INTERVISTE MULTIPLE – PARTE II: LE MURA, MARTINGALA, LA SCALA SHEPARD, FRAME

In occasione della seconda edizione del Nessun Dorma Rock Fest, il festival musicale dedicato alla musica italiana ospitato dalla città di Guidonia – Montecelio, enorme successo di pubblico e critica, che ha saputo dimostrare che c’è un cuore artistico pulsante e fervido anche nella provincia romana e non solo dentro la Capitale, abbiamo intervistato Le Mura, i Martingala, La Scala Shepard e i Frame prima delle loro rispettive ed esplosive esibizioni.

di Francesca Amodio

LE MURA

In un momento storico difficile anche per la musica, hanno ancora senso le canzoni di protesta?
Le Mura – L’importante è che non diventino musica di lamento, perché altrimenti si tratta di una musica noiosa. Noi nei testi miriamo a scatenare sempre una reazione, qualsiasi essa sia. È importante che nelle canzoni ci sia una percezione, non sempre una protesta.

Martingala – Siamo contro le canzoni usate come strumento politico, ma allo stesso tempo ogni forma d’arte, dalla poesia alla canzone quindi, è un modo di fare politica, indipendentemente dal fatto che sia quello o meno lo scopo, è inevitabile in un certo senso. Noi personalmente non scriviamo musica di protesta, in quanto ora non abbiamo la pretesa di insegnare nulla.

La Scala Shepard – La protesta alla fine è inevitabile, e ognuno la fa a suo modo. Riteniamo che sia molto utile, anche se ancora più importante l’intenzione che c’è dietro alle canzoni. È fondamentale che le intenzioni siano vere e sincere, non modaiole. È quello lo spartiacque.

Frame – Sicuramente fare musica di protesta aiuta, ma spesso la quantità e la qualità di questa dovrebbero essere più oculate e meno improvvisate, perché c’è il rischio di ridicolizzare e minimizzare il messaggio in questione. A volte è più efficace una canzone di un articolo di giornale, ma si devono saper scegliere i canali giusti.

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Quanto è difficile fare dischi e suonare in Italia?
Le Mura – Siamo senz’altro abituati a suonare tanto, quindi ci viene da dire che la cosa più difficile forse è capire chi si è artisticamente e quale sia il proprio focus. Sicuramente poi la registrazione del disco comporta delle difficoltà rispetto al live, proprio perché si deve cercare di trovare una dimensione ideale anche in quel tipo di contesto.

Martingala – Innanzitutto un grande ostacolo spesso è proprio riuscire ad arrivare ad un pubblico. Al giorno d’oggi, anche a causa dei social network, riuscire a promuovere un concerto ad esempio a volte risulta molto difficile proprio per il grandissimo sovrannumero di eventi, magari tutti concentrati nello stesso territorio, che vede difficile quindi un fenomeno di aggregazione come invece può essere un festival.

La Scala Shepard – Registrare un disco e suonare in giro, soprattutto quando si tenta di uscire fuori dalla propria appartenenza geografica, a volte si rivela difficile, ma ancora più difficile da combattere è quella specie di inerzia di un certo tipo di pubblico nei confronti della musica nuova, che non conosce. Uno scoglio alto spesso è superare questo tipo di diffidenza.

Frame – A volte capita che essere ascoltati sia lo scoglio più alto da superare, più che registrare. Non sempre nei posti in cui suoniamo abbiamo la fortuna di essere ascoltati come si deve, ma vediamo che questo non vale solo per noi, ma anche per band molto più affermate, quindi il problema è proprio di tipo culturale.

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Un artista che consigliate di ascoltare e uno che vi ha influenzati all’inizio?
Le Mura – The Black Angels. Tra le influenze comuni sicuramente Il Teatro degli Orrori.

Martingala – I Tedio. Fra i mostri sacri, gli Who.

La Scala Shepard – Simone Avincola. Tra i nomi grossi, i Nobraino.

Frame – Gli Urock. Per quanto riguarda le influenze invece facciamo fatica a dire un solo nome, proprio perché noi stessi nasciamo dall’unione dei generi e degli ascolti più disparati; questa è anche la motivazione del nostro nome: siamo un “incastro” di troppe cose solo in apparenza inconciliabili.

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