua variazione – qualcosa di molto facile, dal suono fluido, orecchiabile e mai pesante. Scrive e canta per il gusto e l’amore di scrivere e cantare. Per esprimere se stesso. Perché è quello che sa fare meglio. E lo fa comunque alla grande. Ancora una volta.
PRESO NEL VORTICE – DIAFRAMMA
(Diaframma Records, 2013)
- ATM
- Claudia mi dice
- Hell’s Angels
- Ho fondato un gruppo
- I sogni in disparte
- Il suono che non c’è
- Infelicità
- L’amore è un ospedale
- Ottovolante (una canzone per Piero Pelù)
- L’uomo di sfiducia
- Luglio 2010
- Tutte le strade
- Venisse il sole
- Voglia di
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